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Maradona, una nuova perizia medica riapre il caso. Il pm: “Non è una svolta”

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La morte di Diego Armando Maradona continua a generare dibattiti e controversie. Un recente rapporto forense redatto da Pablo Ferrari, su richiesta del neurochirurgo Leopoldo Luque, uno degli imputati, apre nuove incertezze riguardo alla responsabilità degli otto operatori sanitari coinvolti nel processo in corso in Argentina.

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Il documento del medico legale sostiene che il battito cardiaco irregolare e accelerato che ha portato al decesso di Maradona potrebbe avere avuto cause naturali o essere stato influenzato dall’uso di sostanze stupefacenti, una pratica di cui la leggenda del calcio era nota per aver fatto abuso in passato. Questa tesi si contrappone alle conclusioni di una commissione medica composta da 20 esperti, precedentemente incaricata di analizzare le circostanze della morte.

L’avvocato Vadim Mischanchuk, difensore della psichiatra di Maradona, Agustina Cosachov, ha commentato ai media locali che il rapporto di Ferrari rappresenta “una svolta radicale” nel caso. Tuttavia, la Procura ha espresso critiche verso la perizia, evidenziando che è stata compilata in soli 72 ore e accusando il perito di aver ignorato quattro anni di raccolta prove a favore di un’esigua porzione di materiale presentato dalla difesa.

Gli inquirenti hanno rifiutato l’idea che il nuovo studio possa rappresentare una svolta significativa nel caso, ribadendo la loro posizione sulla base delle evidenze accumulate fino a oggi. Nonostante le controversie, il processo contro gli otto operatori sanitari, accusati di negligenza e rischianti una pena detentiva tra gli 8 e i 25 anni, è fissato per iniziare il 4 giugno.



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