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Napoli, al via la piantumazione di 3.700 alberi e 1.900 arbusti entro fine anno

NAPOLI – Il verde urbano di Napoli si prepara a una vera e propria rinascita. Entro la fine dell’anno saranno piantati 3.700 nuovi alberi e 1.900 arbusti, nell’ambito del piano di ripiantumazioni promosso dall’Assessorato alla Salute e al Verde. Gli interventi, già in corso in tutta la città, mirano a tutelare il patrimonio arboreo e migliorare il benessere dei cittadini.

Le operazioni comprendono la preparazione del terreno, l’estirpazione delle ceppaie e la predisposizione delle buche. Al Vomero, dove i filari di platani occupano marciapiedi stretti e sono vicini agli edifici e alla carreggiata, si è optato per una soluzione diversa dal progetto generale: invece dei platani, verranno piantati aceri campestri della varietà Elsrijk, a crescita lenta, più adatti a spazi ridotti. La scelta è stata condivisa con il Tavolo Tecnico per la riqualificazione del verde urbano, che coinvolge enti comunali, ordini professionali e dipartimenti universitari.

Finora il programma, finanziato dalla Città Metropolitana, ha già portato alla messa a dimora di circa 3.000 alberi e 800 arbusti. La seconda fase del piano garantirà una riqualificazione estesa e duratura, rafforzando la qualità della vita in città e restituendo spazi verdi più armoniosi e sicuri ai cittadini.

Castellammare, il "caso Oscurato" scuote la politica stabiese

È bufera a Castellammare di Stabia dopo il maxi blitz della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contro il clan D’Alessandro. Undici le misure cautelari eseguite ieri dalla Polizia, ma a far discutere è soprattutto un nome: quello di Gennaro Oscurato, consigliere comunale di maggioranza eletto con la lista civica “Stabia Rialzati”, schierata a sostegno del sindaco di centrosinistra Luigi Vicinanza.

Secondo quanto riportato nell’ordinanza, Oscurato avrebbe avuto contatti telefonici con un indagato ritenuto affiliato al clan e risulterebbe lontano parente di un altro destinatario delle misure cautelari.

Il consigliere, però, respinge ogni accusa: “Sono completamente estraneo a qualsiasi frequentazione camorristica”, ha dichiarato, precisando che la parentela con uno degli indagati è “lontana” e priva di qualunque rapporto personale.

Ruotolo: “Serve un atto di rottura morale”

Tra le voci più dure si alza quella dell’eurodeputato del Partito Democratico e consigliere comunale Sandro Ruotolo. “Castellammare vive un quadro preoccupante, invasa dal potere criminale che ne mina le fondamenta democratiche”, ha affermato.

Ruotolo ha ricordato il lavoro dell’Osservatorio stabiese contro la camorra e ha collegato l’attuale crisi politica ai sospetti di infiltrazioni durante le ultime elezioni comunali: “Non è reato essere parenti di un camorrista o chiedere voti, ma è moralmente inaccettabile”, ha dichiarato, chiedendo esplicitamente le dimissioni di Oscurato. E ha aggiunto: “In assenza di un passo indietro, valuterò anche le mie dimissioni dal Consiglio comunale”.

Vozza: “La politica si è fatta trovare impreparata”

Durissimo anche l’ex sindaco Salvatore Vozza, portavoce del movimento Base Popolare Democratici e Progressisti. In un comunicato, ha denunciato la miopia della politica locale di fronte al radicamento camorristico.

“I gravi fatti di questi giorni dimostrano che non abbiamo imparato nulla dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose e dai due anni di commissariamento”, ha affermato Vozza. “Castellammare non merita questa immagine: servono idee, coraggio e una nuova fase politica capace di guardare avanti”.

Ha poi invitato a convocare subito una riflessione in Aula e nella città, superando logiche di rimpasto e tatticismi: “Serve un azzeramento politico vero, non giochi di equilibrio. Solo così potremo salvare la consiliatura e restituire dignità a Castellammare”.

Scala: “Chi non combatte la camorra non può stare nelle istituzioni”

Netto anche il giudizio di Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana. “Chi non combatte la camorra non può stare nelle istituzioni, punto”, ha affermato. “In una terra martoriata come la nostra, ogni esitazione diventa complicità. La neutralità è vigliaccheria”.

Scala ha parlato di “un intreccio torbido di affari, minacce e violenza che continua a condizionare la vita della città” e ha chiesto atti concreti e trasparenza assoluta da parte degli amministratori pubblici: “La camorra non si combatte con le parole ma con scelte nette. Castellammare ha bisogno di una rigenerazione morale prima ancora che politica”.

Il sindaco Vicinanza: “Nessuna zona d’ombra in maggioranza”

Il sindaco Luigi Vicinanza ha voluto ribadire la linea dell’amministrazione: “Etica, morale e trasparenza sono i cardini della mia azione politica – ha dichiarato –. Chi non si schiera apertamente contro il malaffare non può far parte della mia squadra”.

Vicinanza ha aggiunto che, al di là degli accertamenti della magistratura, esiste “un’esigenza di opportunità politica”: “Sui consiglieri e sull’attività del Comune non devono mai pesare comportamenti opachi. Non faremo un passo indietro davanti a chi vuole riportarci nel buio”.

Regionali, l’Antimafia segnala 8 candidati “impresentabili” tra Puglia e Campania

ROMA – Otto candidati alle elezioni regionali del 23 e 24 novembre risultano “impresentabili” secondo la commissione Antimafia: quattro in Puglia, a sostegno del candidato presidente di centrodestra Lobuono, e quattro in Campania, tra liste di centrodestra e centrosinistra. Nessuna irregolarità invece in Veneto. La decisione segue la verifica dei requisiti etici dei candidati e punta a garantire trasparenza e legalità in vista del voto.

In Puglia, le candidature contestate includono nomi già rinviati a giudizio per reati gravi come corruzione, turbata libertà degli incanti e autoriciclaggio. Alcuni casi riguardano anche condanne passate in giudizio d’appello per accesso abusivo a sistemi informatici. In Campania, tra i candidati impresentabili figurano persone coinvolte in procedimenti per bancarotta fraudolenta, riciclaggio, intermediazione illecita di lavoro e tentata concussione. L’Antimafia ha segnalato anche candidati alle elezioni comunali in comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, evidenziando come diversi ex amministratori e assessori siano tornati in corsa nonostante i procedimenti pendenti.

