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Neonata di un giorno trasportata d'urgenza da Lamezia a Napoli

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È atterrato nel primo pomeriggio di oggi a Napoli il velivolo Gulfstream G650 del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare che ha effettuato un delicatissimo trasporto sanitario: a bordo una neonata di appena un giorno di vita, trasferita d’urgenza da Lamezia Terme per essere ricoverata presso l’Azienda Ospedaliera Specialistica dei Colli–Monaldi, centro di riferimento per la cura delle patologie neonatali più complesse.

L’intervento, richiesto dalla Prefettura di Catanzaro e coordinato dalla Sala Situazioni di Vertice del Comando Squadra Aerea – 1ª Regione Aerea di Milano, è stato attivato in tempi estremamente rapidi grazie alla prontezza degli equipaggi dell’Aeronautica, sempre in allerta per missioni di questo tipo.

La bimba ha viaggiato all’interno di una culla termica, costantemente monitorata da un’équipe medica specializzata per garantire condizioni di massima sicurezza durante l’intero volo.

Quello di oggi è il terzo trasporto sanitario urgente effettuato dall’Aeronautica Militare in meno di 24 ore. Nelle ore precedenti, un altro Gulfstream G650 del 31° Stormo aveva trasferito una donna da Lampedusa a Palermo, mentre un C-130J della 46ª Brigata Aerea aveva portato un paziente da Ciampino a Bari.

Una sequenza di interventi che conferma il ruolo fondamentale della Forza Armata nel supporto alle emergenze mediche nazionali, spesso decisive per salvare vite nel momento più critico.

Carabinieri nella Terra dei Fuochi: sequestri e quattro denunce per reati ambientali

La lotta ai reati ambientali nella Terra dei Fuochi continua senza sosta. Negli ultimi giorni i Carabinieri, coordinati dal Comando Provinciale di Caserta, hanno intensificato le verifiche in un territorio che da anni combatte contro sversamenti abusivi, attività irregolari e accumuli di rifiuti pericolosi. I controlli, svolti dalle Compagnie e dai Nuclei Forestale dei comuni interessati, hanno coinvolto Casal di Principe, Teverola, Gricignano di Aversa e Villa Literno, portando al sequestro di cinque aree e alla denuncia di quattro persone.

A Casal di Principe, tra il 21 e il 29 novembre, le indagini hanno messo in luce attività produttive che operavano fuori legge. In via San Donato un’impresa edile produceva calcestruzzo senza autorizzazioni, bruciava scarti industriali e sversava fanghi direttamente sulla sede stradale. Il terreno agricolo circostante era invaso da rifiuti di ogni tipo: pneumatici, residui ferrosi, oli esausti e materiali meccanici. Un secondo intervento in via Bovio ha portato al sequestro di una carrozzeria priva dei titoli richiesti e colma di scarti pericolosi come vernici, oli e componenti metallici.

A Teverola, il 26 novembre, un sopralluogo congiunto tra la Stazione locale e il Nucleo Forestale di Marcianise ha portato al sequestro di una riserva aziendale all’interno dell’area PIP, dove erano stoccati materiali ferrosi classificati come rifiuti speciali pericolosi. Il titolare è stato denunciato e dovrà far fronte a sanzioni per oltre sedicimila euro.

A Gricignano di Aversa, due giorni prima, i Carabinieri hanno scoperto circa quindici tonnellate di rifiuti abbandonati lungo una strada consortile nei pressi di via della Stazione. L’area, trasformata di fatto in una discarica a cielo aperto, è stata sequestrata e affidata al Comune per gli interventi di bonifica e classificazione.

L’ultimo intervento risale al 20 novembre a Villa Literno, dove un terreno agricolo di mille metri quadrati in via Vecchia Aversa ospitava oli esausti, taniche di vernici, pneumatici e altro materiale ferroso. Sono in corso gli accertamenti per risalire ai responsabili dello sversamento.

Il bilancio conferma la gravità del fenomeno: cinque aree poste sotto sequestro e quattro persone denunciate. L’Arma assicura che i controlli proseguiranno nei prossimi giorni in tutta la provincia, con l’obiettivo di contrastare gli illeciti ambientali e proteggere la salute dei cittadini.

Movida di Caserta, controlli a tappeto: scattano sanzioni e una sospensione

La movida di Caserta finisce nuovamente sotto la lente dei Carabinieri. Nella serata del 28 novembre 2025, due locali di via Ferrante sono stati oggetto di un controllo congiunto da parte del Nucleo Ispettorato del Lavoro, del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità e dei militari della Stazione locale. Un’operazione mirata, condotta mentre la strada era animata da giovani e musica, che ha evidenziato una serie di irregolarità significative.

Nel primo esercizio, dedicato alla somministrazione di cibi e bevande, i militari hanno individuato due lavoratori non regolarmente assunti. La mancanza dei contratti ha portato a sanzioni per 4.166 euro e alla sospensione immediata dell’attività, che potrà riaprire solo dopo la completa regolarizzazione del personale.

Il secondo locale, anch’esso parte del circuito della movida, ha mostrato invece problemi di natura strutturale e gestionale: documenti di autocontrollo non aggiornati, planimetrie non conformi, servizi igienici da adeguare, insufficienti spazi per gli armadietti dei dipendenti e cestini privi di chiusura e apertura a pedale. In questo caso è scattata una diffida, con l’obbligo di risolvere tutte le criticità entro 30 giorni sotto la supervisione delle autorità sanitarie.

