Napoli, fine pena mai per i Buonerba per l’omicidio del baby boss Emanuele Sibillo

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Napoli. Confermato anche in Appello il carcere a vita per boss e killer del clan Buonerba “Capelloni” accusati dell’omicidio del baby boss Emanuele Sibillo, capo della “Paranza dei Bimbi”assassinato in via Oronzio Costa nell’estate del 2015. Fine pena mai per il boss Gennaro Buonerba, Antonio Amoroso detto scapuzzedda e Luigi Criscuolo detto sby sby, tutti ritenuti appartenenti al gruppo dei Buonerba, detti capelloni. Andrea Manna, detto cioccolata invece, è stato condannato a 20 anni, mentre con l’abbreviato a marzo dell’anno scorso aveva incassato l’ergastolo. Vincenzo Rubino infine è stato condannato a 15 anni e 6 mesi per il tentato omicidio di tre minori Mattia Campanile, Taieb D’Andréa e Antonio Napoletano  il famigerato killer ‘o nannone avvenuto pochi giorni prima dell’agguato a Emanuele Sibillo.

Due anni fa grazie alle dichiarazioni del pentito del clan Mariano dei Quartieri Spagnoli, Maurizio Overa e alla conferma del suo capo, Marco Mariano, leader dei “Picuozzi” anch’egli collaboratore di giustizia, furono arrestati killer e mandanti di quel clamoroso agguato.
In manette finirono Antonio Amoroso, 22enne; Gennaro Buonerba, 24enne; Luigi Criscuolo, 24 anni, soprannominato “Sby sby”; Andrea Manna “Cioccolata”, 40 anni; Vincenzo Rubino, 23enne.Una ulteriore conferma a quelle dichiarazioni è arrivata da un terzo pentito: Scuotto Claudio. Le dichiarazioni insieme alle intercettazioni telefoniche ed ambientali e alle indagini della squadra mobile hanno costituito il quadro accusatorio che ha consentito al gip Eliana Franco nel maggio scorso di emettere l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del gruppo di fuoco che eliminò il capo della Paranza di Forcella. Sono due gli interrogatori chiave di Mauzriio Overa in cui racconta come avvenne l’omicidio e le fase di preparazione.
Il primo è datato 5 febbraio 2016. Ecco la parte relativa all’omicidio di Emanuele Sibillo contenuta nelle 211 pagine dell’ordinanza del gip: “…nel frattempo, dal carcere, Ciro MARIANO ci aveva mandato un ‘imbasciata dicendoci di appoggiare la famiglia dei BUONERBA che era da considerare una famiglia malavitosa a noi vicina. In quel periodo, infatti, era detenuto a Spoleto insieme a Ciro MARIANO, Vincenzo BUONERBA, fratello di BUONERBA Gennaro, poi arrestato recentemente insieme agli altri affiliati e a “Cioccolata”.
Nel frattempo poi i TRONGONE Raffaele e Arcangelo, cacciati da Santa Chiara a seguito dell’omicidio FRANZESE, si erano alleati con i SEQUINO della Sanità, a loro volta alleati dei BUONERBA….in quel periodo era stato organizzato l ‘omicidio di SIBILLO da MANNA Andrea detto “Cioccolata”, Gennaro BUONERBA, Luigi CRISCUOLO e un ragazzo a nome Antonio che dovrebbe essere stato destinatario dell’ultima ordinanza di custodia cautelare eseguita, se non erro, nell’ottobre del 2015 nei confronti dei BUONERBA ed altri.
Fui io a consigliare a MANNA e agli altri ragazzi di attendere SIBILLO nella zona dove i BUONERBA gestiscono una piazza di cocaina. Io feci ciò in quanto, come ho già riferito in precedenza, avevo un buon rapporto con MANNA Andrea detto “Cioccolata”, anche lui, per altro, detenuto per un certo periodo a Spoleto con Ciro MARIANO…i quattro che ho indicato sopra seguirono il mio consiglio ed infatti SIBILLO Emanuele fu ucciso nei pressi dell’abitazione dei BUONERBA mentre loro erano appostati.
