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Ergastolo per l'ex finanziere Christian Sodano: uccise la sorella dell'ex fidanzata e la mamma

Cisterna di Latina – Un ergastolo senza sconti, ma senza il crisma della premeditazione. Si è chiusa con questa sentenza della Corte d’Assise di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, la vicenda che il 13 febbraio 2024 sconvolse Cisterna di Latina, macchiando di sangue un villino nella quiete del quartiere San Valentino.

Il dramma e la fuga

Quella sera, Christian Sodano, all’epora 28enne sottoufficiale della Guardia di Finanza, irruppe in casa dell’ex fidanzata, Desireè Amato. Un accesso di violenza cieca e improvvisa che si abbatté sulle uniche persone presenti: Nicoletta Zomparelli, 46 anni, madre di Desireè, e la giovane sorella di lei, Renèe Amato, di soli 19 anni.

Entrambe furono uccise, colpevoli solo di essere gli affetti più cari della ragazza che aveva deciso di interrompere la relazione.

Desireè, per un tragico scampo del destino, non era in casa in quel momento o riuscì a fuggire, salvando la propria vita mentre quella della sua famiglia veniva spezzata. Un dettaglio che rende la strage ancor più agghiacciante, dipingendo il ritratto di una furia omicida che, non trovando l'obiettivo primario, si è scatenata contro chi gli era vicino.

Il verdetto: sì all'ergastolo, no alla premeditazione

Al termine del processo e della camera di consiglio, il giudice Soana ha letto la sentenza che condanna all'ergastolo Christian Sodano, difeso dagli avvocati Lucio Teson e Leonardo Palombi.

La Corte, tuttavia, ha operato una fondamentale distinzione giuridica: è stata esclusa l’aggravante della premeditazione. Questo significa che i giudici non hanno ritenuto provato che l’ex finanziere avesse pianificato meticolosamente i delitti in anticipo.

La condanna è stata però inasprita dal riconoscimento unanime di un’altra aggravante: l’abiezione e la futilità dei motivi. Una definizione tecnica che racchiude una verità drammatica: gli omicidi sono stati commessi per una ragione giudicata "banale, miserabile e socialmente riprovevole", come un risentimento personale, una rabbia cieca o un rifiuto amoroso, in questo caso la fine della relazione con Desireè.

La sentenza, attesa e temuta, mette fine al primo capitolo giudiziario di una storia di ordinaria follia che ha segnato per sempre la vita di Desireè Amato e delle loro famiglie. L’ergastolo, nonostante l’esclusione della premeditazione, rappresenta la massima pena prevista dall’ordinamento italiano e sancisce la gravità incontestabile di un gesto che ha privato due donne della loro vita e una comunità della sua serenità.

Il dibattito processuale, ora, si sposterà probabilmente sulle corti di appello, dove la difesa cercherà di impugnare la sentenza. Ma per le strade di Cisterna di Latina, e nel cuore di chi ha conosciuto Nicoletta e Renèe, oggi è un giorno in cui la giustizia ha parlato, tentando di portare un barlume di pace dopo l'irrompere di una violenza incomprensibile.

Sorrento, truffe agli anziani: in manette un 20enne, complice un 16enne

Sorrento - Due giovani, un 20enne e un 16enne, sono stati raggiunti da misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Torre Annunziata e della Procura per i Minorenni di Napoli.

Le ordinanze, eseguite questa mattina dai Carabinieri della Compagnia di Sorrento, hanno disposto la custodia in carcere per il maggiorenne e il collocamento in comunità per il minorenne. Entrambi sono gravemente indiziati di una rapina impropria e di una truffa aggravata, avvenute lo scorso aprile in Penisola Sorrentina ai danni di anziani ultraottantenni e ultranovantenni.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il primo episodio risale al 14 aprile 2025. Una coppia di novantenni di Sorrento ricevette la telefonata di un sedicente maresciallo dei Carabinieri che li mise in guardia contro un presunto furto imminente, suggerendo loro di consegnare i gioielli di famiglia a un “collega” in arrivo.

Poco dopo, uno dei truffatori si presentò a casa degli anziani, qualificandosi come militare. La donna, convinta, consegnò i preziosi. Ma quando il marito tentò di reagire per recuperare quanto sottratto, venne spintonato dall’uomo, che riuscì così a fuggire con il bottino.

Il secondo episodio è datato 18 aprile, sempre a Sorrento. Stavolta a cadere nella trappola fu una 96enne, raggiunta dai due indagati che, spacciandosi ancora per Carabinieri, le raccontarono che il figlio aveva investito un pedone e che, per evitargli guai giudiziari, serviva subito del denaro.

Portarono via il tavolo ad un'anziana perchè custodiva i soldi in un vano segreto che non erano riusciti ad aprire

L’anziana, in stato di agitazione, indicò che i risparmi erano custoditi in un vano nascosto nel tavolo da pranzo, ma spiegò di non riuscire ad aprirlo. A quel punto, i malviventi decisero di portarsi via direttamente l’intero tavolo, caricandolo in auto e facendo perdere le proprie tracce.

Le indagini, coordinate dalle Procure competenti e condotte dai Carabinieri di Sorrento, si sono basate sull’analisi delle immagini di videosorveglianza e su riscontri investigativi incrociati. Elementi che, secondo gli inquirenti, hanno delineato un quadro indiziario solido, aggravato dall’utilizzo di un minorenne nelle azioni criminali e dalla particolare vulnerabilità delle vittime.

