Gennaro Ramondino e il luogo del ritrovamento del cadavere
La Polizia di Stato ha arrestato un minorenne con l’accusa di aver ucciso Gennaro Ramondino la notte del 31 agosto scorso. Il corpo della vittima era stato trovato carbonizzato in un campo del quartiere Pianura.
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Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura per i Minorenni di Napoli, hanno ricostruito la dinamica dell’omicidio.
Il delitto sarebbe avvenuto in un sottoscala di via Comunale Napoli, un luogo comunemente utilizzato dagli spacciatori della zona.
Il minorenne, già detenuto per altri reati, avrebbe sparato a bruciapelo alla vittima, uccidendola sul colpo. Insieme ad alcuni complici, avrebbe poi nascosto il corpo in un campo dandogli fuoco e cercando di cancellare ogni traccia del crimine.
Il movente dell’omicidio sembra legato a dispute legate allo spaccio di droga e alla divisione dei proventi illeciti.
Un maggiorenne è già stato fermato nelle scorse settimane con l’accusa di aver aiutato a nascondere il corpo e le auto utilizzate per il delitto.
L’arma del delitto è stata ritrovata nascosta in un campo del quartiere Pianura.
Il corpo di Genny Ramondino era stato trovato tra le sterpaglie in via Torre Poerio, alla periferia del quartiere napoletano di Pianura, durante un intervento dei Vigili del Fuoco per un incendio: spegnendo le fiamme, i pompieri avevano rinvenuto il cadavere.
Era poi emerso che ad uccidere il ragazzo, residente a Fuorigrotta, erano stati dei colpi di pistola.
Il giovane era considerato vicino alla “nuova paranza dei bambini” di Pianura, la banda che, approfittando degli arresti che si erano abbattuti sugli altri clan, aveva guadagnato terreno soprattutto nel traffico di droga; dopo l’arresto di Santagata, però, il gruppo si sarebbe disarticolato e diversi componenti si sarebbero ricollocati avvicinandosi ai clan del territorio.
Nelle scorse settimane le indagini della Squadra Mobile della Questura di Napoli si erano concentrate su quattro persone, ritenute coinvolte, a vario titolo, nell’omicidio. Tra queste ci sarebbero i proprietari dell’abitazione in cui il ragazzo sarebbe stato ucciso.
Il 16enne aveva ammesso gli addebiti in merito alla sparatoria contro l’abitazione del pregiudicato ed era stato trasferito in Istituto di Pena Minorile, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere relativamente all’omicidio del ventenne.
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