Al Carcere borbonico di Avellino, DEGNO DI NOTA: 7 artisti internazionali per 7 note. Omaggio a Mario Cesa

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Musica e pittura, un binomio che si fonde nel segno del musicista e compositore irpino Mario Cesa, scomparso nel 2021 a 81 anni, che vantava esibizioni nei templi della musica mondiale, dalla Carnegie Hall di New York al Colon di Buenos Aires e il Gasteig di Monaco.

La mostra Degno di nota – 7 note per 7 artisti, che si terrà dal 21 giugno al 31 luglio 2023 nel complesso monumentale del carcere borbonico di Avellino, a cura di Rosanna De Cicco (con il sostegno della salernitana Dadart – main sponsor e il contributo della Provincia di Avellino), è una sorta di concerto pittorico che intende tradurre in linguaggio visivo gli originali spartiti di Cesa, la cui musica era conosciuta in tutto il mondo, dalla Russia alla Cina, dal Brasile al Messico, da Cuba al Canada.

Le sette note si fanno canovaccio iconografico per i sette artisti internazionali coinvolti – Alessandra Carloni, Maria D’Anna, Milot, Edoardo Rossi, Liu Ruowang, Stefania Sabatino, Michele Stanzione – e, ciascuno con il proprio stile, reinterpreta uno spartito del Maestro (i cui eredi hanno donato gli spartiti originali al Conservatorio di Musica di Avellino per studiarli e catalogarli).

    Ad ogni opera sarà destinata una singola cella, a ricreare un microcosmo esperienziale, tra musica e arte.

    Durante l’inaugurazione del 21 giugno, nell’ambito della Giornata della Musica, ci sarà l’esibizione del Balletto di Benevento di Carmen Castiello su musica di Cesa, contribuendo a fondere arte, musica, danza.

    È prevista, inoltre, la realizzazione di cartelle d’autore, ciascuna opera in nove esemplari, contenente le stampe a colori delle opere realizzate e testi critici di accompagnamento.

    Mario Cesa

    Il Maestro Cesa ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli approfondendo le problematiche legate alla composizione con Luigi Nono e quelle relative alla didattica della musica in Ungheria e Olanda. Studioso del folklore irpino ha classificato e trascritto le melodie popolari della sua terra, ma il suo interesse prevalente ha riguardato la composizione; la sua poetica si è snodata attraverso il ripristino della ritualità collettiva e nell’allusione costante ai suoni della “festa” come fenomeno tipico della cultura popolare.

    Dal 1969 ha prodotto più di cento opere che spaziano dal brano solistico all’ensemble, sino alla grande orchestra. Suoi brani sono stati eseguiti in concerti, festival e rassegne: Biennale di Venezia, Stati Uniti (New York Carnegie Hall), Spagna, Francia, Belgio, Lussemburgo, Argentina (Buenos Aires Teatro Colon), Germania (Monaco Gasteig), Cuba, Messico (Università di Puebla), Australia, Brasile, Canada, Cina oltre che trasmessi per Rai Radio Tre, Rai Uno, VRT Belga e diverse emittenti radiofoniche e televisive straniere. Famosi interpreti come Bruno Canino, Roberto Fabbriciani, Ciro Scarponi, Federico Mondelci, Carin Levine, Marco Fumo hanno in repertorio suoi lavori. Ha pubblicato per Edipan, Berben, Stradivarius, Rugginenti e Mnemes ed ha al suo attivo diversi Cd monografici e antologici con Arts, Rainbow, Edipan, Stradivarius, EMA Vinci records (di cui l’ultima sostanziale produzione in più volumi). Diverse pubblicazioni si sono occupate della sua poetica tra cui Le possibilità del molteplice di Gianvincenzo Cresta, con prefazione di Renzo Cresti.

    Dadart

    Dadart è una galleria d’arte che trae ispirazione dal Dadaismo, corrente artistica e culturale sviluppatasi a Zurigo tra il 1916 e il 1920 che stravolse le convenzioni dell’epoca, proponendo il rifiuto della ragione e della logica ed enfatizzando creatività, stravaganza e umorismo. È anche un’azienda specializzata in operazioni finanziarie nel settore dell’arte contemporanea e moderna. Si occupa, infatti, di intermediazione, vendita ed investimenti nel settore artistico.

    Ma Dadart, fondata da Daniela Diodato nel 2022, attualmente con sede a Salerno, è soprattutto un nuovo modo di concepire l’arte e il collezionismo: «Vogliamo avvicinare un pubblico giovane e meno giovane al mondo dell’arte – dichiara Diodato – e dare la possibilità a tutti, senza alcuna distinzione, non solo di poter apprezzare ma anche di possedere il bello. Si è convinti che l’arte sia riservata a un gruppo ristretto di persone, crediamo, invece, fermamente che tutti possono usufruire della bellezza”.

