Cinque raccomandazione da seguire per andare allo studio del pediatra riducendo i rischi di contagio di coronavirus, cosi’ come di qualsiasi altro tipo di infezione. A partire dalla regola principale, ovvero non portare i bambini a studio, soprattutto se affetti da comuni sintomi respiratori come tosse, raffreddore e febbre, ma prediligere un primo contatto telefonico col pediatra di famiglia. A ricordarle ai genitori e’ la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) che ricordano come i bimbi possano rappresentare “un serbatoio di infezioni per genitori e nonni”. “Siamo un primo argine all’epidemia e dobbiamo tutelare noi stessi e tutti i pazienti che vengono a visita, riducendo il contatto tra malati e sani”, spiega il presidente Fimp, Paolo Biasci. Per questo “chiediamo alle famiglie di collaborare attenendosi cinque semplici regole”: 1) “non accedere all’ambulatorio senza aver prima concordato telefonicamente la visita” e rispettare le indicazioni fornite nel corso del triage telefonico con il proprio pediatra; 2) “entrare in sala d’aspetto solo quando esce il paziente precedente”, facendo in modo di ridurre il numero di persone in attesa presenti in contemporanea nella stanza; 3) “tenere in braccio il bambino se non e’ in grado di star seduto” ed evitare che gironzoli in sala d’attesa e abbia contatti con altri bambini; 4) “controllare che il bambino tocchi meno possibile le attrezzature dello studio” perche’ potrebbero esser contaminate da secrezioni; 5) “in attesa della visita, far usare al piccolo un gioco o libro portato da casa e non permettergli di condividerlo con altri pazienti”. “Purtroppo, del nuovo Coronavirus sappiamo ancora poco – prosegue il presidente Fimp – e dobbiamo adottare tutte le misure precauzionali per evitare che i bambini, secondo i dati epidemiologici disponibili al momento risparmiati dalla malattia, possano rappresentare il serbatoio di infezioni per genitori e nonni”.
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