Terminate le formalità di rito, il 20enne è stato tradotto in carcere, mentre per il 16enne è scattato il collocamento in comunità. Entrambi restano a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Lutto per Romelu Lukaku: è morto il padre Roger

L'attaccante azzurro e della Nazionale belga piange la scomparsa improvvisa di Roger Menama Lukaku, ex calciatore. "La vita non sarà più la stessa", il dolore sui social.

Un grande e improvviso lutto ha colpito la famiglia di Romelu Lukaku, attaccante in forza al Napoli e colonna della Nazionale belga. Il bomber azzurro ha perso il padre, Roger Menama Lukaku, spentosi nelle scorse ore.

Il dramma è stato reso noto dallo stesso calciatore attraverso un commovente messaggio condiviso sui suoi canali social, un vero e proprio addio al genitore ed ex calciatore originario dello Zaire, emigrato in Belgionapoli, dove la famiglia è poi cresciuta.

Il messaggio d'addio: "Grazie per avermi insegnato tutto"

Lukaku ha espresso tutto il suo dolore e la sua gratitudine con parole toccanti, pubblicando un messaggio che ha subito fatto il giro del web:

«Grazie per avermi insegnato tutto quello che so. Ti sarò sempre grato e ti apprezzo. La vita non sarà più la stessa» ha scritto l'attaccante.

Il calciatore, che in questo momento si trova in Belgio per proseguire il recupero dall'infortunio muscolare rimediato ad agosto, ha poi aggiunto un pensiero di speranza e fede: «Proteggermi e guidarmi come nessun altro potrebbe fare. Il dolore e le lacrime scendono alla grande, ma Dio mi darà la forza di rimettermi in sesto».

Il messaggio si conclude con un ultimo saluto pieno d'affetto: «Grazie di tutto, Roger Menama Lukaku: Vieux Roy (per i suoi amici). Mon Papa».

Mondragone, coppia di giovanissimi pusher bloccata dopo tentato speronamento

Mondragone  - Adrenalina alle stelle nelle strade di Mondragone la scorsa notte, dove un inseguimento al cardiopalma ha messo fine alla corsa di due giovanissimi, un 19enne e un 16enne, entrambi residenti del posto, sorpresi con un arsenale da spaccio tra droghe pesanti e denaro contante.

Tutto è iniziato quando una pattuglia del Reparto Territoriale dei Carabinieri, impegnata in un servizio di controllo del territorio, ha notato un'utilitaria sospetta, una Fiat Punto, in via Pignatelli. I militari hanno intimato l'alt, ma la risposta è stata una brusca accelerazione: l'auto, con a bordo i due giovani, ha ingaggiato una folle fuga per circa due chilometri, tentando di seminare la gazzella lungo via Caserta.

La tensione è salita alle stelle quando i fuggitivi hanno tentato un disperato e pericoloso speronamento ai danni dell'autoradio. Un gesto sconsiderato che non è bastato a liberarli: la prontezza e la manovra dei Carabinieri hanno infine permesso di bloccare il veicolo e di immobilizzare i due.

Il "Kit" dello Spacciatore: Crack, Coca e Hashish

La perquisizione immediata del veicolo ha svelato il motivo della disperata manovra: il 19enne e il 16enne non viaggiavano affatto a mani vuote. I militari hanno rinvenuto un vero e proprio "kit" per lo spaccio, già suddiviso in dosi pronte per essere piazzate sul mercato:

7,16 grammi di cocaina

5,14 grammi di crack (la temibile droga derivata dalla cocaina)

8,60 grammi di hashish

Oltre agli stupefacenti, sono stati sequestrati 230 euro in contanti, somma ritenuta provento diretto dell'illecita attività di narcotraffico.

Per il maggiorenne, la notte si è conclusa con l'immediato trasferimento al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il minorenne è stato invece affidato al Centro di Prima Accoglienza (CPA) di Napoli – Colli Aminei.

Ciò che aggrava la posizione dei due è il sospetto di una fitta recidiva. Non è la prima volta, infatti, che finiscono nel mirino delle forze dell'ordine. Appena qualche giorno fa, lo scorso 27 settembre, erano già stati fermati e denunciati, sempre dai Carabinieri di Mondragone, perché trovati in possesso di cocaina, crack, un taser (arma da difesa spesso usata per intimidazione) e quasi 240 euro in contanti. In quell'occasione, l'abitazione del 16enne era già stata setacciata, portando al sequestro di ulteriori dosi di marijuana.

Gli investigatori stanno ora vagliando la frequenza e la metodologia dei due per capire l'esatta portata della loro attività di spaccio sul territorio.

Truffa dei viaggi svaniti, nuova protesta a Napoli

Napoli– La rabbia non conosce tregua. Torna in piazza, davanti alle saracinesche abbassate di quello che era solo l'inganno di un'agenzia, l'esercito dei truffati da Samer Khalifa, il sedicente "tour operator" noto sui social come il "truffatore seriale di Ferragosto".

Ad alimentare la protesta, stamattina in corso Vittorio Emanuele, non solo le migliaia di euro sottratti per vacanze mai arrivate, ma l'ultima, cinica beffa: il diniego dei rimborsi promessi e le diffamazioni contro le vittime, compresi bambini con disabilità e malati terminali che avevano sognato un ultimo viaggio.

A guidare il coro di indignazione, il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, affiancato da Roberto Russo dell'associazione Cellule di Bonifica Sociale e da Carlo Ceparano di Europa Verde. Obiettivo della mobilitazione: ottenere il "rispetto immediato degli impegni" e la "restituzione delle somme illecitamente sottratte", un mantra ormai disatteso nonostante le solenni promesse.

