Portato in ospedale uno degli operai licenziati della Fca che si era cosparso di benzina sotto casa di Di Maio a Pomigliano

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E’ stato portato all’ospedale civile di Nola , l’operaio per il quale la Cassazione ha confermato oggi il licenziamento dallo stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco , che si era incatenato davanti alla casa di Luigi Di Maio per poi cospargersi di benzina. L’uomo, subito bloccato e liberato da carabinieri e polizia, e’ stato soccorso dalle stesse forze dell’ordine che hanno allertato il 118. L’operaio lamenta forti bruciori agli occhi dovuti alla benzina che si e’ cosparso sulla testa. I lavoratori erano stati reintegrati in fabbrica da una sentenza della corte d’appello del 2014, ma non erano mai rientrati, per volonta’ aziendale, pur percependo regolare stipendio.  Poco prima delel 18 di oggi ‘Mimmo Mignano si è cosparso la testa con della benzina contenuta in una benzina. L’uomo ha poi minacciato di darsi fuoco. La tuta blu, era in compagnia di un altro degli operai licenziati. Sul posto sono giunti i carabinieri che lo hanno bloccato e soccorso. La situazione è ritornata alla normalità e al momento è al vaglio delle forze dell’ordine la posizione dell’uomo. Mignano già in passato si era reso protagonista di iniziative eclatanti per rendere visibile all’opinione pubblica la vicenda lavorativa che lo aveva visto protagonista insieme agli altri quattro colleghi. Per Mignano e per gli altri quattro suoi colleghi dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco oggi è scattato definitiviamente il licenziamento dopo che la Corte di Cassazione ha annullato il loro reintegro in fabbrica, accogliendo il ricorso del Lingotto contro la decisione della Corte di Appello di Napoli che, nel settembre 2016, aveva disposto che i cinque operai rientrassero al lavoro. La vicenda giudiziaria era iniziata quando, nel giugno 2014, era stato inscenato un finto suicidio dell’ad Sergio Marchionne davanti al polo logistico di Nola. Erano, infatti, stati realizzati dei manichini impiccati, con il volto del numero uno dell’ex Fiat. La messa in scena era stata attuata dopo il suicidio di una lavoratrice in cassaintegrazione. Quanto avvenuto fu ritenuto offensivo dai vertici Fca che disposero il licenziamento per i cinque operai. I giudici del Tribunale del lavoro di Nola, al quale avevano fatto ricorso i lavoratori licenziati, per due volte avevano dato ragione all’azienda, mentre la Corte d’Appello ne aveva disposto il loro reintegro. Oggi la decisione della Cassazione.


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