Lo studio dell’Università di Napoli: la seconda ondata del covid finirà entro aprile del 2021

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Lo studio dell’Università di Napoli: la seconda ondata del covid finirà entro aprile del 2021.

 

La seconda ondata di contagi potrebbe concludersi, diminuendo significativamente di numero, a marzo o aprile dell’anno prossimo. E’ quanto emerge da uno studio, presentato durante la conferenza stampa virtuale The Pandemic Playbook da Francesco Sannino, membro della Royal Danish Academy of Science, della Finnish Academy of Science e professore all’Universita’ Federico II di Napoli. I numeri che emergono da queste analisi non sono affatto incoraggianti. “Per la Spagna – spiega Sannino – dove la seconda ondata e’ iniziata in largo anticipo, si prevede che arrivi a toccare circa due milioni di persone, mentre per la Francia la stima si aggira intorno ai sette-otto milioni di persone. Per il momento non abbiamo ancora stime per l’Italia. In questa fase l’epidemia sta crescendo rapidamente e non ci sono dati sufficienti per avere proiezioni attendibili”. Lo scienziato, pero’, crede che per il nostro Paese possano valere le stime della Francia.

Il gruppo di lavoro guidato da Francesco Sannino aveva gia’ elaborato un modello che aveva indicato proprio il periodo a cavallo tra ottobre novembre come quello in cui la seconda ondata sarebbe esplosa in Italia. Ora il team ha elaborato una serie di equazioni matematiche e statistiche per rappresentare l’andamento della prima ondata e prevedere la curva che caratterizzera’ la seconda, prendendo in considerazione stati e regioni americani ed europei. La Renormalization Group epidemica (eRG), un nuovo approccio matematico, rappresenta il modo migliore, secondo il gruppo di ricerca, per leggere i dati e notare le simmetrie temporali dei dati.



    “Le nostre stime – dice – si sono dimostrate notevolmente affidabili per rappresentare la curva dei contagi nel corso del tempo, per cui speravamo che le decisioni governative si basassero maggiormente sui dati ottenuti e sulle previsioni che abbiamo fornito, ma non e’ stato cosi'”. Il ricercatore aggiunge che il lavoro, pubblicato su Scientific Reports della collana Nature, rappresenta uno strumento per descrivere i dati e prevedere i picchi e i momenti salienti della curva. “Nella nostra analisi – afferma lo scienziato – abbiamo cercato di comprendere il modo in cui avviene l’interazione tra i vari Paesi, con lo scambio di viaggiatori che diffondono l’infezione.

    La funzione ci consente di pensare alle varie aree come se fossero isolate, ma allo stesso tempo di incorporare dati relativi agli spostamenti tra le varie zone. Generalizzando l’approccio, abbiamo notato che la fine della prima ondata e’ avvenuta nella maggior parte dei Paesi e degli Stati analizzati a circa 14-17 settimane dai primi casi registrati. Se immaginiamo un sistema estremamente semplificato con solo due regioni, in cui solo la prima presenta casi accertati, la chiusura delle frontiere anticipata influenza il momento di picco. Quello che emerge ora e’ che siamo solo all’inizio della seconda ondata, e, in base all’efficacia e all’efficienza delle misure che stiamo adottando, le previsioni indicano che dovremo attendere marzo o aprile 2021 per la fine”.

    Altro fattore importante e’ la diffusione di un vaccino, che, insieme al distanziamento e alla chiusura delle frontiere, potrebbe ridurre il numero di infezioni e la violenza della curva. L’esperto spiega poi che i dati sulla mobilita’ sono stati ottenuti grazie a Google e Apple, che hanno fornito in modo anonimo le informazioni relative agli spostamenti delle persone e le richieste di indicazioni. “Abbiamo usato questi quattro set di misurazioni indipendenti – sostiene Sannino – per stabilire l’impatto della mobilita’ nella curva dei contagi e indagare come e quanto il distanziamento sociale influenzasse la diffusione dell’infezione a livello regionale”.

    Secondo le misurazioni del team, per quanto riguarda l’Europa, i Paesi in cui e’ stato svolto maggiormente il lavoro da casa e in cui gli spostamenti sono stati piu’ radi. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, e’ emersa una correlazione tra l’orientamento politico dello stato e la tendenza a spostarsi per lavoro e ai tassi piu’ elevati di mobilita’. “La riduzione della mobilita’ – commenta ancora Sannino – sembra associata ad un calo del 25-45 per cento nei contagi in Europa e del 20-60 per cento in America. Questo significa che gli sforzi per arginare la diffusione del contagio devono tenere conto dell’importanza di mantenere il distanziamento sociale e di evitare il passaggio di frontiera”.

    Sulle caratteristiche del virus e la possibilita’ che diventi endemico, Sannino afferma che uno dei problemi di SARS-CoV-2 e’ l’elevato numero di casi positivi e asintomatici. “In generale – commenta – quando un agente patogeno e’ altamente mortale e’ piu’ facile gestire e contenere l’infezione. Un virus che invece si adatta all’ospite e ha modo di infettare un numero molto piu’ elevato di persone prima del decesso dell’individuo, rappresenta una minaccia piu’ subdola”. Per concludere, il ricercatore sottolinea che il modello elaborato dal suo team potrebbe essere applicato a una serie di ambiti, per via della variabilita’ e dell’adattabilita’ del sistema. “Le pandemie rappresentano una grave minaccia per l’umanita’ – sostiene – comprendere le dinamiche di diffusione rappresenta un passaggio fondamentale per contrastarle e una funzione eRG puo’ rivelarsi utile per analizzare i dati e descrivere i modelli epidemiologici, ma soprattutto per effettuare previsioni sull’andamento dei contagi in futuro”.




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