Dura presa di posizione del Sappe dopo l’agente sequestrato da detenuti in carcere

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Bollate, dura presa di posizione del SAPPE dopo l’Agente sequestrato da detenuti in carcere: “Carceri sempre più ad alta tensione. Ed il Capo DAP Basentini non fa nulla…” Una catena interminabile di violenza nel carcere di Bollate ed ancora il personale della Polizia Penitenziaria al centro dell’irresponsabile sfrontatezza alle regole da parte di taluni detenuti. La denuncia è del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Ricostruisce i fatti Matteo Savino, vice segretario regionale SAPPE per la Lombardia: “Ieri sera due detenuti del Reparto isolamento del carcere di Bollate hanno prima puntato alla gola una lametta e una forbice al poliziotto in servizio nel Reparto e lo hanno poi imbavagliato, legato e chiuso in una cella con lo scopo era di ammazzare un altro detenuto. Prontamente intervenivano altri colleghi ed Ispettori di Polizia Penitenziaria di supporto che riuscivano ad allontanare i detenuti ed a liberare il collega. Solo con l’esperienza e la professionalità del personale di Polizia penitenziaria presente e quello accorso in supporto si è evitato che il poliziotto sequestrato, addetto al reparto detentivo, uscisse indenne da tale vile tentata aggressione”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, denuncia come siano aumentati gli episodi violenti all’interno delle carceri italiane, favoriti dal regime penitenziario ‘aperto’ e la vigilanza dinamica, ossia dalla sensibile riduzione di controlli da parte Polizia Penitenziaria.
“Quel che è accaduto a Bollate, carcere a trattamento avanzatissimo a tutto discapito della sicurezza interna, è gravissimo. La situazione si è notevolmente aggravata rispetto al 2017”, denuncia il segretario generale SAPPE Donato Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre delle carceri italiane nell’intero anno 2018 sono inquietanti: 10.423 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2017, già numerosi: 9.510), 1.198 tentati suicidi sventato in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria (nel 2017 furono 1.135), 7.784 colluttazioni (che erano state 7.446 l’anno prima). Alto anche il numero dei ferimenti, 1.159 ferimenti, e dei tentati omicidi in carcere, che nel 2018 sono stati 5 e nel 2017 furono 2. La cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Per il SAPPE “è significativo che a mettere in atto molti eventi critici sono stati ristretti stranieri, che oggi nelle carceri italiane sono più di 20mila. I ferimenti commessi da stranieri sono stati 624 (551 quelli degli italiani), le colluttazioni 4.142 (3.304 quelle dei connazionali detenuti), 587 i tentati suicidi (557 quelli messi in atto da italiani) e ben 5.708 gli atti di autolesionismo (che sono stati 3.802 per gli italiani). Lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”.
Netta è la denuncia del SAPPE: “Da tempo il SAPPE denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Per questo nelle carceri c’è ancora tanto da fare, ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attività trattamentale è fine a se stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo. Ed è grave che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria guidato da Francesco Basentini non sia in grado di fermale questa spirale di violenza contro i poliziotti penitenziari!””.




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