L’operazione conferma l’importanza dei controlli nelle ore più frequentate della movida, dove l’attenzione non può limitarsi alla sicurezza pubblica ma deve includere la tutela dei lavoratori, la salubrità degli ambienti e il rispetto delle norme che proteggono clienti e operatori. La serata di verifiche, infatti, non si traduce solo in sanzioni: rappresenta un richiamo alla responsabilità per chi opera in un settore centrale per la vita notturna e sociale della città.

Gilmour si opera per la pubalgia: il Napoli perde un altro centrocampista

Il Napoli incassa un’altra tegola in un momento già segnato dagli infortuni. Billy Gilmour, 24 anni, sarà operato lunedì a Londra per risolvere la pubalgia che da settimane ne comprometteva continuità ed esplosività. Lo ha annunciato il club azzurro con una nota ufficiale, precisando che il giocatore sarà affiancato durante il percorso clinico dal dottor Gennaro De Luca, membro dello staff medico societario.

L’ennesimo “stop” aggrava ulteriormente una situazione già complicata per Antonio Conte, che vede svuotarsi il reparto più delicato della squadra. Gilmour resterà fuori fra i 50 e i 60 giorni, un’assenza pesante che si somma ai lunghi infortuni di Kevin De Bruyne e Frank Anguissa. Tre KO che, nella fase cruciale della stagione, lasciano il tecnico con il solo terzetto Lobotka–McTominay–Elmas per reggere la cerniera di centrocampo.

Il centrocampista scozzese, arrivato la scorsa estate dal Brighton per 14 milioni, aveva iniziato la stagione con buona continuità prima dell’acuirsi del problema fisico. Ora lo aspetta un percorso di recupero complesso, mentre il Napoli dovrà reinventarsi ancora una volta in piena emergenza, cercando soluzioni tattiche e alternative per sopravvivere a un reparto falcidiato.

Napoli, giovane pusher arrestato in via Foria: droga nascosta anche in casa

Il contrasto allo spaccio nelle aree più sensibili della città torna al centro delle operazioni predisposte dalla Questura di Napoli. Nei pressi di via Foria, fulcro di un viavai continuo e crocevia di attività illecite, un ventenne napoletano è finito in manette dopo un intervento rapido e coordinato della Polizia di Stato. Gli agenti dei commissariati Vicaria-Mercato e Decumani, impegnati in un servizio straordinario di controllo, hanno notato il giovane muoversi con circospezione tra alcuni passanti, fino alla consegna sospetta di un piccolo oggetto. È stato l’innesco di un intervento immediato che ha interrotto la cessione e portato al suo fermo.

La perquisizione personale ha aperto la strada a un controllo più approfondito, esteso anche all’abitazione del ragazzo, dove gli agenti hanno scoperto un vero e proprio deposito di stupefacenti. Cocaina, hashish e marijuana erano nascoste in quantità tali da far ipotizzare un’attività di spaccio strutturata, supportata da strumenti come un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento. La quantità complessiva, tra i vari tipi di droga, supera il chilo e mezzo, un volume che restituisce l’immagine di un traffico radicato e tutt’altro che improvvisato.

Il giovane è stato arrestato e trattenuto a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre le indagini proseguono per verificare la rete di contatti e il possibile coinvolgimento di altri soggetti. Il blitz, inserito nel più ampio piano di contrasto allo spaccio predisposto dalla Questura, conferma l’impegno delle forze dell’ordine nel presidiare le zone più esposte e nel colpire le attività criminali che sfruttano la vulnerabilità dei quartieri centrali.

Totti elogia Napoli: “Tifoseria pazzesca, mi hanno sempre voluto bene”

Francesco Totti torna a parlare del suo rapporto con Napoli e con il Napoli, un legame che lui stesso definisce «speciale» e che va oltre le sfide in campo. L’ex capitano giallorosso, alla vigilia di Roma-Napoli, rievoca gli anni delle grandi battaglie sportive e l’affetto ricevuto dalla tifoseria partenopea.

«Il ricordo più forte? Napoli-Roma alla penultima giornata del 2001», racconta Totti. «Se avessimo vinto, il Napoli sarebbe retrocesso in B, ed era un’ipotesi impensabile per una piazza così passionale. Napoli mi ha sempre ricordato Roma: stessa energia, stessa carica emotiva».

Il legame con la curva azzurra, secondo Totti, non si è mai incrinato: «La tifoseria del Napoli è pazzesca. Hanno sempre avuto un debole per me, tranne quando li affrontavo in campo. Da quando ho smesso, il loro affetto non è mai venuto meno. Questo per me vale tantissimo».

Totti ribadisce quanto il pubblico napoletano lo abbia colpito anche al di là delle partite: «Napoli è una realtà che vive il calcio come poche altre al mondo. L’ho sempre percepito: quando giocavo era una sfida totale, ma fuori dal campo il rispetto è stato enorme». Un rapporto reciproco, intenso, che Totti continua a rivendicare: «A Napoli ho trovato una tifoseria che ti entra dentro. Non si dimentica».

Volla, tentano di rubare un’auto: due uomini arrestati dalla Polizia di Stato

A Volla un tentato furto d’auto si è concluso con un arresto doppio e un intervento rapido che conferma l’attenzione crescente delle forze dell’ordine sul territorio. Nel pomeriggio di ieri gli agenti del Commissariato Poggioreale, impegnati nei consueti servizi di controllo, hanno intercettato due uomini in atteggiamento sospetto in via San Domenico. Uno dei due si trovava all’interno di una vettura in sosta, mentre il complice vegliava all’esterno, ma alla vista della pattuglia entrambi hanno provato ad allontanarsi precipitosamente, risalendo su un’altra auto e tentando la fuga.

