‘Si sono avvicinati per chiedere una sigaretta’, incastrato dalle foto l’architetto indagato per camorra nega di aver pagato il pizzo

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“Effettivamente quello in foto sono io. Ero insieme al dott. Napolano Raffaele che è l’amministratore del condominio per il quale stiamo facendo i lavori. Avevamo deciso di allontanarci e di parlare un po’ per fatti nostri e siamo andati nel parco che dista duecento metri dal cantiere. Le altre persone ritratte in foto non le conosco. Si sono avvicinate a noi per chiederci una sigaretta”. E’ il pomeriggio del 14 giugno scorso quando l’architetto Giorgio Fiorentino, 49 anni di Portici ma residente a Marano viene interrogato dal pm Maria Di Mauro della Dda di Napoli in merito a presunte richieste di tangenti che due esponenti del clan Orlando di Marano avrebbero chiesto a Fiorentino perché la ditta del suocero stava realizzando lavori per 220 mila euro per la ristrutturazione del parco Amelia. Di li a qualche minuto, nonostante sia stato “incastrato” dalle prove evidenti in mano alla Procura diventa indagato per falsa testimonianza aggravata dal metodo mafioso.Le foto che lo incastrano sono state scattate grazie all’intuito di un carabiniere libero dal servizio e che la mattina del 25 marzo scorso passeggiava con il suo cane all’interno del parco Ciaurro a Marano. Il militare aveva notato il gruppetto di persone e un passaggio di denaro. Si era insospettito e aveva scattato alcune foto inviate alla stazione dei carabinieri di Marano. Da quel momento erano partite le indagini che in settimana hanno portato il gip Francesca Ferri ad emettere un’ordinanza cautelare (consegnata in carcere) a Celestino De Fenza, 34 anni di Marano, fratello del più noto Maurizio detto o’ mamozio (in carcere per l’omicidio del gioielliere di Marano Salvatore gala commesso nel 2017 insieme con altri complici) e Antonio Agrillo, pure lui 34enne di Marano legato al clan Orlando e cognato di Antonio Di Maro (uno dei 10 del clan Orlando  arrestati a giugno scorso per le minacce  ai familiari del neo pentito Teodoro Giannuzzi). L’architetto quindi ha preferito farsi indagare per camorra piuttosto che ammettere di avere pagato il pizzo al clan Orlando nonostante fosse stato fotografato. E infatti nello stesso verbale di interrogatorio, prima che il pm Di Mauro decida di  interromperlo e di metterlo sotto indagine Fiorentino aveva continuato a negare: “Le dico che in questo momento non mi ricordo l’oggetto della conversazione. il dott. Napolano (che è l’amministrazione del condominio che lo aveva accompagnato e  che non è indagato in quanto ha confermato l’incontro con gli esponenti del clan Orlando) neanche le conosceva queste persone. La S.V. dice che dalle riprese emerge chiaramente che io avrei dato dei soldi a queste due persone. Le rispondo che non ho dato nulla a nessuno, anzi non ricordo di aver dato dei soldi a queste due persone. Era la prima volta che le vedevo…La società che fa capo a me non ha il patto di legalità, la vecchia società di mio suocero aveva invece sottoscritto il patto di legalità. I lavori che stiamo facendo a Marano ammontano a duecentotrentamila euro circa, fino ad adesso ci hanno pagato circa ottantamila euro”. Da questo momento si interrompe il verbale e a Fiorentino viene comunicato di essere sotto inchiesta.L’architetto nomina l’avvocato Felice Bianco quale suo difensore di fiducia.

 Rosaria Federico

 1. continua

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