La beffa delle promesse mancia

Khalifa aveva garantito l'avvio dei rimborsi a partire dal 20 settembre, una data che avrebbe dovuto segnare un primo passo verso la giustizia. Ma, come conferma amaro un portavoce dei truffati, "a oggi, quella promessa non ha trovato alcuna conferma". Anzi, la situazione è precipitata con le recenti dichiarazioni dell'uomo, che ha avuto l'ardire di escludere dal rimborso le persone "legate a Carmela", una delle prime vittime ad averlo denunciato, da lui cinicamente dipinta come causa dei viaggi saltati per un presunto "amore non corrisposto".

Le vittime invisibili: malati terminali e bambini derubati

L'operato di Khalifa ha lasciato a terra un numero impressionante di persone. Ma a colpire, oltre al danno economico, è la natura delle vittime. Tra di loro, infatti, si contano persone in condizioni di estrema fragilità: adulti in lotta contro malattie gravi, a cui è stato negato il sogno di un ultimo viaggio, e famiglie con bambini affetti da disabilità speciali, tutti raggirati dopo aver versato il denaro richiesto. Una crudeltà che ha inasprito ulteriormente gli animi.

Le tre agenzie di Khalifa a Napoli – Insta Viaggi in Corso Vittorio Emanuele, un’altra in Riviera di Chiaia e la terza nel complesso Azzurro a Fuorigrotta – giacciono oggi sigillate e desolate. La sede del corso, in particolare, si è rivelata essere nient'altro che un mero deposito, simbolo del vuoto e della finzione lasciati dall'uomo.

Borrelli: "Khalifa è un broker di truffe, andremo fino in fondo"

È stato Francesco Borrelli a scagliare le accuse più dure, elevando il tono dello scontro e promettendo battaglia senza quartiere. "Altro che 'tour operator' – questo è un broker di truffe", ha tuonato il deputato, "ne ha dispensate a bizzeffe, seminando disperazione e perdite. Non solo non rimborsa, ma ha avuto anche l'ardire di minacciare le persone che giustamente denunciano, e di attaccare me".

Borrelli ha poi rincarato la dose, stigmatizzando il tentativo di Khalifa di screditare la prima vittima che lo ha denunciato. "Questo è il livello di squallore cui siamo arrivati", ha affermato, riferendosi alla ridicola insinuazione che la donna fosse mossa da risentimento amoroso. "Nessuno dei truffati ha rivisto un solo centesimo dei suoi soldi. La nostra mobilitazione non si ferma qui: non molleremo finché giustizia non sarà fatta e l'ultimo euro sottratto non sarà restituito. La magistratura deve intervenire con la massima durezza".

Con le vittime sempre più unite e la determinazione della politica locale, la partita contro il "truffatore seriale di Ferragosto" è solo all'inizio. La promessa è una sola: non abbassare la guardia finché l'ultimo sogno, e l'ultimo euro, non saranno restituiti.

Angri, incidente in via Nazionale: muore a 20 anni Pasquale Pio Mandile

Dopo la tragedia di sabato sera a Sala Consilina, dove ha perso la vita il 16enne Nicola Pio Spolzino, la scorsa notte un nuovo dramma ha sconvolto Angri. Pasquale Pio Mandile, 20enne di Nocera Inferiore, è morto in un violento incidente stradale avvenuto in via Nazionale.

Il giovane era alla guida di una Yamaha 600, con un amico come passeggero, quando, per cause ancora in corso di accertamento, si è scontrato con un’auto guidata da un 30enne. L’impatto, devastante, non ha lasciato scampo a Pasquale, deceduto sul colpo a causa delle gravi ferite riportate.

L’amico e il conducente dell’auto, invece, hanno riportato ferite lievi, ma si trovano in stato di shock.Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieridel Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dal tenente colonnello Gianfranco Albanese, che stanno ricostruendo la dinamica dell’accaduto.

La salma del giovane è stata posta a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per gli accertamenti di rito.La comunità di Angri e Nocera Inferiore è sotto shock per la perdita di Pasquale, un ragazzo descritto come pieno di vita. La tragedia riapre il dibattito sulla sicurezza stradale, soprattutto per i giovani, in una provincia che piange troppe vite spezzate sull’asfalto.

La scia di sangue nel 2025 non si ferma: Francesco Ciccarelli è morto al Cto

Napoli - Un'altra vittima si aggiunge al drammatico bilancio degli incidenti stradali che stanno insanguinando le strade di Napoli in questo 2025. La tarda mattinata di oggi è stata funestata da un grave sinistro a Capodimonte, costato la vita a Francesco Ciccarelli, 61 anni.

L'ennesimo episodio di paura si è consumato sull'asfalto cittadino e ha coinvolto almeno tre veicoli: due automobili e uno scooter. L'impatto, la cui dinamica resta ancora tutta da chiarire e al vaglio degli inquirenti, è stato fatale per il 61enne.

Trasportato d'urgenza in condizioni disperate all'ospedale CTO, dove era giunto in codice rosso, Ciccarelli aveva riportato un importante trauma cranico. Nonostante gli sforzi, i medici del pronto soccorso non sono riusciti a salvarlo e l'uomo è deceduto poco dopo l'arrivo.

Sul luogo della collisione sono immediatamente intervenuti i mezzi della Polizia Municipale per i rilievi di rito, fondamentali per ricostruire l'esatta concatenazione degli eventi, insieme alle ambulanze del 118, che hanno prestato i primi soccorsi.