La manovra non è bastata a eludere il controllo: la Polizia li ha raggiunti in pochi istanti, bloccandoli e procedendo alle verifiche. Nel veicolo utilizzato per scappare sono stati trovati attrezzi chiaramente destinati allo scasso, mentre l’auto presa di mira presentava la portiera forzata e il cilindretto d’accensione manomesso. Gli accertamenti hanno anche rivelato che il 44enne alla guida era privo di patente, violazione reiterata nel biennio e quindi aggravante ulteriore.

Il 44enne napoletano e il 26enne di Acireale, entrambi già noti alle forze dell’ordine, sono stati arrestati per tentato furto aggravato, mentre per il più anziano è scattata anche la denuncia per guida senza patente. Un episodio che conferma come l’azione tempestiva delle pattuglie sul territorio continui a rappresentare un argine concreto contro i reati predatori.

Mattarella a Pompei: incontro con i giovani del Tulipano e sorpresa per don Patriciello

Napoli  – Una visita privata al Parco archeologico di Pompei si è trasformata, per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un doppio incontro denso di umanità e simboli: da un lato le ragazze e i ragazzi della cooperativa sociale Il Tulipano, impegnati in percorsi di inclusione lavorativa; dall’altro don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco Verde di Caivano noto per il suo impegno nella “Terra dei Fuochi”.

Mattarella è stato accompagnato dal direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, alla Parvula Domus, la fattoria culturale e sociale del Tulipano, dove si sviluppano progetti di agricoltura sociale e cura del verde.

Qui il Capo dello Stato si è intrattenuto a lungo con i giovani, ascoltando dalla loro voce l’esperienza quotidiana all’interno del parco e concedendosi qualche foto ricordo.

«Le parole del Presidente – racconta Giovanni Minucci, presidente della cooperativa – sono state per noi uno straordinario riconoscimento e un incoraggiamento a proseguire. Ha sottolineato l’importanza dell’inclusione nel mondo del lavoro e questo ha riempito i nostri ragazzi di gioia e speranza».

Minucci parla di una “best practice internazionale” che a Pompei sta portando risultati concreti: «Con Parvula Domus stiamo lavorando a progetti bellissimi di agricoltura sociale e cura delle aree verdi. Grazie alla sinergia totale con il Parco, stiamo valorizzando un luogo unico al mondo. Mattarella ha apprezzato soprattutto la nostra capacità di mettere al centro la persona: è ciò che siamo e ciò che vogliamo continuare a fare».

Il fuori programma: l’incontro con don Patriciello

La visita ha riservato anche un fuori programma dal forte valore emotivo. Il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ha invitato a sorpresa don Maurizio Patriciello a unirsi al percorso del Presidente tra domus e vicoli degli Scavi. Il sacerdote custodiva da mesi un desiderio: consegnare a Mattarella l’album con le fotografie scattate durante la visita del Capo dello Stato nella sua parrocchia lo scorso 5 gennaio.

«Il prefetto sapeva quanto ci tenessi – racconta il parroco –. Stamattina, verso le 10.30, ho potuto incontrare il Presidente, che era con la figlia. Abbiamo sfogliato insieme le foto, poi ho dovuto salutarlo per raggiungere Lusciano».

Don Patriciello gli ha parlato dell’impegno in memoria di Giuseppe Di Matteo, il ragazzo ucciso dalla mafia a 16 anni, cui il Comune di Lusciano ha appena deciso di intitolare un campo di calcio. Mattarella, riferisce il sacerdote, avrebbe espresso grande apprezzamento per il progetto.

Il racconto del parroco si chiude con un gesto inatteso: «Prima di andar via mi ha preso le mani e mi ha dato un bacio sulla guancia. Non me lo sarei mai aspettato, né avrei mai osato farlo io». Alla visita, tenuta nel massimo riserbo, erano presenti il direttore Zuchtriegel, la figlia del Presidente e le rispettive scorte.

Una giornata riservata, ma dal valore profondo: un Presidente che ascolta, incontra, abbraccia simbolicamente due fronti della stessa battaglia – quella per la dignità delle persone più fragili.

Fuorigrotta, notte di fuoco: molotov contro il bunker dei Troncone

Fuorigrotta ripiomba nella paura. Una pioggia di bottiglie molotov ha incendiato la notte in via Cumana, considerata dagli inquirenti il cuore operativo del clan Troncone. Il raid ha distrutto quattro auto e tre scooter parcheggiati lungo la strada riaccendendo i riflettori sulle frizioni esplosive tra i gruppi criminali che si contendono il controllo della zona.

Secondo una prima ricostruzione, gli attentatori sarebbero entrati in azione nel cuore della notte, approfittando delle vie semi deserte. Hanno colpito con precisione chirurgica l’area indicata come “bunker” dei Troncone, l’ennesimo segnale di una strategia di logoramento già vista negli ultimi mesi tra agguati, pestaggi e “stese” intimidatorie nelle strade di Fuorigrotta.

Le indagini si concentrano sul cartello Iadonisi–Sorianiello, alleato con il gruppo emergente di via Campegna, che da tempo viene indicato come contraltare militare dei Troncone. Gli investigatori non escludono che il raid incendiario sia l’ultimo tassello di una escalation studiata a tavolino: una risposta a precedenti provocazioni o un avvertimento in vista di nuovi equilibri negli affari illeciti della zona, dallo spaccio di droga al racket delle estorsioni.

Negli ultimi mesi, Fuorigrotta è stata attraversata da una serie di episodi che, letti in fila, compongono il mosaico di una guerra a bassa intensità. Aggressioni fulminee, spedizioni punitive contro fiancheggiatori del clan rivale, colpi di pistola sparati all’impazzata in aria o contro saracinesche: “stese” dimostrative che hanno seminato il panico tra i residenti e segnato i confini di un territorio conteso metro per metro.

