Camorra, i killer uccisero prima il cane e poi Francesco Esposito o’ chiattone

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Il killer di camorra, reo confesso,  prima di uccidere la vittima designata si affrettò ad avvelenare il cane che avrebbe potuto abbaiare alla sua vista.

Uno spaccato crudele di una faida di camorra che da anni sta insanguinando le strade della zona orientale di Napoli e dei paesi vesuviani confinanti. Come nel caso di Francesco Esposito, detto ‘o chiattone referente per il clan Mazzarella a Marigliano.

Lui era originario di Piazza Marcato e nel comune Vesuviano si era alleato con il boss locale Cristiano Piezzo. E per questo che era entrato in contrasto e quindi nel mirino dell’altro capo camorra Luigi Esposito “’o sciamarro” , boss crudele e sanguinario a sua volta alleato dei nemici storici dei Mazzarella ovvero i Rinaldi del rione Villa a San Giovanni a Teduccio e il gruppo del Rione Pazzigno.

Un cold case di camorra scoperto grazie alle confessione del killer ovvero Michele Minichini della nota famiglia criminale di San Giovanni a Teduccio e poi per la testimonianza del pentito Massimo Pelliccia, parente della “pazzignana” Luisa De Stefano.

 Esposito fu ucciso la sera del 5 febbraio 2016 sotto la sua abitazione a Marigliano.

“Esposito stava suonando al citofono sul portoncino d’ingresso del condominio quando mi presentai alle sue spalle, dandogli un piccolo colpetto con la mano. Lui si girò e a quel punto gli esplosi un solo colpo di pistola che lo ferì al petto. Non sparai più perché l’arma si inceppò: era una calibro 9×21”.

    Michele Minichini lo aveva confessato- come riporta Il Roma–  in aula il 25 ottobre 2021. “L’omicidio – aveva anche spiegato  – mi è stato chiesto espressamente da Tommaso Schisa. Mi chiese il favore di colpire qualcuno che apparteneva al clan che operava a Marigliano riconducibile a Cristian Piezzo. Mi condusse alla sua abitazione, dalla cui camera da letto si vedeva bene l’edificio in cui risiedeva Esposito”. 

    Per quello omicidio sono stati notificati in carcere i provvedimenti restrittivi al boss della “44” del Rione Villa, Ciro Rinaldi, 60 anni noto come myway o alla napoletana mauè; Luigi Esposito, ‘o sciamarro 52enne di Marigliano; Luisa De Stefano, 52enne consuocera dello sciamarro e madre del pentito Tommaso Schisa, che figura tra gli organizzatori dell’omicidio e raggiunto pure lui dall’ordinanza nella sua dimora di collaboratore; Vincenza Maione detta “Enza”, 47enne parente della De Stefano e infine il killer Michele Minichini, 33 anni.

    A svelare però il movente dell’omicidio Esposito è stato il pentito Massimo Pelliccia, pure lui parente della De Stefano. Ha raccontato alla Dda, come riporta sempre Il Roma: “Fran-
    cesco Esposito aveva avuto da Cristiano Piezzo l’incarico di fare uno squillo quando Luigi Esposito lo “sciamarro” si trovasse nei pressi di casa sua, frequentando infatti la zona.

    Infatti “o chiatto” abitava al palazzo di fianco di… e doveva segnalare l’arrivo di Luigi Esposito a Raffaele Aurelio, il quale aveva l’incarico di ucciderlo insieme ad Alessandro Sposito. Luigi Esposito venne a sapere dell’agguato organizzato ai suoi danni e decise di ammazzare Francesco Esposito. Grazie all’intervento di Luisa De Stefano e Vincenza Maione prese accordi con i Rinaldi per pianificare il delitto. Per i Rinaldi agì Michele Minichini”.

    (nella foto da sinistra la vittima Francesco Esposito, Ciro Rinaldi, Luigi Esposito, Luisa De Stefano, Enza Maione e Michele Minichini)


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