Questo nuovo decesso riporta drammaticamente l'attenzione sulla sicurezza stradale nel capoluogo campano, in un anno che si sta rivelando implacabile. L'allarme per la frequenza degli incidenti mortali è ormai costante, spingendo a una riflessione urgente sulla necessità di interventi più incisivi per prevenire altre tragedie come quella di Francesco Ciccarelli.

I fantasmi dei vicoli napoletani: storie di apparizioni e misteri notturni

Napoli non è solo la città del sole, della pizza e del Vesuvio: i suoi vicoli tortuosi, le scale nascoste e i cortili silenziosi custodiscono un lato oscuro che da secoli affascina e inquieta chi vi si avventura. Tra le pietre consumate dal tempo riecheggiano storie di apparizioni, di lamenti misteriosi e di presenze che sfidano la logica. Le leggende dei fantasmi di Napoli non sono semplici racconti folkloristici: sono frammenti di memoria collettiva che riflettono le paure, i drammi e i misteri di una città che ha conosciuto guerre, pestilenze, intrighi nobiliari e tragedie popolari. Passeggiare di notte tra i vicoli del centro storico significa immergersi in un’atmosfera sospesa tra realtà e mito, dove ogni angolo può nascondere una storia inaspettata.

Il Munaciello: il fantasma più famoso di Napoli

Tra tutti i fantasmi che popolano l’immaginario napoletano, il Munaciello è senza dubbio il più celebre e amato. Piccolo, agile e sfuggente, questo spirito viene descritto come un monaco in miniatura con un volto che può essere tanto amichevole quanto malizioso. La leggenda narra che il Munaciello sia lo spirito di un bambino nato da una nobile famiglia ma destinato a vivere nell’ombra: alcuni racconti lo collegano ai misteriosi cunicoli sotterranei della città, dove si dice possa spostarsi rapidamente tra le case e i palazzi storici, facendo apparire o sparire oggetti, talvolta come scherzo, altre volte come avvertimento.

Ma il Munaciello non è solo un fantasma dispettoso: rappresenta anche l’inquietudine della città, la capacità dei napoletani di convivere con il mistero e con il soprannaturale. In molte storie popolari, le sue apparizioni sono segnali di fortuna o di sventura imminente, e i più scaramantici ancora oggi lasciano piccole offerte o lasciapassare simbolici per placare il suo spirito.

Apparizioni nei Quartieri Spagnoli

I Quartieri Spagnoli, con le loro strade strette, le scale ripide e i palazzi fatiscenti, sono uno dei luoghi più suggestivi e misteriosi di Napoli. Qui, tra i murales e le botteghe artigiane, si aggirano ancora oggi le leggende di spiriti inquieti. Tra le storie più note c’è quella della “Dama Nera”, una donna vestita di nero che si dice cammini senza meta tra i vicoli di Montecalvario, lasciando dietro di sé un’aura di malinconia. La sua figura spettrale viene spesso collegata a tragedie d’amore o tradimenti avvenuti secoli fa, e alcuni testimoni sostengono di averla vista apparire e scomparire all’improvviso, come un ricordo sospeso tra realtà e mito.

Altre leggende narrano di suoni misteriosi provenienti dai cortili interni o dalle scale nascoste, come passi leggeri o sussurri indistinti. Questi racconti hanno radici profonde nella storia sociale dei Quartieri Spagnoli: costruiti nel XVI secolo per ospitare i soldati spagnoli, i vicoli sono stati testimoni di rivolte popolari, del contrabbando e di drammi quotidiani. Le apparizioni, quindi, diventano simboli delle vite passate e delle emozioni che ancora permeano le pietre dei quartieri.

La leggenda di Donn'Anna Carafa e il Palazzo Donn'Anna

Situato a Posillipo, il Palazzo Donn’Anna è uno degli edifici più suggestivi e fotografati di Napoli, ma custodisce anche una delle storie più tragiche della città. Donn’Anna Carafa, nata nel 1607 in una famiglia nobile, visse una vita segnata da passioni e drammi: si narra che il suo cuore fosse diviso tra doveri familiari e un amore proibito, destinato a non realizzarsi mai. La leggenda vuole che, dopo la sua morte, lo spirito di Donn’Anna non abbia mai abbandonato il palazzo, vagando tra le stanze e le terrazze con il volto velato di tristezza.

Secondo le testimonianze raccolte nei tour notturni, alcuni visitatori avrebbero visto ombre femminili muoversi lungo le finestre aperte sul mare o percepito improvvisi brividi di freddo in punti precisi del palazzo. Donn’Anna Carafa diventa così l’emblema di un mistero romantico, un fantasma che unisce storia, arte e mito, e che contribuisce a dare a Napoli quella fama di città dove il passato e il presente convivono in un’atmosfera quasi magica.

Castel Volturno, estate record per le tartarughe marine: 44 nidi censiti

CASTEL VOLTURNO – Un’estate da record per le tartarughe marine Caretta caretta sulla costa Domizia di Castel Volturno. Sono 44 i nidi censiti quest’anno, consolidando il sito come uno dei principali in Italia e il primo dell’intero bacino occidentale del Mediterraneo.

Il vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, accoglierà domani alla Sala del Consiglio Regionale i membri dell’associazione Domizia, guidata da Vincenzo Ammaliato, protagonisti del progetto “Caretta in Vista”. L’iniziativa, in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn, ha monitorato e protetto la nidificazione delle tartarughe marine, dimostrando l’efficacia della sinergia tra istituzioni, comunità scientifica, società civile e operatori locali.