Il clan Troncone, già finito nel mirino con altri attentati e azioni intimidatorie, appare oggi sotto un fuoco incrociato. Il blitz con le molotov in via Cumana sembra infatti inserirsi in un copione già collaudato: colpire i simboli di potere del gruppo per minarne il prestigio e la capacità di controllo sul quartiere. Auto e scooter incendiati diventano così il messaggio visibile di una sfida lanciata alla cosca davanti all’intero rione.

Gli inquirenti stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona e incrociando gli elementi raccolti con le informative di polizia e carabinieri sugli assetti criminali di Fuorigrotta.

Sul tavolo degli investigatori ci sarebbe già una mappa aggiornata delle alleanze: da una parte il blocco Troncone e i loro storici referenti, dall’altra il fronte Ladonisi–Sorianiello con i giovani di via Campegna, decisi a ritagliarsi uno spazio sempre più grande nel traffico di stupefacenti e nelle piazze di spaccio.

Intanto nel quartiere cresce la tensione. Molti residenti parlano sottovoce, temono una nuova spirale di violenza e ricordano gli ultimi mesi come una sequenza ininterrotta di sirene, pattuglie e nastri di plastica a delimitare le scene del crimine.

Le associazioni del territorio chiedono maggiore presenza dello Stato e controlli più serrati, mentre la Dda monitora con attenzione l’evoluzione del conflitto, temendo un salto di qualità negli scontri tra i clan.

Per gli investigatori, la notte di fuoco in via Cumana non è un episodio isolato, ma l’ennesimo tassello di una guerra silenziosa che sta ridisegnando gli equilibri della camorra di Fuorigrotta. Una guerra che, ancora una volta, si combatte sulle strade, sotto le finestre di chi prova a vivere normalmente in un quartiere trasformato in campo di battaglia.

Caserta, evitata l'ennesima truffa ad un'anziana: denunciato

Ruviano - Una mattinata di ordinaria tranquillità si è trasformata in un incubo a occhi aperti per un'anziana di 83 anni di Ruviano, nel Casertano, finita nel mirino di un raggiro telefonico con la paura come arma principale. Un piano, ben congegnato e dai contorni quasi teatrali, è stato sventato solo grazie alla pronta e decisiva intercettazione dei Carabinieri della locale Stazione.

L'episodio si è consumato nella giornata di ieri, venerdì 28 novembre 2025. Un uomo di 45 anni, originario del Napoletano e con numerosi precedenti penali, si aggirava con fare sospetto a bordo di una Citroën C3 nelle stradine del piccolo centro. Il suo obiettivo era macabro: approfittare della vulnerabilità e della paura dell'83enne per estorcerle denaro contante e oggetti di valore.

La messinscena: figlia in arresto e richiesta choc

Il copione della truffa è il solito, cinico e collaudato: il malvivente si è spacciato per un avvocato e, con toni allarmanti, ha comunicato alla vittima che sua figlia era rimasta coinvolta in un grave incidente stradale. La minaccia era esplicita e volta a paralizzare ogni reazione logica: se non avesse consegnato immediatamente la somma di 6.000 euro o preziosi monili in oro, la congiunta sarebbe stata arrestata.

L'intervento lampo dei Carabinieri

Fortunatamente, l'attenzione e la tempestività dei militari, impegnati in un capillare servizio di controllo del territorio, hanno fatto la differenza. L'uomo è stato notato e fermato in un controllo di routine prima che potesse raggiungere l'abitazione dell'anziana.

Durante gli accertamenti, i Carabinieri hanno avuto la prontezza di ascoltare una telefonata in corso tra il truffatore e un suo complice, nella quale si faceva esplicito riferimento alla raccolta di denaro e gioielli dalla vittima. Acquisita la certezza del tentato raggiro, i militari hanno bloccato il 45enne e si sono precipitati dall'anziana.

L'83enne, ancora sotto shock e sull'orlo di cedere alla richiesta, è stata immediatamente rassicurata e, superato il momento di panico, ha potuto raccontare l'intera, drammatica vicenda.

Il pluripregiudicato, condotto in caserma, è stato denunciato in stato di libertà per il reato di tentata truffa aggravata. Le indagini dei Carabinieri proseguono senza sosta con l'obiettivo di identificare e assicurare alla giustizia anche il complice che orchestrava la telefonata.

Arrestati a Milano i due napoletani "cacciatori di Rolex"

Milano – Da Napoli a Milano per andare a caccia di orologi di lusso, con la solita tecnica dello “specchietto” e un bersaglio preciso: automobilisti con al polso Rolex e segnatempo di pregio.

La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Milano (VII Dipartimento), ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale nei confronti di due napoletani di 38 e 47 anni, entrambi con precedenti specifici, ritenuti responsabili di due rapine messe a segno in viale Fulvio Testi.

Gli investigatori li considerano veri “specialisti” del settore: per la Squadra Mobile non è la prima volta che criminali partenopei vengono individuati nel capoluogo lombardo per colpi fotocopia, spesso con bottini da decine di migliaia di euro. Un fenomeno che, negli ultimi mesi, ha riacceso i riflettori sulla sicurezza in città, anche alla luce di vittime eccellenti come il conduttore televisivo Stefano De Martino, rapinato a Milano del suo orologio di valore con modalità analoghe.

