Calcio: il ‘caso’ Insigne e la difficolta’ dei napoletani nel Napoli

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Nel post-partita di Genk-Napoli, gara di Champions League che i partenopei hanno terminato con un deludente pareggio, ha fatto discutere la presenza in tribuna del capitano Lorenzo Insigne. “Insigne e’ andato in tribuna perche’ l’ho visto meno brillante e pronto e ho preferito tenerlo fuori e prepararlo per la prossima partita”, ha spiegato Carlo Ancelotti al termine dell’incontro. Antonio Insigne, fratello di Lorenzo, si e’ scagliato contro l’allenatore facendo pensare ci fosse qualcosa in piu’ rispetto alla scelta tecnica: “Nemmeno le palle di dire la verita’… un gol o un assist ogni 63 minuti… giusto e’ poco brillante”. Contattato a riguarda da una testata locale Antonio ha detto che le sue dichiarazioni sono state soltanto “uno sfogo del momento “. Che sia un ‘caso’ o meno, Insigne non e’ l’ultimo calciatore napoletano del Napoli ad avere problemi con societa’ e tifoseria. Proprio i caldissimi supporter partenopei si sono spaccati. Alcuni hanno difeso le scelte dell’allenatore, attaccando la famiglia Insigne rea di alimentare un possibile caso, altri invece hanno preso le parti del capitano partenopeo anche alla luce dell’ultimo risultato di Champions League. Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, non si e’ ancora espresso a riguardo, ma il patron azzurro in una recente intervista al Corriere dello sport ha detto del giocatore: “E’ un uomo straordinario che, rispetto a qualche anno fa, ha avuto una maturazione eccellente: e’ cresciuto notevolmente, sa fare spogliatoio e sono sicuro che, quando avra’ trovato la forma smagliante del tipico scugnizzo napoletano, fara’ vedere nuovamente a tutti quale campione naturale e'”. Parole al miele per il capitano azzurro che pero’ e’ sotto i riflettori dall’inizio della stagione alla luce di alcune prestazioni altalenanti. In un’altra intervista De Laurentiis svelo’ alcuni retroscena sul capitano: “Lui piu’ volte, quattro anni fa o sei anni fa e anche recentemente prima di accordarci con Raiola, mi ha chiesto di andare via perche’ non si sentiva amato”. Un rapporto, quello tra i giocatori nati a Napoli, i tifosi del Napoli e la dirigenza partenopea, che non e’ mai stato facile. Da Ciro Ferrara passato alla Juventus e’ insultato pesantemente con tanto di striscione quando torno’ a giocare al San Paolo a Fabio Quagliarella, bollato come traditore prima che venisse fuori la verita’ sui motivi della cessione del centravanti di Castellammare. Nel marzo del 2017, sette anni dopo aver lasciato Napoli e il Napoli – sua squadra del cuore – Fabio Quagliarella ebbe la sua rivincita su di un ex agente della Polizia postale accusato dall’attaccante di stalking. L’uomo aveva inoltre scritto lettere diffamatorie anonime in cui accusava l’attuale giocatore della Sampdoria di avere affiliazioni con la camorra. A causa di queste lettere, arrivate al presidente, il calciatore fu venduto alla Juventus. Spiego’ Quagliarella durante il processo: “De Laurentiis mi ha mandato via da Napoli per le lettere anonime che mi accusavano falsamente di essere camorrista e pedofilo, oltre che di partecipare a orge”. Per poi aggiungere: “Sono stato malissimo. Dopo le lettere e gli sms fui costretto a lasciare la mia citta'”. Quagliarella fu lungamente attaccato di aver tradito la sua squadra e la sua terra per passare agli odiati rivali della Juventus. Soltanto quando il caso venne fuori si riabilito’ la sua figura agli occhi dei napoletani. Tanto che lo stesso De Laurentiis questa estate aveva aperto ad un possibile ritorno della punta a Napoli. Nel 2011 un anno dopo il caso Quagliarella, si parlo’ molto sul mercato del possibile arrivo di Mimmo Criscito, nato a Cercola in provincia di Napoli, nella squadra del Golfo. Quando l’affare sfumo’ De Laurentiis disse: “Difficilmente i napoletani che ho contattato in questi anni accettavano di giocare in serie C e in serie B con il Napoli. Secondo me chi e’ andato fuori da Napoli, non ha voglia di tornarci”. A proposito del difensore, ora capitano del Genoa, disse: “Criscito forse ha paura della pressione della piazza, tanto e’ vero che ho pensato di non volere piu’ napoletani. Mi tengo Cannavaro che fa parte della mia famiglia e considero come un figlio. Anzi, spero voglia restare anche quando non giochera’ piu'”. Ma non fu proprio cosi’. Paolo Cannavaro, storico capitano del Napoli e fratello di Fabio Cannavaro – difensore pallone d’oro dopo i mondiali del 2006 – si accaso’ a Sassuolo dopo la sua lunga esperienza partenopea. Ospite del programma Tiki Taka su Italia 1 spiego’: “Durante la mia carriera ho accettato di tornare a Napoli, nonostante il mio cognome, e ci sono rimasto per sette anni meritando sempre di essere da Napoli. Ho vinto quella sfida, ci tenevo a restare, ma non e’ andata cosi’ e non solo per demeriti miei. Detto questo rimango sempre il primo tifoso azzurro. Cannavaro e’ un cognome ingombrante a Napoli, ma il fatto che dopo tanti anni mi chiamassero Paolo e non ‘il fratello di’ era gia’ un successo. Non so se ci siano problemi con De Laurentiis, bisognerebbe chiedere a lui: forse con Fabio ne ha avuti di piu’, avendogli negato la partita di addio al San Paolo, ma quella vicenda non c’entra nulla con quella del sottoscritto”. Fabio Cannavaro aveva pensato nel 2009 di tornare a Napoli dopo la sua esperienza al Real Madrid. Quell’anno si accaso’ invece torno’ alla Juventus perche’ il presidente aveva chiuso le porte con una dichiarazione: “Non posso pensare ad un giocatore di 34-35 anni che gioca in difesa. Se fosse un attaccante ci penserei, ma un difensore no”. Nel 2013, quando Fabio si ritiro’, la partita d’addio al San Paolo gli fu negata: “Non capisco il silenzio del presidente. Ho provato a chiamarlo al telefono, a scrivergli delle mail, forse era meglio che gli inviassi un tweet. Avevo gia’ raccolto l’adesione di molti campioni del pallone. E’ un peccato soprattutto per la nostra citta’, l’incasso della serata sarebbe stato devoluto alla rinascita della Citta’ della Scienza”, disse il difensore azzurro. E tra le contestazioni dei tifosi e le risposte del presidente il clima nella Napoli calcistica e’ sempre stato molto teso. Come quando l’anno scorso sentenzio’: “A Napoli c’e’ il gusto del ‘pezzotto’, vogliono spendere i miliardi di euro per compare i giocatori, ma poi fanno il ‘pezzotto’, spingono ai tornelli per entrare in piu’. Loro contestano De Laurentiis, ma io contesto loro”. E alle continue proteste contro il presidente, De Laurentis rispose a febbraio di quest’anno: “Noi pensiamo al prossimo campionato, ulteriormente vivace con l’Inter che ci provera’, la Juventus che forse sara’ piu’ quieta. Anche se attualmente non e’ ancora detta l’ultima parola, vediamo i prossimi 2-3 mesi. Mi dispiace che i tifosi pensino solo allo Scudetto, non ad essere forti e rappresentare la citta'”. La sintesi di un dibattito continuo, tra tifosi, societa’ e chi a Napoli ci e’ nato.

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