Napoli, è morto l’uomo ferito a colpi di katana dall’ex marito della compagna

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Napoli. E’ morto questa notte all’ospedale Loreto mare, dove era ricoverato da due giorni, il 42enne delle Case Nuove, Vincenzo Radice che era stato ferito nei mesi scorsi a colpi di katana dall’ex marito della sua nuova compagna. Radice il pomeriggio dell’11 agosto era arrivato in ospedale lamentando forti dolori allo stomaco. I medici che lo avevano visitato avevano subito riscontrato le ferite precedenti da arma da taglio e i segni degli interventi chirurgici a cui l’uomo era stato sottoposto all’ospedale del Mare nel mese di gennaio scorso quando vi era arrivato sanguinate per la profonda ferita da arma da taglio.  Radice in stato di seminconscienza è stato classificato subito in codice rosso e trasportato in rianimazione. Ma nonostante gli sforzi dei medici il suo cuore ha cessato di battere questa notte poco dopo le due a causa di una sepsi devastante allo stomaco. Avvertiti dai medici sul posto sono arrivati gli agenti del commissariato Vicaria, che su disposizione della Procura di Napoli, hanno disposto il sequestro delle cartelle cliniche nei due ospedali e della salma che sarà sottoposta ad autopsia per stabilire le cause della morte. I familiari dell’uomo, appresa la notizia della morte del loro congiunto, hanno inveito contro i medici e ci sono stati momenti di tensione. Radice era rimasto ferito agli inizi di gennaio mentre si trovava in casa della sua  compagna in cupa Vicinale Pepe, a Ponticelli. Nella stessa strada vi abita l’ex compagno della donna. L’uomo dopo una violenta lite telefonica perché pretendeva che la donna ritirasse delle querele presentate nei suoi confronti, si era presentato nella sua abitazione armato di una katana. E quando vide un uomo, ovvero Vincenzo Radice lo infilzò allo stomaco con un colpo di spada e poi si diede alla fuga. L’uomo, Emanuele Gememanuele gemitoito, un pregiudicato 35enne del rione Luzzatti, fu arrestato dopo due giorni di fuga insieme con un complice. Ora per lui scatterà un’accusa più grave: ovvero quello di omicidio volontario. (ha collaborato Carlo Landolfi)

 



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