    Dal 2022 ad oggi ha organizzato mostre e rappresentato vari artisti: Ciro Palumbo con il docu-catalogo My Works (maggio 2022); Verità e Salvezza a Casa dei Carraresi (Treviso, giugno 2022), L’ignoto che non fa paura (Biennale Arte, Venezia 2022); libro d’artista infinito, ispirato all’omonima lirica di Giacomo Leopardi, con le poesie di Anna Marchitelli e Davide Rondoni (Ravello, maggio 2023); Alessandra Carloni con L’Eterno viaggio al Museo di Pietrarsa (Napoli, dicembre 2022); Iabo con Iabo 20th – Mostra antologica 2003-2023 al Pan Palazzo delle Arti (Napoli, dicembre 2022 – aprile 2023).

    Cenni biografici degli artisti

    Alessandra Carloni

    Nasce a Roma dove ancora oggi ha il suo studio. Fin da piccola si appassiona all’arte, la lettura dei manga e la passione per il disegno sono il primo passo di un percorso di studi iniziato all’Accademia di Belle Arti di Roma e conclusosi con la laurea in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università “La Sapienza”. Subito dopo inizia la sua attività come pittrice e street artist, ottenendo importanti riconoscimenti e premi. Le sue tele sono esposte in personali e collettive e i suoi murales decorano città in Italia e all’estero. Dalle sue opere emerge un mondo visionario, attraversato da città volanti e popolato da animali meccanici. Non mancano le suggestioni letterarie, che aiutano l’artista a immaginare e a disegnare gli abitanti e i viaggiatori di questo universo onirico.

    Maria D’Anna

    Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli col maestro Gianni Pisani. L’artista matura un’esperienza artistico/esistenziale/sociale sul tema della follia, entrando in contatto con le realtà socio-sanitarie e centri di riabilitazione psichiatrica. Lavora nel campo della videoarte e delle performance, negli ultimi anni ha elaborato la tecnica del bandage: le bende si alternano al colore in una forma di “cura”.

    Milot

    Alfred Mirashi, in arte Milot, nasce nel 1969 nel nord dell’Albania e arriva in Italia sulla barca dell’esodo nel 1991. Studia pittura a Brera, oggi viene identificato quale artista sculture di grandi opere raffiguranti chiavi, simbolo di inclusione e di dialogo tra i popoli andando al di là dei confini. Tra le varie partecipazioni a collettive e rassegne, quella alla Biennale di Venezia.

    Attualmente, a Napoli, in piazza Mercato, è esposta la sua “grande chiave”.

    Edoardo Rossi

    Nato a San Martino Sannita, lavora a Calvi. È pittore, scenografo e scultore, si è laureato presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, inizia giovanissimo a collaborare con Roberto de Simone e Peppe Barra. Ha lavorato anche all’estero in personali e collettive di forte impatto sociale, ma l’attenzione alla veracità della vita e alle tradizioni resta tra i suoi obiettivi. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

    Liu Ruowang

    Nato in Cina, vive e lavora a Pechino. Il suo cognome è il nome di San Giovanni. Nel 2005 inizia ad essere famoso in tutto il mondo: le sue opere, nella loro imponente monumentalità, forse stranianti al primo impatto, ma mai ingombranti e disturbanti, creano un effetto scenico di grande fascinazione e coinvolgimento emozionale.

    Partecipa alla biennale di Venezia nel 2015 e ritorna in Italia nel 2019 con la suggestiva installazione, in piazza Municipio a Napoli, dei cento lupi.

    Stefania Sabatino

    Artista poliedrica, pittrice, illustratrice, decorative designer e scenografo. Nel 1985 inizia il suo percorso espositivo nel padiglione campano della 54esima biennale di Venezia. Una sua opera è stata selezionata alla “mostra del libro” di Barcellona. Sempre alla ricerca di materiali e forme innovative, la sua arte si arricchisce di volta in volta di nuovi spunti e riflessioni.

    Michele Stanzione

    Nasce nel 1981 a Paolisi, nel beneventano. Affascinato dalla potenza espressiva dell’arte, inizia il suo percorso come fotografo utilizzando sapientemente il bianconero.

    È presente nello scenario dell’arte fotografica con molti scatti in esposizioni collettive. Nel 2015 riceve dal governo cinese l’incarico di realizzare un progetto fotografico, viene poi nominato “Ambasciatore internazionale della cultura in Cina”.


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