Cinema&Camorra: il procuratore Borrelli all’anteprima nazionale di Malavita, docu-reality su donne e baby killer

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La vita delle donne e dei baby-killer della camorra attraverso i vicoli di Napoli e attraverso gli occhi di un ex baby-gangster ‘pentito’. Ci sono le evoluzioni dei nuovi ‘padroni’ del sistema criminale camorristico napoletano nel docufilm “Malavita”, l’ultimo lavoro cinematografico del regista Paolo Colangeli, già autore della serie Sky di grande successo “Camorriste”. Un estratto del docufilm sarà proiettato in anteprima nazionale martedì 11 Febbraio alle ore 16 nell’aula magna dell’Università Suor Orsola Benincasa, sede della Scuola di Cinema e Televisione diretta dal produttore de “La grande bellezza” Nicola Giuliano.

All’iniziativa, che rientra nell’ambito della rassegna “Cinema, letteratura, musica e teatro per raccontare le mafie”, ideata dal Centro di Ricerca ReS Incorrupta dell’Università Suor Orsola Benincasa, prenderanno parte insieme con il regista Paolo Colangeli, il Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro, il vicepresidente dell’associazione “L’altra Napoli ONLUS”, Antonio Lucidi, il parroco della Basilica di San Giorgio Maggiore, Don Angelo Berselli, lo storico Isaia Sales, docente di Storia delle Mafie al Suor Orsola e coordinatore scientifico della rassegna e il Procuratore Capo della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli, già procuratore aggiunto presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Presentazione di “Malavita”

    Il film sviluppa la storia di un ex-baby gangster, Sasà Striano, che dopo tanti anni di carcere e di lavoro teatrale, torna a Napoli per mettere in scena un Macbeth in napoletano, e comincia un viaggio nella Napoli dei vicoli alla ricerca di un cast originale di “persone vere”. Sasà Striano è stato un baby-criminale nelle guerre di camorra degli anni ’90, oggi si è redento ed è scrittore, attore di teatro e di cinema molto noto, protagonista del film “Cesare deve morire” vincitore del festival di Berlino nel 2012.

    “L’approccio visivo del docufilm – spiega il regista Paolo Colangeli – è fortemente connotato da una fotografia che interpreta i luoghi di Napoli come ambienti della penombra, dove si lavora per sottrazione, come in Caravaggio e nel cinema noir. La narrazione di quello che è anche un docu-reality avviene seguendo le donne delle famiglie dei baby-killer. La vita delle donne e dei ragazzi nel mondo criminale dei vicoli viene rappresentata direttamente”.


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