Da San Giovanni a Teduccio a Miami: il fallimento dei fratelli Bonavita arrestati ieri

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Si erano affacciati anche al mondo del calcio professionistico i fratelli Bonavita arrestati ieri dalla Guardia di Finanza con l’accusa di bancarotta. Nel primo anno del ritorno alla serie B della Juve Stabia targata Piero Braglia erano diventati il main sponsor della squadra di Castellammare aprendo anche un punto vendita in centro città. Un solo anno di sponsorizzazione per poi sparire. Si vantavano di vestire noti rapper americani ma anche personaggi come Mike Tyson e Fabrizio Corona. Di recente avevano aperto uno store anche a Miami in Florida con la presentazione di noti artisti americani. Da ieri sono in carcere i fratelli Giuseppe, Francesco e Umberto Bonavita, rispettivamente di 45, 43 e 41 anni e residenti i primi due Portici e il terzo a San Giovanni a Teduccio. La guardia di Finanza sotto il coordinamento del pm Maria Sepe, procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, sezione Criminalità economica della Procura di Napoli ha scoperto il vorticoso buco da due milioni di euro e il giro di società fatto dai tre fratelli. Il gip Anna Tirone, che ha firmato le ordinanze cautelari, ha disposto l’obbligo quotidiano di firma nei confronti di tre donne, accusate di aver fatto da prestanome per la gestione sulla carta di alcune delle società finite all’attenzione degli inquirenti. Si tratta di Rosa e Assunta Bonavita, di 38 e 42 anni, e di Laura Scognamiglio, di 41 anni. Al centro delle indagini sono finite 6 società la Bonavita, la Gfu, la Hombre, la Dako, la Domino e la Bona unipersonale tuttora operativa (queste ultime due costituite ad hoc dopo il fallimento organizzato delle prime quattro).

 




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