Gli arrestati sono stati rintracciati a Napoli dagli agenti della Sezione Antirapina della Squadra Mobile di Milano, in collaborazione con i colleghi della Mobile partenopea. Il provvedimento cautelare arriva al termine di un’indagine che ha incrociato pedinamenti, servizi di osservazione e soprattutto una lunga e paziente analisi delle immagini di videosorveglianza lungo uno degli assi più trafficati del capoluogo, viale Fulvio Testi.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avrebbero colpito almeno in due occasioni, a distanza di una sola settimana. Il primo colpo risale al 5 febbraio 2025: la vittima, ferma nel traffico, sarebbe stata affiancata dai rapinatori e derubata di un orologio di lusso dal valore stimato in circa 20mila euro.

Il secondo episodio, contestato nel provvedimento, è datato 12 febbraio: in questo caso il bottino sarebbe stato un orologio d’epoca, anch’esso di notevole pregio economico e collezionistico.

Il modus operandi della tecnica dello specchietto

Il modus operandi è quello ormai noto come “tecnica dello specchietto”, ma declinato in versione rapina e non semplice truffa. I due, spiegano gli investigatori, si muovevano inizialmente con due scooter alla ricerca della potenziale vittima, selezionata in base all’orologio al polso e alle condizioni del traffico.

Una volta individuato il bersaglio, lasciavano uno dei mezzi e proseguivano in due su un solo scooter, iniziando un pedinamento serrato tra semafori e code.

Quando la circolazione rallentava e l’auto della vittima era costretta a procedere a passo d’uomo, scattava il trucco: il conducente dello scooter urtava volutamente lo specchietto retrovisore sinistro della vettura, simulando un contatto accidentale e spingendo il guidatore ad abbassare il finestrino per controllare il danno e riposizionare lo specchio.

In quell’istante entrava in azione il complice: già sceso dal mezzo, si avvicinava rapidamente allo sportello e strappava con violenza l’orologio dal polso della vittima per poi fuggire in sella allo scooter.

Il lavoro degli investigatori della Mobile ha permesso di ricostruire nel dettaglio i movimenti della coppia di rapinatori prima e dopo i colpi. Attraverso la meticolosa analisi delle telecamere di videosorveglianza, è stato possibile risalire ai motoveicoli utilizzati, seguirne gli spostamenti in città e collegare i mezzi a un gruppo di soggetti già noti alle forze dell’ordine per precedenti specifici, anche a Milano.

Da lì sono partiti gli appostamenti e i servizi di osservazione, che hanno consentito di riconoscere gli indagati e di documentarne abitudini e frequentazioni.

Una volta raccolti i gravi e precisi indizi, la Procura ha chiesto e ottenuto dal gip l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I due sospettati sono stati infine bloccati a Napoli e trasferiti in carcere, in attesa degli interrogatori di garanzia.

Le indagini, intanto, proseguono: gli investigatori stanno verificando se la banda possa essere responsabile di altri episodi analoghi, consumati o tentati, nel capoluogo lombardo e non solo, in un contesto ormai consolidato di “pendolarismo del crimine” tra Campania e Lombardia.

Barra, sequestrati 1000 chilogrammi di esplosivi e merce contraffatta

Napoli – Un vero e proprio deposito-bomba nel cuore di Barra. La Polizia Locale di Napoli, con l’Unità Operativa Investigativa I.A.E.S., ha fatto irruzione in un capannone industriale di circa 1.000 metri quadrati trasformato illegalmente in un centro logistico e di vendita all’ingrosso di materiale esplodente e merce contraffatta.

L’allarme è scattato quando gli agenti hanno scoperto che all’interno del deposito, privo di qualsiasi certificazione antincendio e di presidi di sicurezza, erano stoccati quantitativi impressionanti di esplosivi: 4.560 fontane pirotecniche a innesco elettrico
346 bustine di polvere di titanio (73 kg totali) oltre 1.000 kg di materiale pirotecnico vario, di cui 245 kg di Contenuto Esplosivo Netto (NEC)

Un potenziale disastro pronto a esplodere a pochi passi dalle case del quartiere.Ma non è finita. Accanto agli esplosivi, migliaia di prodotti elettronici professionali per audio e illuminazione con marchi presumibilmente contraffatti di grandi aziende internazionali del settore.

A gestire l’attività illecita una coppia di cittadini cinesi, totalmente priva di autorizzazioni amministrative e di Pubblica Sicurezza per la detenzione e il commercio di materiale esplodente e merci tutelate.I due sono stati denunciati per detenzione e vendita abusiva di materie esplodenti e per commercio di prodotti con segni mendaci.

L’intero capannone, gli esplosivi, le apparecchiature audio-luce e tutta la merce contraffatta sono stati posti sotto sequestro e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per le perizie tecniche.Un’operazione che ha evitato il peggio e che conferma come, anche nei quartieri periferici di Napoli, la criminalità continui a giocare con la vita dei cittadini per fare affari milionari.

Napoli, blitz nella movida di Chiaia: lavoro nero e carenze igieniche nei locali

Napoli - Maxi-operazione interforze nel cuore della movida partenopea. Nella serata di ieri, l'area dei "baretti" di Chiaia e le strade limitrofe, nel quartiere San Ferdinando, sono state teatro di un'ampia attività di controllo disposta dalla Questura di Napoli.

L'obiettivo è stato quello di garantire la sicurezza e il rispetto delle normative nell'affollato epicentro della vita notturna.

Sequestri e sanzioni: stangata sui locali

Il bilancio dei controlli sugli esercizi commerciali è significativo. Gli agenti dei Commissariati San Ferdinando e Scampia, supportati dai militari della Guardia di Finanza, dalla Polizia Locale e dal personale dell'Asl Napoli 1, hanno passato al setaccio 14 attività.

L'azione si è concentrata sul rispetto delle norme igienico-sanitarie e amministrative. Diversi titolari sono stati sanzionati per una serie di irregolarità, tra cui:

Mancanza del manuale HACCP (il piano di autocontrollo sulle condizioni igienico-alimentari).