Il risultato non rappresenta solo un primato scientifico, ma anche un segnale concreto di recupero ambientale per un’area da lungo tempo segnata da degrado. Durante la cerimonia, l’associazione consegnerà riconoscimenti ai volontari e ai sostenitori dell’iniziativa, con opere realizzate dall’artista Alessandro Ciambrone, per celebrare l’impegno che ha reso possibile il record di nidificazione.

Caivano, don Palmese: “Vicino a don Patriciello dopo l’aggressione in chiesa”

CAIVANO – “Sono al fianco di don Maurizio Patriciello, insieme alla Fondazione Pol.i.s. e ai familiari delle vittime innocenti della criminalità, come sacerdote, come presidente di Pol.i.s. e come uomo”. Con queste parole don Tonino Palmese ha espresso la propria vicinanza a don Patriciello, vittima di un gesto violento durante una celebrazione liturgica a Caivano.

Secondo don Palmese, l’episodio richiama alla mente un passato in cui gli altari furono violati dalle strategie omicide della mafia e della camorra. “Non ci sono parole per definire questo gesto – ha detto – che ci riporta agli anni in cui la criminalità organizzata colpiva direttamente i luoghi sacri”.

Il presidente di Pol.i.s. ha inoltre sottolineato l’impegno costante di don Patriciello nella tutela del suo territorio e nella denuncia dei soprusi che affliggono il Parco Verde. “Il mio invito – ha concluso Palmese – è continuare insieme a percorrere strade di vita, per spargere il profumo del bene nella nostra terra”.

Camorra, il clan Cifariello-Cancello aveva messo le mani sulle case popolari di Scampia: 7 arresti

La camorra continua a trasformare le case popolari di Napoli in terreno di conquista. Questa mattina la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone, accusate – a vario titolo – di sequestro di persona a scopo di estorsione, occupazione abusiva di immobili, estorsione, riciclaggio, rapina e lesioni personali, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha smascherato un sistema di violenza e soprusi messo in atto dal gruppo criminale egemone a Scampia, riconducibile alle famiglie Cifariello e Cancello.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli indagati non si sono limitati a intimidire le vittime: le hanno aggredite, sequestrate e costrette a lasciare la propria abitazione. In particolare, un uomo residente in un alloggio popolare sarebbe stato prelevato e trattenuto all’interno di una sala scommesse – roccaforte del clan – mentre i familiari venivano minacciati affinché consegnassero le chiavi della casa.

Il gruppo avrebbe poi occupato l’appartamento, sostituendo la targhetta del citofono e appropriandosi persino degli abiti della famiglia cacciata, indossati senza alcun pudore.

Le donne aggredite con pugni e calci

La spirale di violenza non si è fermata lì: quando la moglie e la figlia della vittima hanno provato a rientrare nell’abitazione per chiedere spiegazioni, sarebbero state aggredite con pugni e minacce e costrette a cedere anche la loro auto.

Le perquisizioni hanno portato al sequestro di ingenti somme di denaro contante, telefoni cellulari e un orologio di valore, ulteriore prova del controllo economico e militare del clan sul quartiere.

Quello che emerge dall’operazione non è un caso isolato. Le mani della camorra sugli alloggi popolari sono una costante che attraversa Napoli da decenni.

 Quello di Scampia non è un caso isolato

A Ponticelli e San Giovanni a Teduccio, negli anni scorsi, le indagini hanno documentato lo stesso copione: famiglie costrette a lasciare le proprie case sotto la minaccia delle pistole e appartamenti assegnati agli affiliati dei clan.

A Pianura, il racket delle abitazioni popolari è stato per lungo tempo una delle leve di potere dei clan locali, mentre a Scampia, già negli anni della faida tra Di Lauro e “scissionisti”, l’occupazione abusiva degli alloggi rappresentava uno strumento di controllo del territorio.

Lo stesso fenomeno si è registrato nel rione Traiano, a Caivano e ad Afragola, dove la spartizione delle case popolari – spesso sottratte con la forza ai legittimi assegnatari – ha alimentato le casse e il consenso delle organizzazioni camorristiche. Un meccanismo di dominio che trasforma il diritto alla casa in privilegio concesso dai clan, consolidando così il loro potere sociale oltre che criminale.

L’inchiesta odierna non solo fotografa la brutalità del clan Cifariello-Cancello a Scampia, ma conferma come la gestione violenta del patrimonio abitativo popolare resti una delle frontiere più radicate del potere mafioso a Napoli e in tutta la sua provincia.

Benevento, 16enne accoltellato in strada: due giovani arrestati

BENEVENTO – Una notte di paura nel centro di Benevento, dove un 16enne egiziano è stato aggredito e ferito gravemente da due giovani, un 18enne di origine marocchina e un 19enne tunisina. Il ragazzo è stato immediatamente trasportato al pronto soccorso dell’ospedale “Fatebenefratelli”, con una ferita vistosa al braccio sinistro e traumi alla testa.

Secondo le ricostruzioni fornite dalle indagini condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Benevento e dalla Sezione Volanti della Questura, l’aggressione è avvenuta nel megaparcheggio locale: inizialmente con insulti verbali, poi con una bottiglia usata come arma e infine con un coltello che ha ferito il giovane.

Sul posto sono state rinvenute evidenti tracce di sangue. I due sospettati sono stati rintracciati poco dopo nelle vicinanze e, su disposizione della Procura della Repubblica di Benevento, tradotti presso la Casa Circondariale locale con l’accusa di lesioni personali aggravate.

