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Napoli, per il Riesame i due fratelli Del Re devono restare in carcere: ‘Sono insensibili verso la vita altrui’

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I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, (presidente Antonio Pepe, a latere Maria Vittoria Foschini e Alessandra Maddalena),  hanno respinto le richieste di scarcerazione per i due fratelli Armando e Antonio Del Re. I due sono in carcere dal maggio scorso perché ritenuti responsabili dell’agguato del pomeriggio del giorno 3 in piazza Nazionale in cui furono feriti gravemente Salvatore Nurcaro, vero obiettivo, e per errore,  la piccola Noemi (rimasta tra la vita e la morte per un mese) e la nonna. Nelle 15 pagine delle motivazioni i giudici spiegano che “Non v’è dubbio che l’accaduto debba essere inquadrato in un contesto di criminalità organizzata, ambiente al quale appartengono tanto il Nurcaro, quanto gli indagati; tuttavia, come si desume anche dal contenuto delle intercettazioni ambientali successive al fatto, neppure la persone offese e i suoi familiari conoscono l’effettiva ragione dell’agguato, formulando in proposito ipotesi alternative tutte astrattamente plausibili (come la vendetta per un’aggressione subita da Stanislao Marigliano, figlio di Antonio; la rottura del rapporto con la moglie e le pretese economiche della donna; l’esistenza di un debito personale del Nurcaro verso Armando Del Re, lo svolgimento di attività criminose inerenti al blocco delle piazze di spaccio o alla raccolta dei proventi delle estorsioni in un territorio – quello di San Giovanni – rivendicato dai Marigliano)”. E inoltre parlano della “insensibilità morale” di Armando Del Re che “volutamente spettacolarizza la propria azione e che mostra una assoluta indifferenza per il destino di persone estranee, in particolare di donne e bambini”. Insomma anche se non è tutto chiaro il perché dell’agguato le responsabilità dei due fratelli Del Re appaiano evidenti anche ai giudici del Riesame. I due, difesi dagli avvocati Claudio Davino, Antonietta Genovino e Leopoldo Petrone, hanno sempre respinto le accuse, e si preparano al ricorso in Cassazione.