Napoli, muore al Cardarelli e gli rubano perfino i vestiti: il figlio denuncia

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Napoli. Rubati vestiti e catenina in oro di un degente morto all’ospedale Cardarelli di napoli.

Non è la prima volta e, purtroppo, non sarà l’ultima. Ma è accaduto ancora una volta. E il figlio della sfortunata vittima ha presentato una dettagliata denuncia al Commissariato di Pubblica Sicurezza “Arenella”.

Salvatore Lombardi, funzionario ingegnere presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze a Roma, residente in Sant’Agata de’ Goti in provincia di Benevento parla di “illegalità diffusa all’interno delle strutture sanitarie e, in particolare, dei Pronto Soccorso”.



    “Si premette che mio padre era stato condotto con ambulanza privata al Pronto Soccorso del Cardarelliscrive l’ingegnere Lombardi nella denuncia– e accettato dallo stesso in data 21.03.2022 alle ore 15:30 circa, in codice rosso, a causa del peggioramento improvviso e imprevisto delle proprie condizioni di salute, relative a patologie del fegato. Per tali patologie già era stato in cura, nei mesi precedenti, presso il II Policlinico di Napoli e presso il Cardarelli, centro trapianti.

    Da poco era iniziata la trafila presso il Policlinico di Padova per il trapianto di fegato, preso atto che in Campania il numero di trapianti effettuati annualmente rappresenta 1/6 di quelli eseguiti nella sola struttura ospedaliera di Padova.

    Mio padre era stato accompagnato, in ambulanza, da mia madre, la quale, come da procedure del Pronto Soccorso, non aveva potuto seguirlo all’interno del reparto; da quel momento nessuno della famiglia ha potuto rivedere in vita mio padre, spentosi pochi giorni dopo. Lo stesso 21.03.2022 mio padre, verso le ore 22:00, veniva trasferito nel reparto medicina d’urgenza, al 4° piano del fabbricato alle spalle del Pronto Soccorso; il decesso è stato registrato alle ore 22:30 del giorno 24.03.2022.

    In merito agli effetti personali di mio padre, al momento del trasporto al Pronto Soccorso, questi consistevano nell’abbigliamento (pantaloni elasticizzati e felpa, maglietta, indumenti intimi), due coperte utilizzate durante il trasporto in ospedale, e una catenina in oro con ciondoli (un crocifisso e un cornetto portafortuna, anch’essi in oro).

    In particolare mio padre aveva per quest’ultima un profondo attaccamento, non separandosene mai, in quanto regalo di sua madre.

    Non avendo ricevuto in consegna alcun effetto personale di mio padre, mi sono innanzitutto recato, verso le ore 10:30 del giorno 25.03.2022, al reparto di medicina d’urgenza, per chiedere informazioni. Dalla postazione di vigilanza posta all’ingresso, il reparto veniva contattato telefonicamente. Dopo un’attesa di qualche minuto, dal reparto veniva comunicato che non erano in possesso di alcun oggetto di mio padre: nulla era stato depositato in cassaforte né registrato in ingresso.

    Dal reparto mi si consigliava di recarmi presso il Pronto Soccorso e chiedere lì delucidazioni. Di conseguenza, mi sono prontamente recato al Pronto Soccorso e, sempre tramite gli agenti di sorveglianza presenti, ho chiesto di controllare se in reparto avessero in consegna oggetti di mio padre; anche al Pronto Soccorso mi è stato risposto che nessun effetto personale di mio padre era stato conservato presso di loro né registrato, e mi hanno indirizzato al reparto di medicina d’urgenza (da cui provenivo).

    Sono, quindi, ritornato al padiglione di medicina d’urgenza, e, impossibilitato ad accedervi, ho telefonato in reparto. Dal reparto mi veniva nuovamente confermato che non avevano in possesso alcun oggetto di mio padre; mi si consigliava di rivolgermi agli uffici cassa/economato presenti presso un altro padiglione, dove pare vengano trasferiti tutti gli oggetti dei pazienti in ingresso al Pronto Soccorso. Mi sono recato presso tali uffici, dove l’addetto allo sportello ha controllato i registri degli oggetti in loro possesso, non rinvenendovi alcun oggetto personale di mio padre.

    A questo punto, preso atto della situazione e delle risposte evasive dei vari operatori contattati, mi sono recato presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza “Arenella”, adiacente il Cardarelli, per sporgere la dovuta denuncia . L’agente di turno, prima di ricevere la denuncia, mi ha consigliato di contattare la Direzione Generale presente al 2° piano del Fabbricato di ingresso al Cardarelli. Seguito il consiglio dell’agente, mi sono recato presso tale struttura, ma anche in questo caso la ricerca risultava vana, così come un ulteriore tentativo (telefonico) al reparto medicina d’urgenza.

    In sintesi, i vestiti che indossava mio padre all’atto del ricovero, le coperte, la catenina e i ciondoli in oro risultavano non rintracciabili.

    Di conseguenza, dopo 4 ore di infruttuose ricerche, alle ore 14:30 sporgevo denuncia di furto presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza “Arenella”; in tale sede scoprivo che altre persone, nella mia stessa fila, avevano sporto o stavano per sporgere analoghe denunce di furto, avvenute nei reparti del Cardarelli.

    A questo punto vorrei innanzitutto evidenziare che, nel caso di mio padre, sia il Pronto Soccorso che il reparto di Medicina d’Urgenza erano del tutto inaccessibile agli esterni, per cui, presumibilmente, l’autore di questa azione di sciacallaggio è parte del personale del Cardarelli.

    Si domanda, quindi, di porre in essere tutte le azioni possibili per stroncare questo fenomeno indecoroso, che infanga anche l’azione dei tanti che provano a impegnarsi nel garantire una assistenza dignitosa ai malati, nonostante le croniche difficoltà e le deficienze strutturali in cui versa il nostro sistema sanitario. In una struttura sanitaria un paziente, che vive già lo sconforto della malattia, non può doversi preoccupare anche della sicurezza dei propri effetti personali.

    Nel caso di mio padre, fra l’altro, stiamo parlando di una persona affidata alla assistenza del Servizio Sanitario Pubblico in uno stato di incoscienza, impossibilitata in ogni modo a difendersi; l’azione di certi individui, che passano sopra i sentimenti e la vita delle persone senza alcuna remora, non può essere ignorata”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

     



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