LA FINALISSIMA

Coppa Libertadores, il Boca Juniors di Cavani sogna la settima nel segno di Maradona

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La ‘Settima’ del Boca Juniors o la prima del Fluminense, club carioca ricco di storia ma finora mai vincente a livello continentale? E’ questo l’interrogativo che caratterizza la finale della Coppa Libertadores in programma domani al Maracanà, che a metà sarà pieno di tifosi argentini (in 150mila hanno invaso Rio, però molti di loro dovranno accontentarsi dei megaschermi) e quindi il fattore campo avrà un peso relativo.

Finora la principale protagonista è stata la violenza, per via degli scontri, in particolare a Copacabana, fra sostenitori delle due squadre e con la polizia. A sostenere le ‘barras bravas’ del Boca, già poco tenere di loro, anche gruppi di ultrà di Flamengo e Vasco da Gama, grandi rivali dei concittadini del Fluminense e che nemmeno vogliono sentir parlare di un eventuale trionfo dei ‘tricolor’ biancorossoverdi amati da molti esponenti della comunità italiana di Rio. Ma ha un’anima italiana, anzi genovese e in parte lucana, anche il Boca che nacque nel 1905 per merito di alcuni ragazzi arrivati in Argentina dal Bel Paese.

Per tutti, i gialloblù sono la squadra del cuore di Diego Armando Maradona che qui ha giocato e vinto prima di andare al Barcellona e poi al Napoli. Proprio nell’effetto Maradona che ha caratterizzato il calcio degli undici mesi spera la squadra del tecnico Jorge Almiron e dello stagionato bomber Edinson Cavani, altro ex idolo di Napoli.

In cosa consiste questo destino finora felice nel segno dell’ex ‘Pibe de Oro’? Ha cominciato l’Argentina vincendo il titolo mondiale, terzo della sua storia, a 36 anni di stanza dall’ultimo, quello del 1986 e del gol della ‘Mano de Dios’. Ha continuato il Napoli conquistando il terzo scudetto, mentre in Spagna Barcellona e Siviglia, altri due club ‘maradoniani’ seppur per il breve volgere di due e una stagione, hanno vinto rispettivamente la Liga e l’Europa League.

Si imponesse anche il Boca, avverrebbe qualcosa di unico, anzi magico, e qualcuno in Argentina arriverebbe a dire perfino che Maradona fa i miracoli. Se poi il Boca trionfasse ai rigori stabilirebbe anche un record: nessuno finora ha conquistato una Libertadores non vincendo mai una partita nella fase a eliminazione diretta. Finora infatti il club della ‘Bomboner’ ha eliminato il Nacional Montevideo negli ottavi, il Racing Avellaneda nei quarti e il Palmeiras in semifinale sempre dopo due pareggi all’andata e al ritorno, e poi primeggiando ai rigori, quindi per merito del portiere-veterano, ex Sampdoria e Venezia, Sergio ‘Chiqui’ Romero. E’ lui il vero eroe del cammino continentale del Boca, squadra concreta ma poco spettacolare.

Delle vecchie conoscenze giocano anche nel Fluminense, e sono Marcelo che nel Real Madrid ha vinto tutto e ora spera di farlo anche in patria con il club per cui tifa “fin da quando sono nato”, e Felipe Melo che ha alle spalle una lunga storia anche italiana e la Libertadores l’ha già sollevata due anni con il Palmeiras, vincitore della finale tutta brasiliana contro il Santos.

Alla guida del ‘Flu’ c’è Fernando Diniz, che è anche il ct part time della Seleçao in attesa che arrivi Carlo Ancelotti. Ma in queste ore Diniz pensa soprattutto a recuperare John Kennedy, si chiama proprio così, talento che in una finale può risultare decisivo ma che non è in perfette condizioni fisiche. Alla fine dovrebbe farcela, e andrà a fare coppia con Cano, bomber argentino tifoso del Boca ma che questa volta cercherà di dare un grosso dispiacere alla sua squadra del cuore.



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