La pubblicazione dell’elenco è destinata a suscitare un dibattito politico acceso, a pochi giorni dal voto, sollevando interrogativi sulla capacità dei partiti di garantire candidati rispettosi del codice etico. Il fenomeno, come sottolinea la commissione, non riguarda solo violazioni di legge, ma anche condotte che possono compromettere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Il caso pone nuovamente al centro della campagna elettorale la questione della legalità e della trasparenza, mentre i candidati segnalati potranno comunque partecipare al voto, con eventuali ricadute legali o politiche legate ai procedimenti giudiziari ancora aperti.

Salerno, aggredisce un minorenne per rubargli il telefono: arrestato sul lungomare Trieste

SALERNO – Un pugno in pieno volto, il telefono strappato dalle mani e la fuga tra la folla del lungomare Trieste. È accaduto ieri pomeriggio nel cuore di Salerno, dove la polizia ha arrestato un uomo straniero accusato di rapina aggravata ai danni di un minorenne. L’aggressione è avvenuta in pochi istanti, sotto gli occhi dei passanti.

Il giovane, ferito e sotto shock, ha chiesto aiuto, permettendo agli agenti della volante di intervenire rapidamente sul posto. Raccolta la denuncia e la descrizione del rapinatore, i poliziotti si sono messi sulle sue tracce e lo hanno rintracciato poco dopo nei pressi della stazione ferroviaria. L’uomo, che cercava di allontanarsi, aveva ancora con sé il cellulare sottratto alla vittima.

Il minorenne è stato medicato per le lesioni riportate, mentre il rapinatore è stato arrestato e portato in questura. L’episodio riaccende l’allarme sicurezza nel centro cittadino, in un’area frequentata da famiglie e turisti. Il pronto intervento della polizia ha però permesso di evitare che la violenza

Acerra, picchia la moglie dopo l’ennesima lite: arrestato un 61enne

ACERRA – Ancora un episodio di violenza domestica nel Napoletano. Nel pomeriggio di ieri la Polizia di Stato ha arrestato un uomo di 61 anni, già noto alle forze dell’ordine, accusato di maltrattamenti in famiglia. I poliziotti del Commissariato di Acerra sono intervenuti dopo una segnalazione giunta alla Sala Operativa che indicava una lite in corso all’interno di un’abitazione.

Quando la volante è arrivata sul posto, la scena era chiara. Una donna, in forte stato di agitazione, ha chiesto aiuto agli agenti e indicato il marito come responsabile dell’aggressione appena subita. Ha raccontato che non era la prima volta, che le violenze andavano avanti da tempo e che, anche in passato, l’uomo aveva alzato le mani su di lei.

Di fronte alle testimonianze e ai segni evidenti dell’ennesima aggressione, gli agenti hanno immediatamente bloccato il 61enne e lo hanno tratto in arresto. L’intervento tempestivo della Polizia ha evitato conseguenze più gravi e riacceso, ancora una volta, i riflettori su un fenomeno che continua a consumarsi tra le mura domestiche.

Conte assente a Castel Volturno, non dirige allenamento del Napoli. Il club: "Permesso concordato"

NAPOLI – Antonio Conte non si è presentato oggi al centro sportivo di Castel Volturno per la ripresa degli allenamenti del Napoli. Dal club filtra tranquillità: si tratta, spiegano in una nota, di un permesso di tre giorni già concordato da tempo. Eppure, l’assenza del tecnico arriva in un momento in cui ogni dettaglio sembra pesare il doppio, dopo la sconfitta di Bologna e il malumore che serpeggia attorno alla squadra.

Conte, che ha scelto di trascorrere qualche giorno in famiglia a Torino, tornerà a dirigere la squadra soltanto a inizio della prossima settimana, in coincidenza con il rientro dei nazionali. Ma la coincidenza temporale alimenta inevitabilmente qualche sospetto, soprattutto dopo lo sfogo post-partita del tecnico e il messaggio di Aurelio De Laurentiis, costretto a smentire le voci di dimissioni circolate nelle ore successive al ko del Dall’Ara.

Da Castel Volturno ribadiscono la fiducia totale all’allenatore e il sostegno della società. Tuttavia, il peso della crisi si fa sentire: l’intesa tra squadra e guida tecnica appare fragile, e il calendario non lascia margini di respiro. Tra campionato e coppe, i prossimi impegni – Atalanta, Roma, Juventus, Qarabag, Benfica e il Cagliari in Coppa Italia – saranno il banco di prova per capire se il Napoli di Conte può rialzarsi o rischia di implodere.

Protesta tifosi Juve stabia: Il ministro dell'Interno di Avellino vieta le trasferte fino a febbraio 2026

Castellammare - E' rivolta sul web contro la decisione del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi di vietare le trasferte ai tifosi della Juve Stabia fino al 5 febbraio del 2026.

In molti commentano questa decisione molto pesante col fatto che il responsabile del Viminale sia di Avellino e non abbia mai nascosto le sue simpatie per la squadra della sua città che milita in serie B come la Juve Stabia.

La comunicazione della decisione è arrivata dalla stessa Juve Stabia secondo la quale:
"il Ministero dell’Interno preso atto dei gravi disordini avvenuti nella serata del 26 ottobre 2025, in occasione dell’incontro di calcio Padova-Juve Stabia, valevole per la nona giornata del campionato di Serie BKT, addebitabili alle condotte dei tifosi della Juve Stabia, ha decretato la chiusura, per la durata di tre mesi, con decorrenza dalla data del decreto (5 novembre) dei settori ospiti degli impianti sportivi dove la società “Società Sportiva Juve Stabia” disputerà gli incontri in trasferta, nonché il divieto della vendita di titoli di accesso ai medesimi impianti sportivi, per gli stessi incontri, nei confronti delle persone residenti nella Provincia di Napoli".

