‘Facemmo un agguato al super killer ma la pistola si inceppò, da allora divenne una minaccia per i Sarno’. IL RACCONTO

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Napoli. Cercarono di uccidere il super killer Fabio Caruana (oggi pentito) ma l’agguato fallì e da quel momento diventò una minaccia continua per il clan Sarno. L’episodio inedito è raccontato dal pentito Carmine Esposito ed è contenuta nelle 184 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Egle Pilla con la quale ieri sono finiti in carcere in 13 del clan dei fratelli Casella di Ponticelli. “…omissis Quando notammo il Caruana usciere dal palazzo e sistemare alcune valigie nel bagagliaio della su autovettura, un ‘Audi A3 di colore nero, uscimmo dall’appartamento e ci sistemammo in sella a uno un scooter, Nicola Sarno si pose alla guida indossando una casco integrale, mentre io mi accomodai dietro, indossando un berretto ed impugnando la pistola semiautomatica. All’atto in cui incrociammo la vettura del Caruana, alla distanza di un paio di metri, cominciai a fare fuoco contro di lui fino a quando, dopo 4-5 colpi l’arma non si inceppò. Nel mentre mi accingevo a scendere dallo scooter, notali che la vettura andava sbattere contro un muro. Pensando di aver ucciso, stavo facendo ritorno in sella del motociclo, quando all’improvviso mi sentii afferrare alle spalle e voltandomi mi accorsi che era il Caruana. Nella concitazione persi l’arma di mano. La recuperai subito ma non riuscii a sparare perché l’arma risultò ancora inceppata. Il Caruana scappò in direzione dell’abitazione della madre, mentre io corsi sul ciclomotore e andai via insieme a Nicola Sarno. Mi accorsi peraltro di aver perso nuovamente la mia arma, per cui fummo costretti a tornare dietro per recuperarla. Lungo il percorso, incrociai casualmente Salvatore Coppola “pepesce” all’altezza della strada che conduce a casa di “pachialone “, e a lui consegnai l’arma utilizzata per l’agguato. Il ciclomotore non ricordo che fine abbia fatto, ricordo solo che ci fu consegnato da Eduarddo Casella…. il revoiver caiibro 38 lo lasciammo nell’appartamento in cui c’eravamo appostati. Nei giorni successivi il Caruana, dopo essersi spostato ad abitare a Caravita, mandò dei messaggi di sfida ai Sarno, dicendo a Peppe Sarno che da quel giorno sarebbe diventato la nostra ombra. Il messaggio venne portalo da Antonio Visone, dello Tonino “tubo”, persona che insieme al Caruana frequentava quei personaggi di Volla. Ricordo che in questa occasione, Antonio Sarno, il padre di Peppe, Ciro, Luciano e degli altri, cacciò via a malo modo il Visone”.

 Renato Pagano

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