Paola Starace scrive un romanzo su Carmine Schiavone jr

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Dopo l’esordio letterario del 2014 con “100 birre sulla ragnatela” e “L’angelo della Morte” del 2018, con il quale ha riscosso un discreto successo di pubblico e critica, Paola Starace torna alla scrittura con un progetto di taglio completamente diverso.

 

 

Una scrittrice, curiosa e volitiva, sempre pronta a mettersi alla prova lanciando a se stessa nuove sfide, stavolta approccia ad un romanzo biografico che vuole dar voce alla Verità; quella più scomoda, talvolta sgradevole, quella che nessuno vuole sentire. Dalla pace del suo buen retiro mondragonese, Paola Starace vive il luogo che l’ha accolta come una seconda casa e crea rapporti con la comunità locale, che non stenta a considerarla come parte integrante della collettività.



    È così che incontra Carmine Schiavone, il nipote dell’omonimo boss “pentito” del clan dei Casalesi che, dagli anni ’70 in poi, organizzarono le loro attività criminose ben oltre i confini della regione Campania e i cui terribili effetti deflagrarono sull’intero paese.

    Carmine Schiavone junior è un giovane uomo costretto a crescere troppo in fretta, un ragazzo dallo sguardo malinconico e troppo spesso sfuggente – forse nel timore di lasciar trapelare le emozioni sapientemente trattenute e difese; di fronte si ritrova la scrittrice napoletana che, in virtù della sua sensibilità e dell’empatica capacità di immedesimarsi negli altri, riesce a percepirle tutte e poi a trascriverle, malgrado la resistenza di Carmine.

    Carmine ha un sogno: poter raccontare la sua storia di bambino conteso e di uomo dal pesante fardello, per quella che è, scevra da qualsiasi pregiudizio o invenzione, perché nel corso degli anni è quello che in molti hanno fatto. Hanno raccontato storie sul suo conto, a volte false a volte vere, ma sempre narrate dal punto di vista di chi nutre un pregiudizio. Negli ultimi anni Carmine Schiavone junior viene spesso accusato di frequentare grossi imprenditori casertani sulla cui specchiata onestà esistono molte ombre e di condurre una vita più che agiata. I rumors sul fatto che Schiavone jr. sembri poter contare su una grande disponibilità economica non sono mai cessati. Anzi. Inoltre in molti si sono domandati come mai il nipote del “pentito” di camorra, l’uomo che ha permesso di sgominare il clan dei casalesi, circoli tranquillo e indisturbato nelle terre dominio del vecchio clan. È forse per mettere a tacere queste voci (vere o presunte), che Carmine decide di allontanarsi il più possibile dalla sua amatissima Mondragone, della quale ha sempre nostalgia e di cui sente forte il richiamo.

    Paola Starace decide, dunque, di dar voce a questo giovane uomo, permettendogli di realizzare il suo sogno, lasciandogli campo libero sulla pagina affinché si instauri un dialogo con il lettore senza la necessità di incomodare il libro di inchiesta o di denuncia; un uomo che non rinnega la sua storia fatta di relazioni affettive complesse e rese più complicate da un’eredità decisamente pesante. Il giovane Carmine ha un punto di vista polemico e impietoso sulla sua vicenda personale e su quelle pagine di Storia del nostro paese.

    Non fa sconti a nessuno nella narrazione dei fatti, forse neppure a se stesso.

    E mentre l’epoca di “Gomorra” sembra volgere al termine, Carmine Schiavone trova finalmente lo spazio per raccontare una verità diversa: la sua.

    Un romanzo reale più che realistico, che si preannuncia come un tassello nuovo nel mosaico della ricostruzione di una geografia criminale sulla quale c’è sempre qualcosa da apprendere. Perché quando le vicende giudiziarie si concludono, restano ancora delle verità non visibili su cui gettare luce.


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