Lavoro irregolare: è stata riscontrata la presenza di almeno un lavoratore "in nero".

Occupazione abusiva di suolo pubblico.

Irregolarità relative all'insegna d'esercizio e alla violazione del regolamento sulla raccolta differenziata dei rifiuti.

Nonostante alcune carenze strutturali siano state giudicate "non significative", l'ammontare complessivo delle sanzioni amministrative elevate sfiora i 15.000 euro, un chiaro segnale di tolleranza zero verso chi non rispetta le regole.

Controlli su persone e veicoli

Contestualmente ai controlli commerciali, le forze dell'ordine hanno proceduto all'identificazione di 62 persone, di cui ben 8 risultavano già gravate da precedenti di polizia. Sono stati inoltre ispezionati 8 veicoli in transito nella zona.

L'operazione interforze conferma l'impegno della Questura nel monitorare e disciplinare le aree della movida, bilanciando il diritto al divertimento con la necessità di sicurezza e legalità urbana.

Napoli, droga nell'auto parcheggiata, blitz dei Falchi: arrestati due pusher

Napoli -I Falchi della Squadra Mobile hanno arrestato due spacciatori napoletani, un 45enne e un 24enne già noti alle forze dell'ordine, sorpresi mentre utilizzavano un'auto in sosta come deposito per lo spaccio di stupefacenti.

L'operazione si inserisce nell'ambito dei servizi straordinari disposti dalla Questura di Napoli per contrastare il traffico di droga nel capoluogo partenopeo.

L'intervento è scattato nella serata di ieri in via Marco Aurelio Severino, nel quartiere di San Carlo Arena, quando gli investigatori hanno notato due uomini a bordo di uno scooter avvicinarsi con atteggiamento sospetto a un'automobile parcheggiata. I movimenti guardinghi dei due non sono sfuggiti all'occhio esperto dei poliziotti, che hanno subito deciso di intervenire.

Il blitz e la fuga fallita

Il passeggero dello scooter, il più giovane dei due arrestati, è sceso dal mezzo e ha aperto la portiera dell'auto, prelevando rapidamente un involucro dall'abitacolo. Quando si è accorto della presenza degli agenti, ha tentato disperatamente di darsi alla fuga insieme al complice alla guida del motorino.

La reazione dei Falchi è stata però immediata: entrambi sono stati bloccati prima che potessero dileguarsi.

Durante la perquisizione personale, il conducente dello scooter è stato trovato in possesso di 635 euro in contanti, suddivisi in banconote di vario taglio, somma ritenuta provento dell'attività di spaccio. La successiva ispezione dell'auto ha permesso di scoprire il nascondiglio: all'interno del veicolo giacevano 24 involucri contenenti marijuana, per un peso complessivo di circa 33 grammi.

Al termine delle operazioni, i due napoletani sono stati tratti in arresto per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e messi a disposizione dell'autorità giudiziaria. L'episodio conferma l'efficacia dei controlli intensificati dalle forze dell'ordine nelle zone considerate sensibili per il fenomeno dello spaccio, dove i trafficanti utilizzano sempre più spesso veicoli in sosta come depositi temporanei per eludere i controlli.

Rapina sull’A16: tre arrestati dopo un inseguimento ad alta velocità

Nella notte tra giovedì e venerdì, un’area di servizio dell’autostrada A16 è stata teatro di una rapina ad alta tensione. Tre soggetti, tutti di origine campana, hanno fatto irruzione nel punto di ristoro minacciando una dipendente con una pistola, sottraendole il cellulare e costringendola a consegnare sigarette e altra merce.

Il bottino, stimato intorno ai 3.000 euro, è stato recuperato nella sua interezza grazie all’azione coordinata delle forze dell’ordine.

Dopo il colpo, i rapinatori sono fuggiti a bordo di un’utilitaria a noleggio con targhe rubate, dirigendosi verso Napoli. La Polizia Stradale di Avellino e Napoli ha avviato un inseguimento ad alta velocità che si è concluso sul raccordo autostradale Ramo Capodichino, dove i tre sono stati bloccati e tratti in arresto. Nessuno degli agenti o dei civili coinvolti ha riportato ferite.

Gli indagati sono ora in custodia presso gli uffici della Polizia di Stato di Napoli, mentre proseguono le indagini per ricostruire l’esatta dinamica della rapina e verificare eventuali ulteriori responsabilità. La vicenda ha destato grande allarme tra gli automobilisti e ha messo in luce la tempestività e l’efficienza delle pattuglie impegnate sul territorio.

Tenta di rapire bimba all'uscita di scuola: messo in fuga da mamma coraggio

Altavilla Irpina- Un pomeriggio da incubo quello di ieri ad  Altavilla Irpina, in provincia di Avellino. Un tentativo di rapimento, sventato solo grazie al coraggio e alla fulminea reazione di una madre coraggiosa.

L'episodio si è consumato all'uscita della scuola. Una donna si trovava ferma con la figlia più piccola, in attesa dell'altro figlio di otto anni. È in quel momento che è entrato in scena un uomo la cui descrizione, fornita dalla vittima, è già al vaglio degli inquirenti: un soggetto alto, con capelli bianchi e uno zaino in spalla.

Secondo la testimonianza della madre, l'uomo si sarebbe avvicinato con l'intento di portare via la bambina. Il gesto repentino e disperato dell'aggressore è stato subito intercettato dalla donna che, senza perdere un istante, ha messo in atto una reazione istintiva ma risoluta.

"L'ho inseguito strappandogli letteralmente la bambina dalle braccia," ha raccontato la donna, ancora sotto choc, alle autorità.