La mattina seguente mi chiamò MANNA Andrea dicendomi che doveva venire da me. Io all ‘epoca abitavo alla Riviera di Chiaia dove attualmente abita mio nipote, figlio di mia sorella, a nome Vincenzo MARINACCi. Io raggiunsi MANNA Andrea alla Riviera di Chiaia ave lo trovai insieme a Luigi CRISCUOLO, BUONERBA Gennaro e questo ragazzo a nome Antonio. Ricordo bene che era il 3 luglio e che MANNA Andrea mi raccontò che erano stati loro a commettere l’omicidio di SIBILLO Emanuele e mi chiese un appoggio. lo gli diedi le chiavi di casa mia e li ospitai per tre giorni. Inoltre diedi disposizioni al proprietario del Sol Bar di offrire ai quattro ragazzi tutti ciò che volevano a mie spese.
Nella stessa mattinata MANNA e gli altri mi chiesero di fittargli un gommone da un armeggiatore soprannominato “omissis” che io conoscevo, che si trova all’altezza di Santa Lucia, difronte al vecchio club “21 “.
Io pagai per il fitto del gommone, ma BUONERBA Gennaro lasciò i suoi documenti al titolare del! ‘ormeggio per garanzia. I quattro mi chiesero anche di fornirgli una bottiglia di Champagne e quattro bicchieri di cristallo che servivano per brindare sul gommone… Marco MARIANO era a piena conoscenza dell ‘appoggio che avevamo dato ai BUONERBA e agli altri dopo l ‘omicidio, anzi, il giorno 4 luglio, io e Marco MARIANO li portammo a mangiare a un ristorante a Fuorigrotta soprannominato “omissis ” che è di proprietà di Raffaele BARATTO dei “Calacioni “. Il giorno dopo i quattro andarono via…preciso che quando i ragazzi dopo l’omicidio vennero a casa mia si erano già disfatti di tutte le armi temendo di essere scoperti dalla Polizia”.Ma è nell’interrogatorio del 2 maggio 20116 che Maurizio Overa svela agli investigatori tutti gli altri particolari e la fase di preparazione dell’omicidio di Emanuele Sibillo:
“…Genni Buonerba era sottoposto a tangente ‘dalla famiglia SIBILLO e non voleva piu’ pagare. Genni mi fu portato da Andrea Manna detto cioccolata per confermargli il nostro appoggio per volonta’ di Ciro Mariano. Consigliai a Manna di spostarsi presso i Buonerba ed ando’ ad abitare in una casa che essi avevano in via dei Tribunali. Su mio consiglio Gennaro Buonerba e gli altri si organizzarono per reagire ai Sibilio.
Non dovevano fare altro che attenderli nei pressi dell ‘abitazione di Gennaro Buonerba quando si recavano a ritirare i soldi. Si tratta di un vicolo stretto che non consente la fuga nel senso che o si torna indietro, il che comporta il fermarsi e girare il mezzo, o si va avanti necessariamente. Sicche’ se si organizza un agguato non c ‘e’ scampo. Ed infatti già in precedenza era stato colpito un ragazzo agente per conto dei Sibillo. Per come mi dice confermo che il nome del ragazzo e’ o’ nannone.
L ‘ho intravisto in carcere durante questa detenzione a Secondigliano. Quanto alla dinamica dell ‘agguato a Sibillo Emanuele, per come mi è stato raccontato, i quattro che ho citato, ossia Genni Buonerba, Andrea Manna, Luigi Criscuolo detto bis bi’ e Antonio si appostarono in questo modo: uno nel palazzo di Genni; uno in un basso nelle vicinanze (i due sono Manna e Antonio), mentre Buonerba e Criscuolo rimasero sopra. Sibillo Emanuele con i suoi, in quattro od in sei persone, su due – tre motorini, arrivati sotto la casa di Buonerba iniziarono a sparare. Mentre stavano andando via Antonio e Manna uscirono fuori e gli spararono contro di spalle.
Quando vennero a casa mia, la mattina dopo, avendo fiducia in me, da un sorriso che feci ad Antonio e dal suo controsorriso capii che ad uccidere il Sibillo era stato lui…Antonio l’ho visto in televisione con il casco nel filmato diffuso dal telegiornale che lo vede sparare. L ‘ho riconosciuto subito. Ritengo che a sparare in quel gruppo era sempre Antonio, l’unico veramente in grado di uccidere. Credo che anche a sparare al nannone sia stato lui, anche se il Criscuolo in carcere si era autoaccusato con me…Buonerba Gennaro rimase nella sua abitazione, al primo piano, insieme al Criscuolo e mi disse di non aver sparato perché non aveva la pistola e che a sparare erano stati solo Antonio e Manna”.

