Centomila firme per far liberare Cutolo, la protesta di Annamaria Torre: ‘Sveli i suoi segreti e collabori con lo Stato’

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Cutolo continua a far parlare di sé. Dopo l’ap­pello dell’ex deputata dei radicali Bernardini, che aveva sollevato il caso sullo stato di salute del professore, c’è il caso di una interpellanza lanciata dal criminologo savianese, Francesco Franzese. La petizione, on line da alcuni anni sulla piat­taforma change.org, si è chiusa con la raccolta di centomila firme: centomila adesioni per chiedere il trasferimento del superboss della Nco, Raffaele Cutolo dal carcere ai domici­liari. Pentito davanti a Dio, ma irriducibile davanti allo Stato, alla legge e agli uomini, il padrino di Ottaviano è in carcere da più di 55 anni, 25 dei quali passati in regime di 41bis. Si è più volte detto depositario di segreti “in­confessabili”, custode di documenti che, a suo dire, farebbero luce su un periodo che va dalla fine degli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta, lasso di tempo in cui avvengono, giu­sto per ricordare un paio di episodi da consi­derarsi “epocali”, il rapimento e la liberazione di Ciro Cirillo, e l’omicidio dell’onorevole Aldo Moro. Non ha mai taciuto “il professore” con la licenza elementare (così ribattezzato per il fatto che portasse gli occhiali e scrivesse un pò meglio del resto dei carcerati), di essere a co­noscenza e di aver giocato un ruolo di media­tore tra certi “apparati dello Stato”, politica, criminalità organizzata e estremismo nero e rosso. Nei fatti, oltre ad alcune verità emerse da inchieste della magistratura e avallate da sentenze – ci riferiamo soprattutto al caso Ci­rillo – i “misteri” continuano ad essere tali da più di 40 anni.Perché, non essendo un collaboratore di giu­stizia, Raffaele Cutolo non ha potuto mai dare serio sostegno a risolvere detti misteri Che se è vero, è in condizioni precarie di salute, aggra­vatesi alla fine del 2017 è altrettanto vero che è stato a capo di una organizzazione criminale che ha contribuito a spargere sangue sul no­stro territorio. Sulla notizia della petizione per la scarcerazione del boss di Ottaviano, è inter­venuta Annamaria Torre (referente provin­ciale per la memoria di Libera Salerno), figlia del sindaco di Pagani, assassinato l’undici di­cembre del 1980 su ordine di Raffaele Cutolo, sul suo profilo Facebook. “Scusatemi se invado con questo post mentre c’è Noemi che com­batte tra la vita e la morte, ma sento il bisogno d’intervenire senza essere giustizialista o altro, essendo costui il mandante dell’omicidio di mio padre… come da sentenza del 2001 con­fermata in Cassazione nel 2002, chiedo solo la Resurrezione della verità per tutte le sue vit­time… la giustizia riparativa è possibile se si ammettono i propri errori e si collabora con la Legge”, scrive Annamaria Torre.


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