LA STORIA

Il calcio, passione vera di Silvio Berlusconi: creò il Milan più vincente

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Imprenditore (prima nell’edilizia, poi nella televisione, nell’editoria e nel cinema), esponente di spicco della politica nazionale e internazionale, ma anche grande appassionato ed esperto di calcio, tanto da prodursi in uno sforzo enorme per la sua ‘creatura’, il Milan. Del club rossonero Silvio Berlusconi resta il presidente più vincente nella storia. “Il Milan è la passione di tutta la mia vita – aveva confessato l’ex premier l’8 novembre del 2020 in una puntata di ‘Che tempo che fa’ – ma per me il Monza è l’attualità e il presente di cui sono molto orgoglioso”.

L’inizio di quella che per il Cav è una fantastica avventura, non priva però di forti delusioni, risale a 37 anni fa, esattamente al marzo del 1986, quando Berlusconi firma il contratto di acquisto del club e diventa il proprietario dell’AC Milan. E’ il primo passo di un cammino che avrebbe portato la società rossonera nell’Olimpo mondiale del pallone.

I numeri parlano chiaro: 29 trofei messi in bacheca in 30 anni di presidenza, al ritmo quasi di uno all’anno. Berlusconi ha l’intelligenza di scegliersi due personaggi che risulteranno decisivi per la sorte del club: Adriano Galliani per il ruolo di amministratore delegato e Ariedo Braida per quello di direttore generale. Sono loro due a portare al Milan calciatori di grande valore e tecnici di altrettanto spessore.

    Primo compito di Berlusconi è quello – da imprenditore che sa guardare lontano – di risanare i debiti, quindi ringiovanire la rosa e rilanciare il club in Italia e in Europa. Tra i primi acquisti ci sono Roberto Donadoni, centrocampista dell’Atalanta strappato alla concorrenza della Juventus, e Daniele Massaro, attaccante.

    Il nuovo Milan di Berlusconi: l’era Sacchi, i primi trionfi

    La prima stagione da presidente si chiude con il Milan al quinto posto in Serie A e la conquista del pass per la Coppa Uefa. Il 1987-88 vede il Cav affidare la panchina ad Arrigo Sacchi. In squadra arrivano Carlo Ancelotti e, dall’Olanda, Ruud Gullit e “il cigno” Marco Van Basten. Ed è subito scudetto, l’undicesimo della storia.

    La stagione successiva registra l’approdo di Frank Rijkaard, il che fa della squadra “il Milan degli olandesi”. In quella stagione, il Diavolo conquista la terza Coppa dei Campioni al Camp Nou di Barcellona umiliando 4-0 lo Steaua Bucarest. Erano trascorsi quasi vent’anni dall’ultima Coppa dalle grandi orecchie. L’annata si chiude con una Supercoppa italiana in bacheca, grazie a un 3-1 alla Sampdoria.

    L’onda vincente del Milan prosegue anche nel 1989-90: quarta Coppa dei Campioni, questa volta ai danni del Benfica per 1-0, prima Supercoppa europea contro il Barcellona e (per la seconda volta dopo il 1969-70) la Coppa Intercontinentale ai danni del Nacional Medellin. I rossoneri sono la squadra campione del mondo per club.

    L’anno seguente, i rossoneri si aggiudicano di nuovo la Supercoppa Europea, vittima la Sampdoria, e un’altra Coppa Intercontinentale contro l’Olimpia Asuncion. Dopo quattro stagioni conditi da strepitosi successi, Sacchi lascia la panchina del Milan per diventare, con il placet di Berlusconi, il commissario tecnico della Nazionale italiana.

    Il Milan di Berlusconi: l’era Capello e la quinta Champions League

    Alla guida della squadra c’è Fabio Capello, ed è di nuovo scudetto: nel 1991-92 il Milan non perde neppure una partita in campionato, segna 74 gol e porta a casa il dodicesimo scudetto. La prima amarezza arriva in campo europeo, nella nuova Champions League, con la squadra sconfitta in finale dal Marsiglia per 1-0.