 



     

    Omicidio Sibilio: annullato un ergastolo, tré quelli confermati. E” quanto ha stabilito ieri mattina la Quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli – presidente Roberto Vescia – nei confronti degli imputati accusati dell’omicidio di Emanuele Sibilio, il ras della cosiddetta ‘paranza dei bambini’, ammazzato a Forcella nel 2015. Carcere a vita confermato per Gennaro Buonerba, Antonio Amoroso e Luigi Criscuolo, tutti ritenuti appartenenti al gruppo dei Buonerba, detti capelloni. Andrea Manna, invece, rimedia 20 anni, mentre con l’abbreviato a marzo dell’anno scorso aveva incassato l’ergastolo: è difeso dall’avvocato Mauro Dezio. A Vincenzo Rubino inflitti 15 anni e 6 mesi per il tentato omicidio di tré minori: Mattia Campanile, Taieb D’Andréa e Antonio Napoletano O nannone (quest’ultimo persona di fiducia del boss della ‘paranza dei bambini’) commesso pochi giorni prima dell’agguato a ‘ES17’. Completano il colle gio difensivo gli avvocati Leopoldo Perone e Sergio Simpatico. Secondo la
    ricostruzione degli investigatori la morte di Sibilio si inseri nello scontro per il controllo delle attività illecite nel centro storico di Napoli. I cinque vennero arrestati a maggio del 2017 al termine di un’operazione inessa a segno dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli. Il corpo di Emanuele Sibilio venne lasciato davanti all’ospedale ‘Loreto Marc’ nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio 2015: quando i medici del pronto soccorso lo videro, però, si accorsero immediatamente che non c’era nulla da fare. Ð capo della ‘paranza dei bimbi’ fu colpito da un solo proiettile alla schiena mentre si trovava in via Oronzo Costa, nel cuore di Forcella, considerata la roccaforte dei Buonerba. Solo pochi giorni prima, durante un raid analogo, tré affiliati ai Sibilio, tra cui o ‘ nannone, rimasero feriti dai proiettili esplosi da un balcone. Il ras in quel periodo era irreperibile ma decise di rispondere a quell’affronto per regola- GennaiO BuonerbaAntonio Amoroso re i conti di persona. Quella sera ne nacque una sparatoria che lo vide soccombere. Dopo la morte di Sibilio, i Buonerba rimasero al vertice del malaffare del quartiere solo per poco, in quanto qualche mese dopo un altro blitz della Mobile li incastrò. Gli affiliati ai Buonerba si erano ribattezzati ‘i ribelli di via Oronzio Costa’,
    dichiarando guerra al cartello delle famiglie Amirante, Brunetti, Giuliano e Sibilio. Le indagini della Dda partenopea si avvalsero, oltre ad alcune intercettazioni. anche delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Overa, reo confesso relativamente alla sua partecipazione ed all’organizzazione dell’omicidio per cui è stato condannato a 12 anni.


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