Sono 188 i medici italiani morti a causa del Covid

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Sono 188 i medici italiani morti a causa del Covid. . Le ultime due vittime sono due medici di famiglia: Domenico Pacilio, di Napoli e Giorgio Drago, storico medico, per 40 anni, del quartiere Cristo di Alessandria: dopo la pensione, stava continuando la sua attivita' come libero professionista.

Proprio durante una visita domiciliare a uno dei suoi pazienti avrebbe contratto il virus. “Esprimo la piena solidarieta', mia e della Fnomceo, a tutti i italiani costretti, in questo momento difficile, insieme agli altri professionisti della salute, a reggere sulle loro spalle il Servizio sanitario nazionale, scontando carenze e inefficienze, organizzative e di sistema, dovute alle politiche degli anni passati, che consideravano la sanita' come terreno di risparmio e non come risorsa su cui investire”, dice Filippo Anelli, presidente della Fnomceo. “Siamo vicini ai medici degli ospedali, costretti a inventare soluzioni per continuare a erogare servizi, a costruire dighe per arginare questa seconda ondata dell'epidemia – continua Anelli – E' di oggi il grido d'allarme del sindacato Cimo-Fesmed, che invoca il lockdown per raffreddare il contagio ed evitare ‘l'esplosione' degli ospedali. Sempre di oggi la denuncia dei medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna, che constatano come gli ospedali siano ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell'abnorme afflusso di malati. Mentre Agenas avverte: in Italia, il 52% dei ricoveri nei reparti di area non critica degli ospedali riguarda pazienti , il 37% nelle terapie intensive”. Per il presidente Anelli, i medici di famiglia sono “l'unico riferimento dei pazienti sul territorio, al quale si aggrappano, con fiducia, come a un familiare, h24 e sette giorni su sette, senza limiti di disponibilita' e senza liste d'attesa”. Per il presidente della Fnomceo, “e' il momento di un colpo di reni” ed e' il “momento di collaborare con le altre professioni”. “E' il momento di coordinarli con gli specialisti ambulatoriali – aggiunge – di metterli in rete con il 118 e i colleghi dell'ospedale. E' il momento di dotarli di strutture e strumentazioni adeguate, di metterli in condizione di prescrivere le terapie piu' appropriate e di fruire di tutte le possibilita' offerte dalla telemedicina e dalle nuove tecnologie. Perche' non e' solo un modo di dire che l'unione fa la forza”.



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