Onu, in 65 paesi condanne contro i gay, in 8 c’è la pena di morte

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La stigmatizzazione contro le comunita’ Lgbti e’ ancora forte nel mondo come dimostrano legislazioni che puniscono l’omosessualita’ anche con la pena di morte. Cio’ alimenta la violenza e il clima di paura compromettendo, allo stesso tempo, gli sforzi per rendere efficace la prevenzione dell’aids. Lo sottolinea l’Onu nella Giornata mondiale contro l’omofobia che si celebra oggi. Piu’ di 65 Paesi condannano ancora le relazioni tra persone dello stesso sesso, di cui 8 arrivano a punire i ‘colpevoli’ con la pena di morte. “Abbiamo l’obbligo morale e legale di abrogare queste leggi discriminatorie – ha dichiarato il direttore esecutivo del programma Onu contro l’aids, Gunilla Carlsson – Per poter combattere l’hiv abbiamo bisogno di uguaglianza, giustizia e protezione contro la violenza”. Secondo i dati Onu, infatti, gli uomini che hanno rapporti con altri uomini sono 28 volte piu’ a rischio di contrarre l’hiv della popolazione generale e molto meno inclini a ricorrere ai servizi sanitari. Nel 2017 i gay hanno rappresentato il 18% delle nuove infezioni di aids registrate nel mondo. Cosi’ come sono a rischio le persone transgender che si stima siano tra lo 0,1 all’1,1% della popolazione mondiale. Tra loro le donne transgender corrono il rischio 13 volte maggiore delle altre di contrarre l’aids e il 16,5% di loro gia’ convive con la malattia. “E’ indispensabile dunque che chiunque possa accedere ai servizi sociali e sanitari senza temere minacce, violenze e discriminazioni – ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – le minoranze sessuali infatti hanno gli stessi diritti di accedere ai servizi sanitari di chiunque altro”.




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