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Cardito, Tony confessa e spiega: ‘Ho colpito i bambini con il manico della scopa, sono distrutto, gli volevo bene’

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“Ho colpito i bambini con calci e pugni ed anche con il manico della scopa. Ho perso la testa, sono distrutto. Volevo bene ai ragazzi come fossero miei, ma quando hanno distrutto la cameretta, in particolare la sponda del letto acquistata con tanti sacrifici, ho perso la testa”. Cosi’ al Gip del Tribunale di Napoli Nord, il 24enne Tony Sessoubti Badre (difeso da Michele Coronella) in carcere a Poggioreale dalla notte di domenica per l’omicidio del figlio di 7 anni della compagna, ammette la propria piena responsabilità chiarendo anche alcuni dettagli, come quello del manico di scopa usato come arma: “Era gia’ rotto e me ne sono servito”. E con quel manico della scopa ha ucciso il piccolo Giuseppe e  ferito e sfigurata Noemi, la sorellina di un anno piu’ grande.
Avrebbe cercato di fermare il compagno ma senza riuscirci, Valentina Casa, 30enne madre di Giuseppe, ucciso a 7 anni a Cardito per le percosse. Lo ha sostenuto davanti al gip del Tribunale di Napoli Nord, il 24enne Tony Essobti Badre. Il giovane ha detto di aver “sottovalutato la portata delle ferite” inferte al bambino, perdendo quelle due-tre ore risultate poi fatali per la sua sopravvivenza.

“Al mare con il mio piccolo amore Enrico, la gioia più bella della vita mia. Sono orgoglioso di essere un otti­mo padre presente. Sono or­goglioso e non ho niente da dimostrare a chi non mi sti­ma”. Era il 19 luglio 2017 quando Tony Essobti Badre, aveva  postato su uno dei suoi tre pro­fili Facebook tenere fotografie insieme con un bambino di nome Enrico, suo figlio. Il no­me se l’è pure fatto tatuare sul petto. Padre e figlio appaiono rilassati su una spiaggia; il post di Tony è bello lungo: “Ringrazio la mia amata so­rella Mery, che è il mio secon­do orgoglio, che mi appoggia, che mi sopporta e che è sem­pre con me e sono orgoglioso della mia fidanzata Raffaella, che nel bene e nelle difficoltà c’è sempre e ci sarà sempre e sono orgogliosa della mia pic­cola Martina che amo come m ia figlia. Vi amo firm ato Tony”.
Parole che, a rileggerle adesso, fanno un effetto stra­no: perché Tony, che pure si vantava di essere tenero e af­fettuoso con i bambini — il suo e quella di Raffaella, la compagna che ha preceduto Valentina — si è dimostrato un bruto, pronto a massacrare di botte due pic­coli solo perché avevano rotto le sponde del letto comprato da poco.
Com’è comprensibile, sulle bacheche dei tre profili Face­book da giorni fioccano insul­ti di ogni genere, ma è pro­prio il post che Tony ha dedi­cato ai bambini quello che su­scita più indignazione: “Ti calerei vivo un cm al giorno nell’acido”; “Non esistono aggettivi per definirti. Spero tu possa patire le pene dell’in­ferno sia in vita che oltre la vi­ta”; “Non ti scrivo nulla hanno già detto tutto tutti! Solo una cosa: augurarti di morire il più presto possibile”. L’avvo­cato che lo assiste, Michele Coronella, si appresta a chiedere la perizia psichiatrica: una delle poche armi di cui dispone per prova­re ad alleggerire la posizione processuale dell’indagato. In realtà uno psichiatra potreb­be forse spiegare il comporta­mento ambiguo del giovane, che ama ostentare la propria tenerezza patema ma ha ucci­so in maniera brutale il bim­bo della compagna, mandan­do all’ospedale la sorellina. Tony non è mai stato seguito dai servizi sociali di Cardito, Comune nel quale ha vissuto per molti anni e dove è torna­to a settembre insieme con Valentina e i bambini. Gli assi­stenti sociali e lo stesso sinda­co, tuttavia, lo conoscevano perché seguivano la madre, con problemi di alcolismo.


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