    Nel 1992-93 i rossoneri conquistano il tredicesimo tricolore e la Supercoppa italiana. Nel ’93-94, Gullit ed Evani si trasferiscono alla Sampdoria e Rijkaard torna all’Ajax. Van Basten e Lentini dicono addio a causa di gravi infortuni. Arrivano Panucci e Desailly. I ricambi risultano vincenti e il Milan fa sua la quinta Champions League ad Atene, battendo in finale il favoritissimo Barcellona di Cruijff con un sonoro 4-0, doppietta di Savicevic, in gol anche Massaro e Desally. Oltre a questo titolo, i rossoneri vincono anche il terzo scudetto consecutivo e la Supercoppa italiana sul Torino, ma perdono la finale in Supercoppa europea contro il Parma e la Coppa Intercontinentale contro il San Paolo.

    Meno roboante è l’annata 1994-95, con il Milan che si aggiudica ‘solo’ la quarta Supercoppa italiana contro la Sampdoria e la Supercoppa europea contro l’Arsenal. Pesa assai la finale di Coppa Intercontinentale persa contro il Velez Sarsfield per 2-0. E soprattutto pesa il ko nella finale di Champions League contro l’Ajax che ringrazia Patrick Kluivert.

    Il club si rifarà in campionato, nel 1995-96, ultimo anno di Capello, vincendo il suo quindicesimo titolo nazionale. Gli anni che seguono, dal 1996 al 1998, non sono dei migliori. Prima Tabarez e poi i ritorni di Sacchi e Capello in panchina non portano le soddisfazioni che il presidente e i tifosi si attendono. In più ci sono gli addii al calcio di fuoriclasse del calibro come il capitano Franco Baresi e il fido compagno di difesa Mauro Tassotti. A indossare la fascia al braccio è ora Paolo Maldini.

    Nell’estate del 1998, la panchina viene affidata ad Alberto Zaccheroni, protagonista di una stagione incredibile alla guida dell’Udinese, portata al terzo posto in classifica nel 1997. E sotto la guida di Zac, il Milan vince lo scudetto numero 16 proprio nell’anno del centenario rossonero, dopo aver rimontato la Lazio in classifica.

    Il Milan di Berlusconi: l’era Ancelotti, due Champions vinte

    Nel maggio 1999, Braida e Galliani fanno il colpaccio di mercato: un accordo con la Dinamo Kiev per l’acquisto dell’attaccante ucraino Andrij Shevchenko, capocannoniere della Champions League del 1997-1998. Nel 2001 Carlo Ancelotti diventa l’allenatore del Milan. Nella stagione successiva con il tecnico emiliano in panca i rossoneri conquistano la sesta Champions League, regolando in semifinale l’Inter e vincendo la finale contro la Juventus ai rigori in quel di Manchester. Nel 2003 arriva anche la prima Coppa Italia sotto la presidenza di Berlusconi: sconfitta la Roma in finale.

    Nella stagione 2003-2004 il Milan perde la Supercoppa italiana contro la Juventus e la Coppa Intercontinentale contro il Boca Juniors, ma vince la Supercoppa europea contro il Porto. In stagione, i rossoneri non vanno oltre i quarti di finale della Champions League e in Coppa Italia vengono eliminati in semifinale dalla Lazio. Arriva, però, il 17esimo scudetto, dopo una lotta che ha visto Juve e soprattutto Roma tra le avversarie più agguerrite.

    Nel 2004-2005 il Milan vince la quinta Supercoppa italiana con un netto 3-0 sulla Lazio. Decisiva la tripletta di Shevchenko che si aggiudica anche l’edizione del Pallone d’Oro del 2004. Il 2005, però, sarà ricordato come “l’anno orribile” dai tifosi milanisti scioccati dal modo in cui sfumerà l’ennesima Champions League. Il trauma sportivo si consuma a Istanbul dove il Milan conduce 3-0 sul Liverpool alla fine del primo tempo. Ma gli inglesi recuperano lo svantaggio e ai calci di rigore trionfano.

    La stagione successiva è un fallimento totale: la squadra di Ancelotti viene eliminata nei quarti di finale di Coppa Italia dal Palermo e in semifinale di Champions dal Barcellona di Ronaldinho. Il campionato si chiude con il secondo posto e poi c’è lo scandalo ‘Calciopoli‘ che vede il Milan penalizzato di 30 punti.