Il processo alla camorra vesuviana legata ai Mazzarella: 21 imputati

E' iniziato oggi e subito rinviato al 17 dicembre processo il processo con rito abbreviato davan ti al gip Francesca Bardi del Tribunale di Napoli, ai due clan della zona vesuviana costola del clan Mazzarella che gestivano gli affari illeciti tra Somma Vesuviana e Sant'Anastasia.

In quella data si procederà all'ascolto di eventuali dichiarazioni da parte degli im putati e poi si andrà al 21 gennaio 2026 per l'eventuale requisitoria e richiesta di condanne da parte del gip.

Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, due comuni confinanti, due facce della stessa medaglia criminale. L’indagine — frutto di anni di lavoro tra DDA di Napoli, carabinieri e guardia di finanza — mette in luce un quadro ancora preoccupante.

Somma Vesuviana: il gruppo De Bernardo e il legame con i Mazzarella

Una ragnatela criminale che da Somma Vesuviana arrivava fino al cuore di Napoli. Al vertice del gruppo, secondo gli inquirenti, Giovanni De Bernardo, figura storica della malavita locale, ritenuto punto di riferimento per il clan Mazzarella.

L’accusa è pesante: associazione di tipo mafioso, aggravata dal metodo e dalle finalità camorristiche. Il gruppo avrebbe imposto un vero e proprio controllo sul territorio di Somma Vesuviana, gestendo le estorsioni ai danni dei commercianti, la riscossione del “pizzo” e la spartizione degli introiti derivanti da attività illecite.

Secondo gli atti d’inchiesta, gli affiliati si muovevano con disciplina e gerarchia: un capo riconosciuto, regole interne, uso della forza e della minaccia per mantenere il dominio sulla piazza. In alcune intercettazioni, i rapporti con elementi del clan Mazzarella emergono in modo chiaro: forniture di armi, sostegno reciproco nelle fasi più delicate e interventi per “aggiustare” conflitti interni o esterni.

Le accuse non si fermano alla sola appartenenza: per diversi imputati si contestano episodi specifici di estorsione aggravata, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, minacce e favoreggiamento. In più casi, le intimidazioni sarebbero state accompagnate da colpi d’arma da fuoco esplosi a scopo dimostrativo, per riaffermare il potere del gruppo sul territorio.

 Sant’Anastasia: il clan Anastasio e il controllo del territorio

Parallelamente all’organizzazione di Somma, gli inquirenti hanno ricostruito l’attività di un’altra struttura camorristica radicata a Sant’Anastasia, riconducibile al clan Anastasio.
Secondo la ricostruzione accusatoria, il gruppo — guidato da Salvatore Anastasio e da Giovanni Anastasio — avrebbe esercitato per anni il controllo economico e criminale della zona, in stretto contatto con le famiglie di Napoli Est e del Miglio d’Oro.

Anche qui, il copione è simile: estorsioni sistematiche ai danni di commercianti e imprenditori locali, violenze e minacce per imporre la propria supremazia, e un sistema di protezione interna capace di scoraggiare chiunque tentasse di denunciare.

Il clan, secondo la Procura, era strutturato con ruoli definiti: chi gestiva le riscossioni, chi si occupava delle armi, chi manteneva i contatti con altri gruppi criminali dell’hinterland.
Le indagini hanno documentato episodi di tentate estorsioni, di danneggiamenti a colpi di arma da fuoco e di intimidazioni nei confronti di commercianti che avevano osato sottrarsi al pagamento del pizzo.

L’accusa parla  di un’associazione di stampo mafioso “stabile e radicata”, capace di condizionare la vita economica e sociale del paese, anche attraverso la paura e il silenzio.

Ora sarà il processo a stabilire le responsabilità individuali, ma la mole di capi d’imputazione restituisce un’immagine chiara: quella di un territorio ancora segnato dal potere delle famiglie e dalla fatica di chi, ogni giorno, prova a resistere alla logica del clan.

Elenco degli imputati

  • ANASTASIO Raffaele, n. a Napoli il 27.02.1982, res.te in Pollena Trocchia (NA), detenuto C.P. di Napoli – Secondigliano.
  • ANNUNZIATA Fabio, n. a Napoli il 29.09.1985, res.te in Napoli, detenuto C.C. di Benevento.
  • BAIA Antonio, n. a Ottaviano (NA) il 03.08.2004, res.te in Somma Vesuviana (NA).
  • BOVA Rosa, n. a Catanzaro il 20.10.1985, res.te in Somma Vesuviana (NA).
  • BUONOCORE Ferdinando, n. a Napoli il 26.03.1977, res.te in Somma Vesuviana (NA), detenuto C.P. di Napoli – Secondigliano.
  • CILIBERTI Luigi, n. a Napoli il 20.03.1971, res.te in Sant’Anastasia (NA).
  • CIVITA Fabio, n. a San Giuseppe Vesuviano (NA) il 26.06.1980, res.te in Somma Vesuviana (Na), detenuto C.C. di Benevento.
  • CORREALE Clemente, n. a Napoli il 05.11.1999, res.te in Napoli, detenuto C.P. di Napoli – Secondigliano.
  • CUOZZO Enzo, n. ad Abbiategrasso (MI) il 31.07.1968, res.te in Napoli, detenuto C.C. di Napoli – Poggioreale.
  • DE BERNARDO Roberto, n. ad Ottaviano (NA) il 26.01.2005, res.te in Melito di Napoli (NA), detenuto C.C. di Benevento.
  • DE BERNARDO Rosario, n. a Napoli il 31.10.1970, res.te in Somma Vesuviana (NA), detenuto C.C. di Benevento.
  • DI CAPRIO Salvatore, n. a Napoli il 20.11.1983, res.te in Napoli, detenuto C.P. di Napoli – Secondigliano.
  • DI CICCO Clemente, n. ad Acerra (NA) il 10.02.1983, res.te in Sant'Anastasia (NA), detenuto C.C. di Benevento.
  • ESPOSITO Salvatore, n. a Somma Vesuviana (NA) il 04.09.1976, res.te in Pollena Trocchia (NA), detenuto C.C. di Napoli – Secondigliano.
  • LANZONE Alessandro, n. a Cercola (NA) il 14.08.1986, res.te in Sant’Anastasia (NA), detenuto C.C. di Napoli – Poggioreale.
  • LANZONE Salvatore, n. a Napoli il 26.05.2003, res.te in Somma Vesuviana (NA), detenuto C.P. di Napoli – Secondigliano.
  • MARTINIELLO Carmine, n. in Svizzera il 05.10.1962, res.te in Scisciano (NA), detenuto C.P. di Napoli – Secondigliano.
  • MAZZARELLA Michele, n. a Napoli il 14.07.1978, res.te in Napoli, detenuto I.P. di Spoleto.
  • MENNA Antonio, n. a Napoli il 30.03.1982, res.te in Acerra (NA), detenuto C.C. di Benevento.
  • MIRANDA Carmela, n. a Napoli il 24.05.1974, res.te in Acerra (NA), detenuta C.C. di Lecce.
  • SCURTI Francesco, n. a Napoli il 06.03.2003, res.te in Napoli, detenuto C.C. di Napoli Poggioreale.
  • Nel collegio difensivo gli avvocati Leopoldo Perone, Sergio Lino Morra, Immacolata Romano, Mario Terracciano, Giuseppe Milazzo, Rosario Arienzo e Luigi Poziello.
  • (Nella foto da sinistra Michele Mazzarella o' fenomeno, Raffaele Anastasio, Rosario De Bernardo, Salvatore Di Caprio, Rosa Bova, Clemente Di Cicco, Salvatore Esposito e Fabio Civita)