Messo in fuga dalla determinazione della madre, l'uomo si è dileguato rapidamente, facendo perdere le proprie tracce nelle vie circostanti.

I Carabinieri di Avellino hanno immediatamente avviato le indagini per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti e dare un volto e un nome all'aggressore. Sono in corso verifiche e audizioni per raccogliere ulteriori elementi e garantire la sicurezza della comunità, scossa da un evento che riporta l'attenzione sulla vigilanza nei pressi degli istituti scolastici.

La popolazione è invitata a collaborare, segnalando tempestivamente qualsiasi dettaglio possa risultare utile alle indagini.

Ariano Irpino, un altro morto in carcere: giovane detenuto di 34 anni trovato senza vita in cella

Ariano Irpino – Un nuovo dramma si è consumato tra le mura di un istituto penitenziario italiano. Questa volta a fare notizia è il carcere di Ariano Irpino, dove ieri un detenuto di 34 anni è stato trovato morto nella sua cella.

A lanciare l'allarme, in un estremo e inutile tentativo di salvargli la vita, sono stati i suoi stessi compagni di cella. L'alert ha immediatamente allertato gli agenti della polizia penitenziaria, intervenuti con prontezza sul posto.

Tuttavia, per il giovane, di origini casertane e residente a Caivano, non c'era ormai più nulla da fare. Ogni tentativo di rianimazione è risultato vano: il suo cuore aveva già cessato di battere.

Le operazioni di soccorso e le prime verifiche non hanno lasciato trapelare elementi che facciano pensare a dinamiche violente o a gesti estremi. Fonti vicine all'indagine, condotta dall'autorità giudiziaria, indicano come ipotesi prioritaria quella di un decesso dovuto a un malore improvviso.

La salma del 34enne è stata quindi trasferita all'obitorio dell'ospedale Frangipane-Bellizzi di Ariano Irpino, dove sarà sottoposta ad autopsia per confermare le cause della morte e fugare ogni residuo dubbio. La magistratura ha aperto un fascicolo per fare piena luce sulla tragica fine del giovane.

L'episodio riaccende i riflettori sulle critiche condizioni del sistema carcerario italiano, un tema sempre attuale e doloroso, dove storie come questa sollevano interrogativi incessanti sulla tutela della salute e della vita di chi è detenuto.

Crisi ad Afragola, 14 consiglieri firmano le dimissioni

Afragola – È finita l’era Pannone. Quattordici consiglieri comunali, tra oppositori e (sorpresa) diversi esponenti della stessa maggioranza, hanno presentato contemporaneamente le dimissioni davanti a un notaio, facendo cadere il sindaco di centrodestra dopo appena tre anni e mezzo di mandato.

A rendere ufficiale la notizia è stato Antonio Iazzetta, già candidato sindaco nel 2021 e tra i firmatari, insieme a Giacinto Baia, Raffaele Botta, Antonio Caiazzo, Vincenzo De Stefano, Gennaro Giustino, Crescenzo Russo e Marianna Salierno per l’opposizione, e ai consiglieri di maggioranza Giuseppe Affinito, Assunta Di Maso, Maria Carmina Sepe, Giuseppe Migliore, Sara Tralice e Benito Zanfardino.

Oggi le dimissioni sono state protocollate in Comune: scatterà automaticamente la procedura che porterà il Prefetto di Napoli a nominare un commissario straordinario. Afragola tornerà al voto nella primavera 2026, con la campagna elettorale di fatto già iniziata.

Il colpo di scena arriva a pochi giorni dal successo elettorale del “fronte Pannone” alle regionali, con l’elezione di Michela Rostan in quota Fratelli d’Italia e il buon risultato dell’altro candidato Nicholas Esposito. Un trionfo che non è bastato a tenere in piedi una maggioranza sempre più frammentata, soprattutto dopo l’arresto dell’ex sindaco e senatore Vincenzo Nespoli – storico “regista” della politica afragolese – per evasione dagli arresti domiciliari.

"Il sindaco ha provato di tutto, persino a dimettersi lui per primo e poi ritirarle, ma non è riuscito a ricompattare una maggioranza dilaniata e orfana della guida di Nespoli”, ha commentato Iazzetta.

“Ora toccherà al commissario provare a mettere ordine in un Comune che ha mostrato troppi limiti: dal rischio dissesto finanziario alla gestione dei fondi PNRR, fino a un PUC che non risponde alle reali esigenze della città. Poi la parola tornerà ai cittadini, che dovranno scegliere chi sarà in grado di riparare i danni di questi anni”.

Afragola entra dunque nel limbo del commissariamento, l’ennesimo della sua storia recente, in attesa di una nuova stagione politica che si preannuncia già infuocata.

Nisida, il calcio come seconda possibilità: 17 ragazzi diventano aiuto allenatori

Un rettangolo di gioco, un pallone che rotola, sguardi che si accendono. A Nisida, il carcere minorile di Napoli, il calcio non è solo sport: è una seconda possibilità. È il cuore del progetto Zona Luce, promosso dal Settore Giovanile e Scolastico della Figc insieme alla Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, che punta a trasformare il campo da calcio in una palestra di vita.

In questi mesi, 17 giovani detenuti hanno superato il corso per diventare aiuto allenatori di calcio, guidati da istruttori federali. Un traguardo che non si ferma al diploma: l’attestato conseguito aprirà loro le porte di tirocini presso associazioni sportive del territorio, offrendo una prospettiva concreta di reinserimento professionale una volta scontata la pena.

Ma a Nisida non si gioca solo con i piedi. Il progetto abbraccia anche l’arte e la formazione: all’interno del carcere è stato inaugurato un murale realizzato dai ragazzi detenuti insieme a cinquanta studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Una sala interamente dipinta, con immagini allegoriche che raccontano il cambiamento, la speranza, la rinascita.

