Il gambiano fermato a Napoli faceva parte di un gruppo di 13 ‘miliziani’ arrivati in Italia

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I due gambiani – Alagie Touray, 21 anni, preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano, e , di 34 anni, fermato nei giorni scorsi a – facevano parte di un gruppo di 14-15 persone, tutte originarie del Gambia, che dopo la radicalizzazione religiosa nel loro Paese, sono giunti in Libia per sostenere un duro addestramento concluso con il giuramento al sedicente Stato Islamico. Nel corso dell'incontro nella Procura di Napoli, a cui hanno preso parte, tra gli altri, con il procuratore della Repubblica Giovanni Melillo, il direttore della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione Lamberto Giannini e il Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri generale Pasquale Angelosanto, e' stato spiegato che nel campo di addestramento libico confluivano soggetti provenienti da diversi Paesi (Egitto, area sub sahariana, etc. etc.) che venivano classificati e poi preparati per svolgere tre ruoli: combattente per negli scenari di guerra del sedicente Stato Islamico; kamikaze, con l'obiettivo di preparare attentati e farsi esplodere e, infine, soldato dell'Isis con l'opzione del suicidio, cioe' pronto a farsi esplodere all'occorrenza. La Polizia di Stato e i carabinieri del Ros hanno scoperto che dopo l'addestramento Touray e Sillah sono arrivati in Italia attraverso le rotte dell'immigrazione clandestina. Alcuni dei soggetti partiti dal Gambia per l'addestramento in Libia, inoltre, sono risultati gia' stati uccisi in azioni di guerra. All'identificazione del gambiano arrestato da Digos e Ros nel Napoletano durante una operazione antiterrorismo si e' arrivati grazie al cellulare sequestrato al connazionale Alagie Tournay, arrestato ad aprile, e che ha anche collaborato alle . Persona definita dagli investigatori psicologicamente emotiva, Osman ha una personalita' psicotica per loro ed e' per questo ritenuto particolarmente pericoloso. E' arrivato a Napoli da Bari dopo un invito a comparire ed e' stato due giorni fa arrestato in Campania. Le forze dell'ordine lo hanno seguito costantemente negli ultimi tempi. In Puglia c'e' stata molta apprensione quando si e' avvicinato a una processione religiosa perche' si temeva potesse compiere un attentato. – “Gli arresti che abbiamo compiuto fanno sperare che ora il proposito di attentato terroristico sia stato abbandonato”. A dirlo, il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, dopo l'arresto di un gambiano per terrorismo. Le indagini di Digos e Ros, guidate rispettivamente da Francesco Licheri e Gianluca Piasentin, sono state coordinate dai pm Gianfranco Scarfo' e Rosa Volpe e sono state molto serrate per il rischio che c'era che l'uomo potesse commettere un gesto folle. Sia Sillah Osman che Alagie Touray facevano parte di un gruppo partito dal Gambia, addestrato e collegato al terrorismo islamico nel deserto, composto da 13 persone, alcune delle quali morte in agguati e altre ancora libere. Sillah Osman, 34 anni, il gambiano fermato da Polizia e Carabinieri a Napoli, nei giorni scorsi ha messo in apprensione le forze di polizia che, da tempo lo tenevano sotto controllo: si e' aggregato a una processione religiosa, in una localita' pugliese, seguito dai poliziotti e dai carabinieri i quali hanno temuto che stesse per entrare in azione. Alla fine, pero', ha abbandonato la processione. La circostanza e' stata resa nota nel corso di un incontro, nella Procura di Napoli, convocato per spiegare l'attivita' investigativa interforze di Polizia di Stato e Carabinieri del Ros coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli. Sillah e' stato individuato grazie al telefono cellulare sequestrato a un altro gambiano, Alagie Touray, preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano. E' stato convocato a Napoli in quanto aveva chiesto protezione internazionale: con questo stratagemma e' stato identificato e poi fermato. Il gip ha gia' convalidato l'arresto. Adesso si trova ristretto in una struttura carceraria.



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