Blitz al porto di Gioia Tauro: sequestrati 175 chili di cocaina

Un nuovo colpo al narcotraffico internazionale è stato inferto al porto di Gioia Tauro. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha intercettato e sequestrato oltre 175 chilogrammi di cocaina purissima, occultata in tre container provenienti dall’America Latina.

L’operazione rientra in un piano di controlli intensificati sull’intera area portuale, volto a individuare i container utilizzati dalle organizzazioni criminali per importare droga tra le migliaia di spedizioni che quotidianamente transitano dallo scalo calabrese.

Durante le ispezioni mirate, i militari del Gruppo Gioia Tauro e i funzionari doganali hanno selezionato tre container diretti in Italia e nei Paesi dell’Est Europa, ufficialmente carichi di prodotti ittici surgelati, tra cui polpo e gamberi. Sottoposti a scansione radiogena e successivamente controllati con le unità cinofile della Guardia di Finanza, i container hanno rivelato al loro interno 154 panetti di cocaina, per un peso complessivo superiore ai 175 chili.

Il carico, immesso sul mercato, avrebbe fruttato circa 30 milioni di euro alle organizzazioni criminali. La droga era occultata con tecniche sofisticate nel tentativo di eludere i serrati controlli doganali che, da mesi, vengono condotti nello scalo calabrese, da sempre snodo strategico del traffico internazionale di stupefacenti.

Tutta la documentazione dell’operazione è stata già trasmessa alla Procura della Repubblica di Palmi, al vaglio del Procuratore Emanuele Crescenti e del magistrato di turno, per la convalida e l’avvio delle ulteriori attività investigative.

Il sequestro di oggi conferma l’efficacia del coordinamento tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane, il cui lavoro congiunto continua a colpire duramente i flussi illeciti che attraversano il principale hub marittimo del Sud Italia.

Premio Landolfo: dall'amianto alla Terra dei Fuochi, storie di verità e impegno

Napoli – Il giornalismo che non ha paura di guardare nelle pieghe più oscure del territorio, dall'emergenza amianto al dramma eterno della Terra dei Fuochi. E quello che, all'opposto, racconta le eccellenze, l'innovazione e la rinascita. Sono questi i temi al centro della quattordicesima edizione del Premio di Giornalismo "Francesco Landolfo", in programma martedì 18 novembre alle 11 nella sede dell'Istituto di Cultura Meridionale a Palazzo Arlotta.

Un'edizione che si annuncia ricca di emozioni, con un momento particolarmente toccante dedicato alla memoria di Fabio Postiglione, storico giornalista del Corriere della Sera e per 18 anni cronista del Roma, scomparso prematuramente. Alla cerimonia, che vedrà la presenza di autorevoli rappresentanti della categoria come il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine, Carlo Bartoli, e la segretaria generale della FNSI, Alessandra Costante, saranno premiati i lavori che si sono distinti per rigore e capacità di inchiesta.

A vincere, spesso a pari merito, sono state indagini scomode e reportage di profondo impatto sociale. Per la carta stampata, trionfano l'inchiesta shock di Giulia Di Leo per La Stampa "Amianto, la strage infinita. E i nuovi malati sono sempre più giovani" e il progetto "SalvaTerra" di Francesco Parrella (Corriere Extra).

Nel campo radio-televisivo, vengono premiati Andrea Ruberto per "La beffa della Terra dei Fuochi" (Fuori dal coro, Rete Quattro) e Rossella Strianese con "Il mare negato di Napoli est: sognando l'eterna bonifica" (Tg news, Ottochannel). Sul web, si impongono Giorgia Colucci con un servaggio sull'imprenditoria femminile in agricoltura (Il Sole 24 Ore) e Giulia Martelli con il suggestivo "Che rumore fa la biodiversità?" per Arpa Campania Ambiente.

Spazio anche al giornalismo di comunità: a Efrem Tassinato va la Targa Gianpaolo Necco per il suo impegno con Wigwam News. Quattro, infine, le menzioni speciali della giuria, che raccontano un Sud fatto di volontariato, parchi e eccellenze enogastronomiche.

Il Premio, promosso dal quotidiano "Roma", dall'Ordine dei Giornalisti della Campania, dal Sindacato Unitario Giornalisti della Campania e dall'Arga Campania, mantiene viva la memoria di Francesco Landolfo, segretario dell'Ordine regionale e figura di spicco del giornalismo campano scomparso nel 2006, e di Gianpaolo Necco, artefice del rilancio dell'Arga regionale.