    Il Milan di Berlusconi: lo scandalo Calciopoli e la rinascita

    Il Cavaliere non molla la proprietà, tiene duro, e il 2006-2007 è l’anno della rinascita. Nonostante la penalizzazione di 8 punti, i rossoneri si piazzano al quarto posto in Serie A e vincono la settima ed ultima Champions League, ancora una volta ad Atene, ai danni del Liverpool per 2-1. La sconfitta di due anni prima è vendicata. Nel 2007 Kakà vincera’ il Pallone d’Oro e sarà l’ultimo giocatore rossonero a ricevere questo premio. Nel dicembre dello stesso anno arriva un’altra vendetta rossonera: nella finale del Mondiale per Club a Tokyo, il Milan surclassa il Boca Juniors per 4-1, riscattandosi della sconfitta nel 2003. L’ultimo anno di Ancelotti si conclude con un piazzamento in Champions League. In panchina si accomoda Leonardo: una sola stagione, 2009-2010, e terzo posto in campionato.

    Nel 2010 la panchina viene affidata a Massimiliano Allegri, allenatore toscano che aveva fatto bene a Cagliari. Con gli acquisti di Robinho, Van Bommel, Cassano e Ibrahimovic, i rossoneri raggiungono la conquista del 18esimo scudetto a distanza di 7 anni dall’ultima volta, interrompendo l’egemonia dell’Inter che durava da quattro stagioni.

    Sarà l’ultimo titolo nazionale vinto dal Milan di Berlusconi. Nell’anno seguente, i rossoneri arrivano secondi, lasciano la squadra i ‘senatori’ Nesta, Zambrotta, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Van Bommel e Inzaghi. E’ la fine di un ciclo vincente. Allegri otterrà altre due qualificazioni in Champions League ma al quarto anno verrà esonerato. Al suo posto subentra Clarence Seedorf, ma da allenatore non lascia tracce dalle parti di Milanello.

    Il Milan di Berlusconi, l’ultimo trofeo e l’acquisto del Monza

    L’ultimo titolo vinto dal Milan di Berlusconi è la Supercoppa italiana del 2016 contro la Juventus. Nell’aprile del 2017 arriva il closing: il club cambia padrone, passa a una cordata cinese con a capo Yonghong Li. E’ davvero la fine di un ciclo durato 30 anni e arricchito dal ben 29 trofei.

    Ma per il Cavaliere il calcio continua a essere una grande passione. E il 28 settembre 2018 ecco la Fininvest annunciare la finalizzazione dell’acquisto del 100% della Società Sportiva Monza 1912. Ancora una volta Adriano Galliani è l’amministratore delegato del club di cui è stato tifoso sin da piccolo. Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, ne è il presidente.

    La squadra è ancora in serie C ma il Cav, nella veste di patron, fa capire di avere le idee ben chiare su quello che andrà fatto: “Pensiamo a una squadra molto giovane, tutta di italiani, ragazzi che avranno i capelli in ordine. A Monza c’è già il parrucchiere pronto. Ragazzi che non dovranno avere la barba e assolutamente non dovranno avere nessun tatuaggio. Non dovranno portare, orgogliosamente, orecchini vari”.

    Nel giugno del 2020, dopo ben 19 anni di serie C o Lega Pro, il Monza approda in Serie B. I tifosi chiedono la promozione in A, ma la squadra, nonostante l’acquisto di Mario Balotelli, a lungo fuori per infortunio, non riesce a realizzare il miracolo. Il grande, storico, sogno della massima serie si avvera due anni dopo. L’inizio di campionato è choccante: il Monza non trova la quadra e mister Stroppa, ex calciatore milanista, viene esonerato. La guida tecnica viene affidata a Raffaele Palladino, allenatore della Primavera.

    “Il nuovo mister anche su mio consiglio sta dando alla squadra una nuova impostazione sul campo, e questo è l’effetto Berlusconi”, dichiara con enfasi l’ex premier al quale i risultati danno subito ragione. Alla settima giornata, il Monza batte 1-0 la Juventus all’U-Power Stadium e incassa la prima storica vittoria in A. Al gennaio il clamoroso bis con uno 0-2 conquistato sul terreno dell’Allianz Stadium. E Berlusconi, con l’entusiasmo di un ragazzino, commenta: “Quindi, evviva, andiamo avanti con i nostri giovani, con la nostra voglia di giocare un bel calcio e di accontentare gli spettatori”.



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