L'OPERAZIONE

Spaccio di cocaina allo stadio, arrestati ultras del Verona

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C’era il tifo per il Verona, ma anche la ricerca della cocaina da sniffare a portare diversi ultras allo stadio Bentegodi durante le gare interne dell’Hellas, nell’ultimo campionato di Serie A. La Digos della Questura lo sapeva, e le telecamere puntate sulla curva Sud e sui bagni dell’impianto hanno confermato che, per alcuni tifosi, più che il risultato della squadra del cuore erano importanti i vassoietti con strisce di polvere bianca che giravano sulle gradinate.

Al traffico ha messo fine un blitz antidroga scattato stamane da parte della Polizia di Verona e del Servizio Centrale Operativo, che hanno eseguito 12 misure cautelari emesse dal Gip nei confronti di appartenenti ad alcuni gruppi ultras. Sono ritenuti responsabili di detenzione e spaccio di cocaina all’interno del ‘Bentegodi’.

Le indagini hanno riguardato anche un bar antistante lo stadio, anch’esso punto di scambio di dosi di cocaina durante gli incontri casalinghi dell’Hellas. Il bilancio dell’operazione è di due persone in carcere, tre agli arresti domiciliati e sette con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. I 12 indagati hanno tra i 20 e i 50 anni. Sono state inoltre eseguite 14 perquisizioni personali e locali.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e dallo Sco della Polizia sono state avviate dopo l’arresto in flagranza di uno spacciatore che insieme alla compagna stava cedendo la cocaina a numerosi ultras dell’Hellas Verona, anche all’interno del settore “Curva Sud” dello stadio e nell’omonimo bar, luogo di ritrovo dei tifosi prima e dopo la partita.

L’investigazione, estesa all’impianto e al bar – che ha subito la sospensione della licenza per 30 giorni – ha fatto emergere uno spaccato criminoso inquietante, con un’intensa attività di spaccio di cocaina esercitata dalla coppia e da altri pusher, con centinaia di grammi di sostanza venduti a ogni partita.

Scoperto inoltre un vero e proprio “bazar della droga” all’interno dei servizi igienici della Curva Sud dello stadio durante gli incontri casalinghi dell’Hellas, che ha coinvolto centinaia di ultras, tra cui alcuni appartenenti ad alcune frange oltranziste di gruppi organizzati. “Una operazione di grande rilievo – ha commentato il questore Roberto Massucci – che ripropone il rischio di curve protese all’appropriazione del territorio e alla esclusione del controllo dello Stato. Ultrà non è sinonimo di illegalità ed è necessario stimolare la sensibilità dei club nel lavoro con i tifosi anche rispettando spazi di colore e passione”.

L’attività di spaccio iniziava fin dall’apertura dei cancelli dello stadio e proseguiva per tutta la durata delle partite. I numerosi pusher effettuavano centinaia di cessioni di droga, tutte documentate dall’indagine: preparavano le ‘strisce’ sugli schermi dei loro cellulari, mettendoli all’interno dei bagni.

Per eludere i controlli ai varchi d’ingresso del settore Curva Sud, la droga veniva nascosta nell’abbigliamento intimo e nelle scarpe. Mentre sono ancora in corso gli accertamenti sulle persone riprese dalle telecamere usate per le intercettazioni, sono già oltre un’ottantina i tifosi identificati con certezza dalla Polizia; alcuni di loro risultano aver già commesso episodi di violenza nel corso di manifestazioni sportive.

Per la Questura scaligera “la sistematica cessione ed il contestuale ingente consumo di cocaina all’interno della Curva Sud affollata di tifosi evidenzia l’alto rischio di scatenare episodi di aggressività e violenza, mettendo in concreto pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno dello stadio”. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati complessivamente 110 grammi di cocaina, 2,7 chilogrammi di hascisc e 200 di marjuana.


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