Sulla targa che accompagna l’opera, le parole di Papa Francesco ai ragazzi della Scholas Occurrentes: “Dipingere un murale è alleggerire la pietra. Andate avanti”. Un messaggio chiaro, che accompagna il percorso di questi giovani: non solo sport, ma educazione, arte e orientamento professionale come strumenti per costruire un futuro diverso.

A Forcella la regia delle truffe agli anziani, usavano l'intelligenza artificiale per riprodurre le voci

Napoli - C’è ancora l’ombra lunga della camorra dietro l’ennesimo sistema di truffe ed estorsioni ai danni di anziani che, nel 2025, sta impegnando le procure e le Squadre Mobili di mezza Italia.

L’ultima operazione arriva da Padova, dove la Squadra Mobile ha eseguito 11 misure cautelari — due arresti in carcere e nove obblighi di dimora con firma quotidiana — smantellando un gruppo criminale che, secondo gli inquirenti, operava stabilmente tra Veneto, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Abruzzo.

Il promotore: un 32enne legato alla camorra di Forcella

Al vertice dell’organizzazione, dicono gli investigatori, c’era un pregiudicato 32enne, arrestato nella sua abitazione a Napoli. Un nome già noto alle forze dell’ordine: precedenti per associazione camorristica, traffico di droga, tentato omicidio e reati contro il patrimonio.

Un profilo che richiama altri arresti avvenuti in questi mesi tra Centro e Nord Italia, dove diversi sodalizi riconducibili a gruppi dell’area napoletana vengono individuati dietro ondate di truffe ai danni delle fasce più vulnerabili.

Una rete giovane e ramificata: la ‘vice’ è una 22enne

Colpisce l’età dei componenti: una struttura criminale giovanissima, dove spicca una 22enne di Pomigliano d’Arco, considerata dagli inquirenti il braccio destro del capo. Anche lei con un curriculum pesante: ricettazione, porto abusivo d’armi, resistenza e rissa.

Accanto a loro, nove indagati — uomini e donne tra i 20 e i 50 anni — quasi tutti già noti alle forze dell’ordine per un ventaglio di reati che va dalle truffe ai falsi, dallo spaccio alla rapina, fino al possesso di documenti contraffatti. Per loro scatteranno obblighi rigidi: permanenza notturna in casa, divieto di lasciare il comune di residenza, presentazione quotidiana in Questura.

Un modo per impedire nuovi spostamenti verso il Nord, dove – dicono gli investigatori – il gruppo si muoveva con disinvoltura per colpire in più regioni nell’arco della stessa settimana.

Il metodo: estorsioni e truffe con l’aiuto dell’intelligenza artificiale

Le contestazioni sono pesanti: associazione per delinquere finalizzata a estorsione, truffa e altri reati, con 15 episodi documentati tra Nord e Centro Italia. Le dinamiche sono quelle già note in dozzine di indagini avviate in questo 2025: telefonate ai danni di anziani, inganni sempre più sofisticati, ricorso a tecniche digitali e perfino alla riproduzione artificiale delle voci dei familiari per indurre le vittime nel panico e ottenere gioielli o contanti.

Una strategia criminale sempre più remunerativa. Lo ricorda il questore di Padova, Marco Odorisio: l’oro oscilla attorno ai 115 euro al grammo sul mercato ufficiale, ma nella ricettazione viene immediatamente piazzato a circa 75 euro. Un margine che spiega perché gruppi strutturati continuino a investire tempo e risorse nella caccia ai preziosi custoditi dagli anziani.

671 truffe in un solo anno: l’allarme a Padova

Il quadro complessivo è allarmante. Nel solo 2025, nella provincia di Padova, sono state denunciate 671 truffe agli anziani, 258 delle quali nel capoluogo: numeri che collocano l’area euganea tra quelle maggiormente colpite a livello nazionale. Secondo le stime investigative, il profitto illecito generato supera i 5 milioni di euro.

L’indagine padovana, avviata nel 2024 dopo una serie di estorsioni e false emergenze con vittime over 70, ha permesso di recuperare e restituire oltre 400mila euro in gioielli e contanti, un dato raro in questo tipo di reati, dove la refurtiva viene di solito frazionata e rivenduta nel giro di poche ore.

Una filiera collaudata: Napoli come base logistica

La presenza predominante di indagati residenti nell’area metropolitana di Napoli e nei comuni della cintura vesuviana (Pomigliano d’Arco, Castellammare, Marigliano) conferma un trend già emerso in altre operazioni del 2025, come i blitz di Trento, Parma, Brescia e Roma contro bande simili.
Una sorta di “filiera del raggiro”: la base in Campania, le cellule operative nel Centro-Nord, i ricettatori e i canali per piazzare l’oro immediatamente dopo la truffa.

Un modello criminale che, secondo gli investigatori, trae linfa anche da figure legate alla camorra, capaci di mettere a disposizione know-how, protezione e canali di ricettazione consolidati.

Gli indagati: una mappa completa del gruppo

Complessivamente risultano coinvolte:

2 persone arrestate: il 32enne capo e la 22enne vice.

9 destinatari di obblighi: tra 26 e 53 anni, quasi tutti con precedenti per truffa, ricettazione, stupefacenti, resistenza, falso, rapina.

4 ulteriori indagati a piede libero: tra cui una 24enne, un 33enne con precedenti per atti persecutori e un 20enne di Castello di Cisterna.

Un mosaico di profili eterogenei ma accomunati dalla capacità di muoversi su tutto il territorio nazionale per intercettare vittime facili.

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