Cardito, pizzo sulle slot machine: tre arresti

CARDITO – I carabinieri della Compagnia di Caserta hanno dato esecuzione questa mattina a un’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di tre persone, di 54, 29 e 22 anni, già note alle forze dell’ordine, ritenute responsabili di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e disposta dal GIP del Tribunale partenopeo.

Le indagini, avviate a luglio 2025 dalla Stazione di San Nicola La Strada, hanno permesso di ricostruire un episodio avvenuto a Cardito ai danni di un titolare di una società di produzione e distribuzione di apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro, comunemente note come slot machine. I tre indagati, presentandosi come esponenti della criminalità organizzata locale, avrebbero avanzato richieste estorsive al collaboratore della ditta, minacciandolo in modo implicito ma chiaro.

La somma richiesta ammontava a 1.500 euro da versare in tre rate annuali (Natale, Pasqua e Ferragosto), più ulteriori 3.000 euro, pari alla metà di 6.000 euro precedentemente anticipati dalla vittima a un bar per il rinnovo dei locali. Determinante per le indagini è stata la denuncia presentata dalla vittima ai carabinieri, che ha permesso di raccogliere prove attraverso testimonianze, filmati di videosorveglianza pubblica e analisi delle celle telefoniche, consentendo di identificare con certezza i presunti autori del reato.

Champions League, l'olandese Makkelie arbitro di Napoli-Sporting

La UEFA ha reso note le designazioni arbitrali per la seconda giornata della fase a gironi di Champions League. Mercoledì sera alle ore 21, il Napoli affronterà lo Sporting Lisbona allo stadio ‘Diego Armando Maradona’ sotto la direzione di Danny Makkelie.

L'olandese sarà coadiuvato dagli assistenti Hessel Steegstra e Jan de Vries, dal quarto uomo Allard Lindhout e dai Var Tomasz Kwiatkowski e Michael Salisbury. Sempre mercoledì, alle 21, la Juventus sarà impegnata contro il Villarreal.

Arbitra il rumeno Istvan Kovacs, con Mihai Marica e Ferencz Tunyogi come assistenti, Szabolcs Kovacs quarto uomo e Catalin Popa e Christian Dingert al Var. Entrambe le designazioni sono state accolte con interesse dagli addetti ai lavori, vista l’importanza dei match per il prosieguo della competizione.

Maltrattamenti all’ex moglie, 45enne arrestato nell’Avellinese

Avellino – Un uomo di 45 anni è stato arrestato dai carabinieri della Stazione di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia ai danni della ex moglie.

L’arresto è scattato in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dall’autorità giudiziaria, a seguito di una condanna definitiva a tre anni di reclusione.Le indagini, condotte con meticolosità dalle forze dell’ordine, hanno fatto luce su una serie di episodi di violenza che il 45enne avrebbe perpetrato nei confronti della ex coniuge.

Le denunce presentate dalla donna, che si sono susseguite nel tempo, hanno permesso di ricostruire un quadro di abusi ripetuti, culminati nella sentenza di condanna. I carabinieri, dopo aver ricevuto il provvedimento, hanno proceduto all’arresto dell’uomo, che è stato immediatamente trasferito in carcere, dove sconterà la pena inflitta.

L'importanza della denuncia da parte delle donne

L’operazione rappresenta un ulteriore passo nella lotta contro la violenza di genere, un fenomeno che continua a richiedere l’attenzione delle istituzioni e delle forze dell’ordine. La vicenda sottolinea l’importanza delle denunce e del lavoro investigativo per garantire giustizia alle vittime di maltrattamenti domestici.

Resta alta l’allerta nella comunità locale, dove episodi di questo tipo spingono a riflettere sulla necessità di rafforzare le misure di prevenzione e supporto per chi subisce violenze in ambito familiare.

Afragola, dà fuoco alla madre per gelosia: arrestato il figlio

Afragola – Una vicenda familiare dai contorni drammatici si è trasformata in un’accusa di omicidio. Nella mattinata di oggi i Carabinieri della Stazione di Afragola hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo ritenuto gravemente indiziato di aver provocato la morte della madre, avvenuta lo scorso agosto.

La donna era stata ricoverata il 31 luglio 2025 in condizioni disperate, con ustioni di terzo grado che le avevano devastato gran parte del corpo. Nonostante i tentativi dei medici, il suo cuore aveva smesso di battere il 15 agosto.

All’inizio, l’ipotesi prevalente era quella di un gesto estremo: i Vigili del Fuoco, accorsi subito sul posto, avevano infatti ritenuto che si fosse trattato di un tentativo di suicidio. In casa, in quel momento, c’era solo il figlio, che aveva dichiarato di aver cercato di spegnere le fiamme per salvare la madre.

Le indagini successive, però, hanno ribaltato completamente la ricostruzione iniziale. Coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Carabinieri di Afragola hanno approfondito ogni dettaglio della vicenda, fino ad escludere la pista del gesto volontario

. Le attività investigative, supportate anche da analisi tecniche, hanno fatto emergere gravi elementi di responsabilità a carico del figlio della vittima.

Secondo gli inquirenti, alla base del delitto ci sarebbe stata la relazione sentimentale che la donna aveva intrapreso con un altro uomo, circostanza che il figlio non avrebbe accettato.