Weekend di sangue sulle strade: 29 morti, un +52%

Un fine settimana intriso di tragedia sulle arterie stradali italiane: tra venerdì 7 e domenica 9 novembre, il bilancio è agghiacciante con 29 vite spezzate in incidenti mortali, un incremento del 52% rispetto alle 19 vittime del weekend precedente.

A lanciare l'SOS è l'Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), che nel suo report mensile dipinge un quadro allarmante di una piaga che non accenna a placarsi, con numeri che gridano vendetta e chiamano a una riflessione collettiva sulla sicurezza stradale.

Tra le storie che spezzano il cuore, quella di un ragazzo di soli 17 anni, la vittima più giovane, e di una donna di 94 anni, la più anziana: un range generazionale che testimonia come la morte in auto non risparmi nessuno, dal fiorire della giovinezza al tramonto della vita. Il profilo delle vittime è variegato e impietoso: 15 automobilisti, 5 motociclisti, 6 pedoni, un ciclista e 2 conducenti di furgoni.

Non solo: il conteggio include anche i decessi di tre persone rimaste ferite nei weekend precedenti, a sottolineare come le conseguenze di un incidente possano protrarsi nel tempo con esiti fatali.Un episodio su tutti ha segnato il weekend con particolare crudeltà: l'unico incidente plurimo, che ha portato via tre vite in un colpo solo.

Le cause? In cinque casi fatali, si è trattato di uscite di strada senza il coinvolgimento di altri veicoli, un richiamo drammatico all'importanza di guida attenta e manutenzione dei mezzi. La geografia del dolore si concentra soprattutto su strade statali e provinciali, teatro di 14 sinistri mortali, mentre le autostrade – per fortuna – ne registrano di meno, grazie forse ai controlli più stringenti.

L'aspetto più sconcertante è l'età: ben 12 delle 29 vittime (il 41,3%) avevano meno di 35 anni, un dato che accende i riflettori su una generazione esposta a rischi elevati, tra distrazioni al volante, velocità e forse l'uso sconsiderato di smartphone. Dal punto di vista regionale, la Lombardia guida la triste classifica con 6 decessi, seguita da Emilia-Romagna, Lazio e Puglia (3 ciascuna).

Due vittime ciascuna in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Campania, Sardegna e Sicilia, mentre Piemonte e Trentino-Alto Adige ne contano una.Questi numeri non sono solo statistiche fredde: rappresentano famiglie distrutte, comunità colpite e un sistema viario che, nonostante i progressi tecnologici come tutor elettronici e campagne di sensibilizzazione, continua a mietere vittime a un ritmo insostenibile.

L'Asaps, nel suo bollettino, non si limita a contare i morti ma lancia un appello: "È ora di investire di più in prevenzione, formazione e infrastrutture sicure". In un'Italia dove la mobilità è essenziale, questo weekend di sangue deve diventare il turning point per politiche più incisive, prima che il prossimo bilancio sia ancora più pesante. Intanto, le indagini proseguono per chiarire le dinamiche di ogni singolo caso, ma una cosa è certa: la strada, troppo spesso, si conferma il luogo più pericoloso del nostro quotidiano.

Assalto al bancomat a Sant'Anastasia: auto rubata usata come ariete contro lo sportello Unicredit

Nuova notte di paura a Sant'Anastasia, nel napoletano, dove un gruppo di malviventi ha tentato di svaligiare il bancomat Unicredit di Piazza IV Novembre utilizzando la tecnica della "spaccata". Per sfondare lo sportello automatico, i criminali hanno impiegato un'Alfa Romeo Giulietta rubata a un ignaro cittadino, trasformandola in un ariete e abbandonandola sul posto ridotta a un ammasso di lamiere.

L'episodio, denunciato al deputato Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi-Sinistra da un residente, si è concluso senza che i ladri riuscissero nel loro intento grazie al tempestivo intervento della vigilanza e delle forze dell'ordine. L'auto utilizzata per il colpo è stata completamente distrutta nell'impatto.

Criminalità in crescita

Il tentato furto si inserisce in un quadro nazionale sempre più preoccupante. I dati ufficiali confermano l'aumento dei reati predatori in Italia, con un'impennata particolare di furti d'auto e microcriminalità di strada. Sant'Anastasia non fa eccezione, registrando negli ultimi mesi una escalation di episodi criminali che alimenta il senso di insicurezza tra i cittadini.

"Agiscono come se fossero nell'Eldorado"

"Le immagini di quell'auto, rubata a un cittadino onesto e ridotta a un rottame per compiere un gesto criminale, rappresentano il simbolo di una violenza e un'audacia che non possiamo più tollerare," dichiarano Borrelli e Ines Barone, rappresentante territoriale di Europa Verde. "Questi criminali agiscono con un senso di impunità che li fa sentire nell'Eldorado."

I due esponenti politici puntano il dito contro la carenza di organici: "Mancano uomini e mezzi. Abbiamo troppo pochi agenti sul territorio per garantire un controllo capillare e scoraggiare questa tipologia di reati. Il cittadino vittima del furto subisce un doppio danno: perde la sua auto e la vede utilizzata per altri scopi criminali."

L'appello allo Stato

"Lo Stato deve investire massicciamente in sicurezza, rafforzando gli organici delle forze dell'ordine e fornendo strumenti adeguati per contrastare questa ondata criminale," concludono Borrelli e Barone. "Non possiamo permettere che la paura e l'insicurezza diventino la normalità nelle nostre città."

La “New Life” dei morti: così il clan D’Alessandro si prendeva il 118 e il dolore di Castellammare

A Castellammare di Stabia la morte era diventata un affare. Le ambulanze di una società dal nome rassicurante — New Life, nuova vita — trasportavano a casa pazienti già deceduti, fingendo che fossero ancora vivi. Bastava un modulo, una firma e la complicità di chi chiudeva un occhio nei corridoi dell’ospedale San Leonardo.

Un meccanismo cinico e rodato, che serviva a bypassare i controlli comunali e a garantire al clan D’Alessandro il monopolio del trasporto di malati e defunti.
L’operazione è stata smontata dai carabinieri di Torre Annunziata sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che oggi ha disposto il sequestro della società e cinque misure cautelari.

