I piatti tipici di Natale della cucina napoletana

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Ecco i dieci piatti tipici della cucina napoletana per le festività natalizie

Ecco alcune delle prelibatezze che potresti assaggiare durante il Natale in Campania:

  1. Minestra maritata: una zuppa di carne e verdure, preparata con cotechino, zampone, carne di manzo e pollo, fagioli, verza, cavolo, cipolle, sedano, carote, pomodori e patate.
  2. Insalata di rinforzo: un piatto a base di carne di maiale, uova sode, formaggio, pomodori, cetrioli, cipolle, olive e capperi.
  3. Zampone e lenticchie: un classico della tradizione culinaria campana, a base di zampone (una specialità a base di carne di maiale cotta in un budello naturale) e lenticchie.
  4. Capretto arrosto: il capretto è uno dei piatti tipici del Natale in Campania, solitamente preparato con spezie e aromi e servito con contorno di patate arrosto.
  5. Casatiello: una focaccia ripiena di salumi e formaggi, tipica della tradizione pasquale ma spesso consumata anche durante il Natale.
  6. Torta di mandorle: un dolce tipico del Natale in Campania, realizzato con farina di mandorle, zucchero, uova, cedro candito e scorza d’arancia.
  7. Struffoli: un dolce a base di pasta di mandorle, fritto e poi decorato con miele e confettini colorati.
  8. Mostaccioli: biscotti a base di farina, zucchero, noci e cacao, tipici del Natale in Campania.
  9. Pastiera napoletana: un dolce a base di pasta frolla, ricotta, grano cotto e spezie, tipico della tradizione pasquale ma spesso consumato anche durante il Natale.
  10. Babà al rum: un dolce a base di pasta lievitata, aromatizzata al rum e poi bagnata con uno sciroppo al rum.

I dolci natalizi della tradizione napoletana

Nei giorni a ridosso delle festività più belle dell’anno parliamo dei dolci natalizi della tradizione napoletana a cura di Chimicamo, portale di chimica che si occupa di divulgare in modo semplice e comprensibile contenuti scientifici.

Napoli e la sua regione, Campania felix, sono noti da sempre in tutto il mondo per la storia, le tradizioni, il terreno fertile, il clima mite, il mare e i paesaggi inimitabili.

Nel corso del XVIII e XIX secolo i ricchi rampolli dell’aristocrazia europea che si riversarono in Italia per il Grand Tour e includevano Napoli nella fase finale del loro viaggio. Napoli era considerata la città del sole, della cultura e gli scavi di Pompei ed Ercolano costituivano un collante con le antiche radici. Il grande poeta e drammaturgo Johann Wolfgang von Goethe giunse a Napoli nel febbraio 1788 e se ne innamorò decantandone così le lodi:

    “Napoli è un paradiso in cui tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso. Non mi riconosco quasi più, mi sembra di essere un altro uomo. Ieri mi dicevo o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso”

    Le aree archeologiche testimoniano una civiltà avanzata e costituiscono ancora oggi una meta turistica  per quanti vogliono ammirare le antiche ville romane nel territorio vesuviano.

    Tra i tanti aspetti della cultura napoletana vi è la cucina che ha antichissime origini storiche ed è apprezzata e conosciuta dovunque tanto che nel mondo vi sono, anche in posti poco noti, ristoranti che propongono la cucina napoletana.

    Un discorso a parte, ma non meno importante, merita la pasticceria. Dalla pastiera alla sfogliatella, dalla Santa Rosa alle zeppole di San Giuseppe fino alla torta caprese è tutto un tripudio di aromi, sapori e colori della tradizione.

    Non potevano mancare, ovviamente, i dolci natalizi che costituiscono un vanto della pasticceria napoletana.

    Molti dolci furono confezionati dalle abili mani delle suore nei conventi presenti sul territorio.

    Il gustosissimo divino amore fu fatto nel convento del Divino Amore di Napoli e i roccocò nacquero all’inizio del 1300 ad opera delle suore del Real Convento della Maddalena.

    I susamielli noti anche come sapienze perché preparati nel 1600 dalle suore clarisse del Convento di Santa Maria della Sapienza situato nel centro storico di Napoli.

    Vi sono poi gli struffoli e le zeppole di Natale con il miele che arricchiscono le tavole e concludono degnamente il pasto della giornata più importante dell’anno che riunisce le famiglie creando un momento unico di grande convivialità.

    Alcuni dolci hanno origini greche e romane e tutti, ad eccezione degli struffoli, non prevedono l’utilizzo delle uova. La maggior parte delle galline, nei periodi invernali, depone infatti un minor numero di uova rispetto agli altri periodi dell’anno a causa del minor numero di ore di luce.

    Tra gli ingredienti presenti nelle ricette vi è l’ammoniaca e chi va ad acquistarla trova una bustina contenente una polvere bianca. L’ammoniaca, però, è un gas e la cosiddetta ammoniaca per dolci in realtà è carbonato acido di ammonio dalla cui decomposizione a caldo si ottengono ammoniaca e anidride carbonica che consentono all’impasto di rigonfiarsi

    Questo tipo di lievito è usato solo quando il prodotto che si vuole ottenere sia secco come ad esempio il roccocò in quanto in presenza di acqua residua si avverte l’odore penetrante dell’ammoniaca. Tuttavia, per gustare al meglio i dolci, non è importante il nome ma la giusta ricetta e l’amore che si profonde in questi giorni di festa per realizzarli.



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