Madre e figlio vivevano un rapporto "morboso e tossico"

I due vivevano un rapporto descritto come “morboso e tossico” e, di fronte alla prospettiva di un legame che lo escludeva, l’uomo avrebbe reagito in modo feroce: le avrebbe gettato addosso dell’alcol, appiccando poi il fuoco con un accendino.

L’indagato è stato sottoposto anche a una perizia psichiatrica. Gli esperti lo hanno ritenuto capace di intendere e di volere al momento dei fatti, pur diagnosticando un disturbo di schizofrenia paranoidea, da tempo compensato da una terapia farmacologica che non avrebbe mai interrotto.

L’uomo si trova ora in carcere, in attesa delle prossime decisioni dell’autorità giudiziaria.

Caivano, l’intimidazione a don Patriciello e l’ombra dei clan

Il proiettile consegnato nelle mani di don Maurizio Patriciello, durante la messa dei bambini al Parco Verde di Caivano. Un gesto clamoroso e inedito nelle cronache criminali della zona, che porta con sé interrogativi inquietanti: atto isolato di un uomo fragile o messaggio studiato da chi, dietro le quinte, continua a esercitare il potere della camorra?

Il gesto e l’arresto

Protagonista della vicenda è Vittorio De Luca, 75 anni, suocero di Domenico Ciccarelli, capo del clan che porta il suo nome. Domenica mattina, durante la funzione nella chiesa di San Paolo Apostolo, De Luca si è messo in fila per ricevere la comunione. Al posto dell’ostia ha consegnato al parroco un pacchetto: dentro, avvolto in un foglio di giornale, un proiettile calibro 9x21.

Un’azione plateale, avvenuta sotto gli occhi dei fedeli e dei bambini, interrotta soltanto dall’intervento della giornalista Marilena Natale, presente in chiesa sotto scorta per le minacce ricevute dai Casalesi.

È stata lei a strappare il pacchetto dalle mani del sacerdote e a consegnarlo agli uomini della sicurezza. «Chi ti manda?» ha chiesto al 75enne. La risposta: «Non te lo posso dire, altrimenti mi ammazzano».

Condotto in caserma e interrogato a lungo, De Luca è stato arrestato con l’accusa di atti persecutori aggravati dal metodo mafioso. Non era la prima volta che prendeva di mira don Patriciello: già lo scorso anno lo aveva minacciato con un coltello.

La reazione dello Stato

Il gesto non è passato inosservato al Viminale. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha telefonato a don Patriciello, esprimendogli solidarietà e annunciando il rafforzamento della sua scorta. Nelle prossime ore è previsto un comitato per la sicurezza a Napoli, mentre si valuta l’invio di ulteriori forze dell’ordine nel Parco Verde, quartiere segnato da decenni di degrado e dominio criminale.

L’ombra della camorra

Resta l’enigma sulla natura dell’atto. Don Maurizio Patriciello non nasconde i suoi timori: «Spero che non ci sia una regia occulta. In questi giorni la situazione al Parco Verde è ingarbugliata. Dopo gli ultimi arresti del clan Ciccarelli si è creato un vuoto di potere che destabilizza tutto il quartiere».

L’episodio si inserisce infatti in un contesto di forte tensione. La sera precedente al gesto, una “stesa” aveva seminato paura: una decina di uomini armati aveva esploso numerosi colpi in strada. Poche ore dopo, De Luca si era presentato in chiesa. «Io gli ho chiesto cosa fosse successo – ha raccontato il parroco – e lui mi ha risposto: “A me non fanno nulla, sono stato dichiarato incapace di intendere e volere”. Parole che mi hanno fatto pensare che venga usato come pedina, perché non avrebbe conseguenze legali».

La voce del parroco

Don Patriciello, simbolo della resistenza civile contro le mafie, ha continuato a celebrare messa nonostante l’intimidazione. Ma non nasconde l’amarezza: «Mi dispiace per Vittorio, lo conosco da tanti anni. Mi dispiace che lo abbia fatto durante la comunione dei bambini: è stato un gesto blasfemo. La messa ce la devono lasciare, quella non si tocca».

Il sacerdote sottolinea anche la solitudine del territorio: «Da più di vent’anni chiedo ai governi di intervenire. Sono venuti ministri e politici, hanno promesso, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Parco Verde resta un luogo segnato dal peccato originale del male: migliaia di persone ammassate in palazzi senza futuro».

Un segnale da non sottovalutare

Il proiettile consegnato in chiesa rappresenta un salto di qualità nelle intimidazioni: non un gesto clandestino, ma un atto pubblico, carico di simboli, compiuto davanti ai fedeli e ai bambini. Per gli investigatori sarà ora cruciale stabilire se De Luca abbia agito di propria iniziativa o se dietro di lui ci sia la mano dei clan, pronti a riaffermare la loro presenza in un territorio in cui lo Stato fatica ancora a radicarsi.

Don Patriciello, intanto, non arretra: «Sto bene, ma è stato un gesto doloroso. Mi ha ferito di più perché avvenuto davanti ai bambini, che sono il nostro futuro. Un futuro che qui al Parco Verde sembra sempre un po’ incerto».

Napoli, va al concerto inn Piazza Plebiscito con un coltello in tasca: denunciato 15 enne

Napoli – Una serata di musica che poteva trasformarsi in dramma. Nel cuore della folla riunita a piazza Plebiscito per un concerto, i carabinieri della compagnia Napoli Centro hanno fermato un ragazzino di appena 15 anni.