Secondo gli inquirenti, le ambulanze della New Life, formalmente indipendenti ma di fatto controllate dal clan, trasferivano a casa pazienti già morti in ospedale, fingendo che fossero ancora vivi per aggirare i regolamenti comunali.

Le norme, infatti, prevedono che solo le imprese funebri autorizzate possano prelevare le salme. Ma la camorra aveva trovato la scorciatoia: “resuscitare” i defunti per trasportarli come se fossero ancora in cura, trasformando anche la morte in fonte di guadagno.

 Gli arresti: prestanomi, parenti e fedelissimi del clan

Gli indagati sono cinque. In carcere sono finiti Daniele Amendola, 45 anni, imprenditore e prestanome appartenente alla nota famiglia dei "cape e fierro", e Luigi Staiano, 37 anni, nipote del defunto padrino Michele D’Alessandro, in quanto figlio di Maria D'Alessandro.
Risultano indagati invece Antonio Rossetti, 53 anni, detto ’o guappone e cui farebbe riferimento la società New Life —  detenuto al 41 bis e figura storica del clan —, Giuseppe Di Lieto, 32 anni, e Pasquale Esposito, 50 anni, genero del boss Luigi D’Alessandro.

Sono accusati di trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza e tentata estorsione, tutte aggravate dal metodo mafioso.
In realtà, dietro l’apparente società privata, c’era un’impresa del clan, che controllava l’intero circuito del 118 e del trasporto sanitario.

 Come funzionava la truffa

La regola, in teoria, è chiara: solo le ditte funebri autorizzate dal Comune possono prelevare le salme dagli ospedali.
Ma il clan aveva escogitato un modo per aggirarla. Quando un paziente moriva, gli uomini della New Life compilavano documenti falsi, facendo risultare la persona ancora viva al momento del trasporto.
Così il cadavere lasciava l’ospedale su un’ambulanza privata, con tanto di sirena e lampeggiante.

Un inganno semplice e redditizio

Nel periodo tra aprile e luglio 2021 gli investigatori hanno documentato almeno tre casi, ma i collaboratori di giustizia Valentino Marrazzo e Pasquale Rapicano hanno raccontato che i “viaggi fantasma” erano decine, forse centinaia.

Ogni piano dell’ospedale aveva “un referente”: qualcuno che avvisava il clan quando un paziente era in fin di vita. Da lì partiva il giro di chiamate e la corsa della New Life, la “nuova vita” che cominciava dopo la morte.

 L’impero delle ambulanze

Il controllo del 118 era un affare da milioni di euro.Le ambulanze del clan ricevevano segnalazioni per trasporti privati, emergenze dagli alberghi della costiera e trasferimenti di pazienti gravi, ma anche per la presa in carico dei defunti.
Le ditte concorrenti venivano sistematicamente minacciate o costrette a ritirarsi dalle gare d’appalto.

Chi non accettava di farsi da parte subiva rappresaglie o sabotaggi. Come emerge dalle 150 pagine dell’ordinanza cautelare firmata del gip, Federica Colucci, i D’Alessandro avevano creato un regime di monopolio mafioso che trasformava il servizio sanitario in una rete di potere economico e controllo sociale.

Gli intrecci con altri affari

Dalle intercettazioni e dalle testimonianze emerge che lo stesso gruppo puntava a espandere il proprio controllo anche oltre l’ospedale.

Un episodio in particolare ha fatto scattare l’allarme: il tentativo di imporre il servizio di ristoro all’interno dello stadio Romeo Menti, casa della Juve Stabia.
A occuparsene era Luigi Staiano, che avrebbe minacciato il responsabile della sicurezza per ottenere l’appalto.

Un’azione che conferma la strategia imprenditoriale dei D’Alessandro: diversificare, entrare ovunque ci sia denaro pubblico o visibilità sociale — dalla sanità allo sport.

 Le voci dei pentiti

A squarciare il silenzio sono stati i collaboratori di giustizia. Marrazzo e Rapicano hanno descritto in dettaglio il ruolo dei referenti ospedalieri e le modalità con cui venivano “preparati” i trasporti falsi.

“Ogni piano aveva un contatto”, ha raccontato uno di loro. “Quando un paziente peggiorava, li chiamavano. Era questione di minuti. L’ambulanza partiva e arrivava prima ancora che il medico firmasse il decesso.”

Una macchina criminale perfetta, alimentata da complicità e silenzi.E da un marchio: il terrore silenzioso dei D’Alessandro, la camorra che entra negli ospedali e fa affari con la morte.

 Il paradosso della “nuova vita”

Sulla carta, New Life doveva significare rinascita.Nella realtà, era l’ennesimo volto di un sistema mafioso che si nutre del dolore altrui.
Il nome prometteva speranza, ma dietro c’erano affari sporchi, cadaveri finti e potere reale.
Un’altra pagina dell’impero D’Alessandro, dove anche la morte diventa merce e Castellammare resta prigioniera della sua camorra, che non muore mai davvero.

 

 

San Nicola La Strada, arrestato 27enne gambiano con hashish e contanti

San Nicola La Strada – Nella notte tra martedì e mercoledì, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Caserta hanno arrestato un 27enne originario del Gambia, regolare sul territorio nazionale, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

L’operazione è scattata nei pressi della villa comunale di Largo Rotonda, dove il giovane è stato notato dai militari in atteggiamento sospetto. Alla vista dei Carabinieri, l’uomo ha tentato di allontanarsi rapidamente, scatenando un breve inseguimento. Raggiunto poco dopo, ha opposto resistenza con spintoni e strattoni, ma è stato prontamente bloccato e immobilizzato.

La successiva perquisizione personale ha permesso di rinvenire circa 7,5 grammi di hashish e la somma di 290 euro in contanti, ritenuta provento dell’attività di spaccio. Il materiale è stato sequestrato e il giovane condotto in caserma, dove è stato trattenuto presso la camera di sicurezza in attesa del giudizio con rito direttissimo.

L’intervento rientra nell’ambito dei continui controlli disposti per contrastare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti sul territorio. I Carabinieri ribadiscono l’impegno costante nella prevenzione e repressione dei reati legati alla droga, soprattutto nelle aree più frequentate dai giovani.

