Al coro di “Palestina libera”, migliaia di napoletani hanno invaso ieri piazza Municipio per solidarizzare coi palestinesi e con i titolari e i dipendenti della Taverna Santa Chiara,
Nei giorni scorsi fatti oggetto di provocazioni verbali da una coppia di clienti Israeliani che li accusava di essere sostenitori di terroristi a causa del loro incondizionato sostegno espresso da sempre alla lotta di resistenza che il popolo Palestinese porta avanti contro il massacro subito da decenni da parte dell’esercito israeliano.
Manifestanti tutti fortemente ed incondizionatamente schierati al fianco della causa Palestinese e che ha visto in piazza anche la presenza, tra gli altri, di Padre Alex Zanotelli e del musicista napoletano Daniele Sepe.
“Io sono grato a Napoli – ha affermato Padre Zanotelli – perché quando sono arrivato ho visto questa piazza quasi piena. Per me è un miracolo. E’ quello che abbiamo cercato di portare avanti da settimane e invece adesso spontaneamente il popolo napoletano rispetto a quello che è avvenuto è sceso in piazza”.
“Io avevo 15 anni – ha dichiarato Daniele Sepe – quando ho fatto il primo concerto per la Palestina con Gian Maria Volonté e con Demetrio Stratos. Ora sono passati troppi anni da allora e sarebbe il caso che si metta fine a questa storia perché non è possibile. E’ nu’ scuorno.”
Durissima è stata la condanna politica della piazza nei confronti dell’amministrazione comunale di Napoli per non aver ancora assunto una dura presa di posizione contro il genocidio di Gaza. Chieste a gran voce le dimissioni del sindaco Gaetano Manfredi.
Omar Suleiman, rappresentante della Comunità Palestinese a Napoli, ha voluto ringraziare la città partenopea per la solidarietà espressa.
“Napoli – ha detto Suleiman – è ancora una volta in piazza per la Palestina. Quando la città di Napoli e tutti quelli che hanno la Palestina nel cuore vengono chiamati per esprimere solidarietà alla Palestina, i napoletani ci sono sempre. Oggi più che mai è necessario intensificare questi momenti di protesta perché è già tardi.
Bisognava farlo ieri per fermare il massacro e il genocidio. Ora è già tardi. La gente comincia a morire di fame e di sete dopo quasi diciotto mesi di chiusura, con mancanza di ospedali, di cibo, di medicinali e di carburante.”
Gennaro Savio
Articolo pubblicato il giorno 7 Maggio 2025 - 10:38