Durante il controllo, nelle tasche del giovane è spuntato un coltello a serramanico.
Per il minore, che era in compagnia di alcuni coetanei, il divertimento si è interrotto di colpo: è stato denunciato e riaffidato ai genitori.

Movida sotto osservazione

L’episodio è maturato nell’ambito di un più ampio servizio di monitoraggio che i militari dell’Arma hanno portato avanti per tutto il fine settimana tra le vie del centro storico, piazza Bellini, i Decumani e la zona dei baretti di Chiaia.

Un dispositivo di controllo che, ancora una volta, ha acceso i riflettori sulla movida partenopea, sempre più al centro di episodi legati a droga, alcol e illegalità diffusa.

I numeri dei controlli

Nel corso dell’operazione, i carabinieri hanno identificato 99 persone e controllato 58 veicoli: otto i mezzi sequestrati. Sono stati inoltre segnalati alla Prefettura sette giovani trovati in possesso di modiche quantità di sostanze stupefacenti.

Non solo droga e coltelli: continua la battaglia contro i parcheggiatori abusivi, con cinque persone denunciate perché recidive negli ultimi due anni.

Infine, gli uomini dell’Arma hanno fermato due persone evase dagli obblighi restrittivi e denunciato un uomo sorpreso a guidare uno scooter senza aver mai conseguito la patente.

Il coltello in tasca a un quindicenne e i tanti episodi registrati nell’arco di poche ore restituiscono l’immagine di un centro città costantemente sotto pressione, dove i controlli delle forze dell’ordine restano un presidio indispensabile per garantire sicurezza e legalità durante le notti napoletane.

Pomigliano, prova a fermare una lite tra automobilisti: 54enne accoltellato

Pomigliano - Un banale incidente stradale si è trasformato in una drammatica scena di violenza ieri sera a Pomigliano d’Arco. Tutto è iniziato con un tamponamento tra un’Alfa Romeo 147 e una Toyota Aygo.

A seguito dell’urto, tra i due conducenti è divampata una furiosa lite, attirando l’attenzione degli avventori di un bar lì vicino.

Nel tentativo di placare gli animi, un uomo di 54 anni, che si trovava tra i clienti del bar, è intervenuto per separare i due automobilisti. Il suo gesto di pacificazione è stato pagato a caro prezzo: il conducente di uno dei due veicoli, in un accesso d’ira, lo ha pugnalato al petto, per poi darsi alla fuga.

Il 54enne è stato soccorso in gravi condizioni e trasportato d’urgenza all’Ospedale del Mare di Napoli. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Carabinieri del Nucleo Operativo di Castello di Cisterna e della Stazione di Pomigliano d’Arco, che hanno avviato le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e rintracciare l’aggressore, attualmente latitante.

L'episodio di Pomigliano fa il paio di quanto accaduto nelle stesse ore a Pozzuoli dove padre e figlio sono stati feriti a colpi di pistola perchè avevano cercato di fermare un uomo che stava aggredendo la moglie.

Roma, maxi-operazione contro i borseggiatori: 14 arresti nelle metro A e B

Roma – Blitz della Polizia di Stato nelle viscere della Capitale: 14 borseggiatori, veri e propri "artisti" del furto, sono stati arrestati tra le linee A e B della metropolitana romana.

I malviventi, colti in flagranza o nell’immediatezza dei loro colpi, operavano con una strategia collaudata, sfruttando il caos delle ore di punta e la calca delle stazioni più affollate per derubare ignari passeggeri.

Gli agenti del nucleo Polmetro, specializzati nel contrasto ai reati nel sottosuolo, hanno smantellato una rete di professionisti del borseggio che agivano con precisione chirurgica.

I ladri, spesso organizzati in coppie o piccoli gruppi, si dividevano i ruoli: uno distraeva la vittima con movimenti apparentemente casuali o faceva da palo, mentre l’altro, con destrezza, apriva borse e zaini per sottrarre portafogli, telefoni e altri oggetti di valore.

Un episodio emblematico si è verificato alla stazione Eur Magliana, dove gli agenti hanno assistito in diretta a un furto ai danni di un anziano. Grazie al monitoraggio delle telecamere di sorveglianza, i poliziotti hanno intercettato due complici che, con rapidi cenni d’intesa, hanno messo in atto il loro piano.

Uno dei malviventi ha tentato di disfarsi del portafogli rubato lanciandolo sui binari, ma la refurtiva è stata recuperata e restituita al proprietario. I due sono stati arrestati con l’accusa di furto aggravato in concorso.Un altro intervento decisivo è avvenuto sulla linea B, alla fermata Colosseo.

Qui, un uomo di 40 anni, di nazionalità romena, è stato sorpreso mentre si spostava con disinvoltura tra i convogli, cercando di individuare le sue prede. Dopo un controllo, gli agenti hanno scoperto che sull’individuo pendeva un ordine di carcerazione per reati analoghi.

Fondamentale la video sorveglianza nelle stazioni

Fondamentale, in questi interventi, il supporto del sistema di videosorveglianza delle stazioni, che ha permesso di individuare i responsabili prima che potessero dileguarsi. Le immagini hanno cristallizzato i movimenti sospetti dei borseggiatori, consentendo agli agenti di intervenire con tempestività.

L’operazione, coordinata dalla Questura di Roma, è solo l’ultima di una serie di azioni mirate a contrastare i reati predatori nelle metropolitane della Capitale. Gli agenti del nucleo Polmetro, in sinergia con il personale Atac, proseguiranno il loro lavoro di prevenzione e repressione, tenendo alta la guardia per garantire la sicurezza dei cittadini.

 

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