Voto sotto assedio ad Acerra: "Ricatti e minacce, la gente ha paura"

Napoli – Un'ombra pesante si allunga sul voto ad Acerra. Un'ombra fatta di pressioni, minacce velate e un "mercinonio continuo" che soffoca la libera espressione democratica. L'allarme, nero su bianco, è stato lanciato il 31 ottobre scorso da Alessandro Cannavacciuolo, candidato indipendente nella lista 'Alleanza Verdi e Sinistra (Avs)' e volto storico della battaglia contro i veleni della Terra dei Fuochi. Ora, la Prefettura di Napoli ha rotto gli indugi e avviato un'attività istruttoria formale.

Il quadro dipinto da Cannavacciuolo è allarmante. L'attivista, le cui denunce hanno contribuito a far condannare l'Italia per i disastri ambientali, ha chiesto alla Prefettura un "intervento immediato e straordinario" per garantire la legalità.

Cannavacciuolo sa di essere un candidato scomodo. La sua decennale lotta contro l'inquinamento ha colpito interessi potenti, portando alla sbarra importanti imprenditori locali. E ora, dice, il conto gli viene presentato in campagna elettorale.

(h39Il "Sistema" della Pressione

L'attivista non fa nomi, ma descrive un sistema capillare di costrizione. "Ci sono persone – tuona Cannavacciuolo – che vorrebbero votarmi ma sono costrette a nascondere il mio manifestino elettorale perché qualcuno ha preteso da loro il voto".

La denuncia elenca metodi e obiettivi precisi:

Minacce dirette: Ritorsioni promesse a "cittadini normali e piccoli imprenditori" in caso di mancato sostegno al "candidato indicato".

Dipendenti comunali sotto scacco: Si parla di "costrizioni e intimidazioni", anche "indirette", per obbligare i dipendenti a partecipare o sostenere specifiche campagne elettorali, pena "ritorsioni o discriminazioni sul posto di lavoro".

Il baratto su professionisti e tecnici: Figure locali che verrebbero "indotte a manifestare pubblicamente il proprio sostegno" in cambio di "presunti favori o agevolazioni" negli uffici comunali.

Pressioni sulla scuola: La denuncia cita anche ingerenze su docenti dell'Istituto Superiore di Via Diaz.

L'indagine della Prefettura

Mentre la campagna elettorale entra nel vivo, l'istruttoria della Prefettura dovrà ora accertare la veridicità di queste accuse, che gettano un'ombra inquietante sulla trasparenza del voto in un territorio già profondamente ferito. L'obiettivo di Cannavacciuolo è uno solo: una campagna elettorale "serena e trasparente". Un diritto che, ad Acerra, sembra tutt'altro che scontato.

Blitz dei Carabinieri a Castel Volturno: 4 giovani nei guai

Castel Volturno– Colpi di lama nell'aria pesante di Castel Volturno. Sono quelli dei coltelli trovati addosso a quattro giovani durante un mirato controllo dei Carabinieri della Tenenza, che hanno messo in fila una denuncia dopo l'altra per porto abusivo di armi.

Il servizio di controllo del territorio, volto a prevenire e reprimere reati, si è trasformato in un sequestro a catena. Le perquisizioni personali non hanno lasciato scampo: tutti e quattro i ragazzi sono stati trovati in possesso di coltelli, pronti all'uso.

A finire nel mirino della Benemerita, un 21enne e un 19enne, entrambi di Castel Volturno. Il primo aveva con sé un coltello con la lama di 8 centimetri, il compagno di viaggio uno ancora più lungo, da 10 centimetri. A loro si sono aggiunti due amici di Giugliano in Campania, un 18enne e un 20enne, anch'essi "armati" di coltelli a lama da 10 centimetri.

Ma per tre di loro – il 21enne di Castel Volturno e i due amici di Giugliano – la notte è peggiorata. Oltre all'accusa per i coltelli, è scattata la segnalazione alla Prefettura di Caserta per il possesso di hashish. Quantità piccole, ma sufficienti a far lievitare le contestazioni: 1,3 grammi per il più grande, 2,5 per il 20enne e addirittura 4 grammi per il 18enne.

Proprio su quest'ultimo, il più giovane del gruppo, si sono concentrate le misure più severe. I Carabinieri, infatti, hanno disposto il ritiro immediato della patente di guida. Al momento del controllo, il diciottenne era al volante di una Lancia Ypsilon: un "lusso" che non poteva permettersi, data la condotta irregolare e il fosco reato contestato. Un giro in macchina finito nel peggiore dei modi, con un viaggio a piedi e una lunga serie di guai con la Giustizia.

Palma Campania, il parcheggio è sul marciapiede: la "genialità" diventa un caso

Il parcheggio "creativo" è un'abitudine tristemente nota nelle città italiane, ma a Palma Campania si è andati oltre. Qui, l'infrazione non è più frutto dell'indisciplina del singolo automobilista, ma è stata istituzionalizzata con tanto di strisce bianche. Il risultato? Un marciapiede trasformato di fatto in un parcheggio autorizzato, a totale discapito della sicurezza dei pedoni.

L'incredibile episodio si è verificato in Via Nuova Nola. Come documentato da una serie di fotografie, gli stalli di sosta sono stati disegnati occupando gran parte del marciapiede. Non una semplice sbavatura di vernice, ma una vera e propria invasione che ne annulla la funzione primaria. La situazione è aggravata dal fatto che le strisce terminano a ridosso di cordoli e fossati, rendendo impossibile il passaggio non solo a chiunque, ma soprattutto a persone con disabilità in carrozzina o genitori con passeggini, costretti a scendere sulla carreggiata e a rischiare la propria incolumità.

Questa scelta di "pianificazione urbana" si scontra palesemente con il Codice della Strada, che vieta categoricamente la sosta sui marciapiedi. Non si tratta di un errore, ma di una decisione che privilegia la necessità di un posto auto alla sicurezza dei cittadini. A sollevare il caso è stato un residente della zona, che ha inviato tutta la documentazione fotografica al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli.

Il parlamentare ha immediatamente agito, annunciando di aver avviato le procedure per richiedere un intervento urgente all'amministrazione comunale di Palma Campania e agli organi preposti per ripristinare le condizioni di legalità e buon senso.

"È intollerabile che l'esigenza di parcheggio venga soddisfatta a scapito della sicurezza e dei diritti dei pedoni, in particolare dei più fragili," ha dichiarato Borrelli. "Il marciapiede ha una sola funzione: garantire la libera e sicura circolazione di tutti.

Chiediamo la cancellazione immediata di questi stalli e il ripristino della legalità in Via Nuova Nola. Il Comune non può autorizzare un'infrazione così lampante del Codice della Strada." L'attesa è ora per una risposta rapida da parte dell'amministrazione locale, chiamata a rimediare a un abuso che trasforma uno spazio pubblico in un pericolo autorizzato.

Accoltella il compagno per gelosia: 40enne arrestata a Santa Maria Capua Vetere

Santa Maria Capua Vetere – Una scenata di gelosia è degenerata in tragedia, trasformando un normale pomeriggio in un dramma di sangue. Nella giornata di ieri, 11 novembre, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere hanno arrestato una donna di 40 anni, di origine marocchina, con l’accusa di tentato omicidio.

Secondo una prima ricostruzione dei militari, la donna avrebbe aggredito il compagno, un connazionale di 35 anni, al culmine di una lite esplosa all’interno della loro abitazione. Accecata dalla rabbia, avrebbe afferrato un coltello da cucina con una lama di circa venti centimetri, colpendo l’uomo più volte, anche al torace.

L’allarme è scattato quando alcuni vicini, spaventati dalle urla, hanno chiamato i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e un’ambulanza del 118. La vittima, trovata riversa in una pozza di sangue, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale di Caserta, dove è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni restano gravi: i medici si sono riservati la prognosi.

La 40enne, fermata subito dopo i fatti, non avrebbe opposto resistenza all’arresto. Condotta in caserma per gli accertamenti di rito, è poi stata trasferita presso la casa circondariale femminile di Santa Maria Capua Vetere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire con precisione la dinamica dell’aggressione e di comprendere se vi fossero precedenti episodi di violenza all’interno della coppia.

Nola, sgominata la "Fabbrica" delle sigarette di contrabbando: 3 arresti

Napoli - Duro colpo al cuore del contrabbando internazionale di tabacchi lavorati esteri e alla contraffazione di marchi: la Guardia di Finanza di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha inferto una paralizzante offensiva nei confronti di un'organizzazione criminale radicata nel territorio nolano.

Nella giornata odierna, 12 novembre 2025, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale, che dispone gli arresti domiciliari per 3 persone.

Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata non solo al contrabbando di sigarette, ma anche alla produzione di merce contraffatta.

Secondo quanto emerso dalle attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica, i tre soggetti raggiunti dal provvedimento cautelare ricoprivano un ruolo di primo piano all'interno del sodalizio.

L'organizzazione criminale, pur avendo la sua centrale operativa nell'area del Nolano, poteva contare su un'articolata e strategica rete logistica in diverse località, sia sul territorio nazionale che all'estero, dimostrando un elevato livello di organizzazione e capacità operativa.

Sequestri Milionari: Fabbriche Clandestine e "Bionde" a Fiumi
L'operazione non si è limitata agli arresti. Nel corso delle complesse indagini, le Fiamme Gialle hanno proceduto al maxi sequestro di:

Ingenti quantitativi di tabacco grezzo e sigarette

Opifici clandestini completi e funzionanti, interamente dedicati alla produzione illecita di sigarette recanti marchi contraffatti, di fatto vere e proprie "fabbriche" del falso che immettevano sul mercato prodotti non a norma e fuori dal circuito fiscale.

L'azione della DDA e della Guardia di Finanza mira a recidere il flusso di guadagni illeciti che alimenta la criminalità organizzata e a tutelare la salute pubblica e gli interessi erariali dello Stato, colpiti duramente dal fenomeno del contrabbando e della contraffazione.

Circumvesuviana, i nuovi treni ancora fermi: la consegna slitta per la terza volta in quattro anni

NAPOLI – La Circumvesuviana resta ostaggio dei ritardi. La consegna dei nuovi treni, attesa da anni per ridare respiro a una delle linee ferroviarie più disastrate del Paese, è nuovamente in bilico. La società spagnola Stadler, incaricata della fornitura, ha chiesto una nuova proroga dei tempi di consegna: sarebbe la terza in quattro anni. L’Eav, azienda regionale che gestisce la rete, ha reagito con durezza, minacciando penali e un’azione legale per risarcimento danni.

In una lettera inviata il 7 novembre alla sede di Valencia, il presidente Umberto De Gregorio parla di una “situazione drammatica”, che rischia di esplodere proprio alla vigilia delle elezioni regionali del 23 e 24 novembre. Dei 56 convogli ordinati nel 2019 — al costo di 6,5 milioni ciascuno — ne sono stati consegnati soltanto tre. E nessuno è ancora entrato in servizio, in attesa dei collaudi. Secondo i termini del contratto, entro oggi ne sarebbero dovuti arrivare 38.

L’Eav ha respinto ogni ulteriore rinvio, diffidando formalmente Stadler dall’aggravare un ritardo che, secondo l’azienda regionale, compromette l’intero piano di rilancio del trasporto pubblico in Campania. “Non è possibile accogliere ulteriori richieste di proroga o modifiche alle condizioni di pagamento”, si legge nella missiva, “e ci riserviamo di agire in tutte le sedi, anche giudiziarie”.

A peggiorare la situazione si aggiunge lo sciopero di 24 ore proclamato dal sindacato Confail, che nelle ultime agitazioni aveva registrato un’adesione del 30% tra i lavoratori. La Circum, già piegata da soppressioni e guasti quotidiani, si prepara a una nuova giornata di disagi. Il dossier sui treni fantasma sarà uno dei primi nodi che il nuovo presidente della Regione dovrà affrontare. Senza nuovi convogli, la Circumvesuviana rischia di restare ferma, letteralmente e politicamente.

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