Boscoreale, voleva vendere droga ai carabinieri: condannato

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Boscoreale. Era il 25 settembre del 2016 quando Salvatore Russo, pluripregiudicato di Boscoreale, noto spacciatore venne colto in flagranza di reato a spacciare cocaina crack nel rione popolare Piano Napoli, la cosiddetta  Scampia del vesuviano.Con lui c’era un minore nonché rampollo di una famiglia di storici spacciatori che aveva da poco rifornito un acquirente con diversi pezzi di cocaina crack. Il Russo era stato rimesso da poco in libertà, dopo aver scontato una lunga carcerazione per una condanna ad anni 10 per associazione mafiosa dedita al narcotraffico, in quanto ritenuto figura apicale del clan Casillo- Padovani del Piano Napoli di Boscoreale via Passanti Scafati. Dopo pochi mesi era ricaduto nuovamente nel crimine sebbene fosse super controllato dalle forze dell’ordine.Quel giorno i carabinieri di pattuglia notarono un fuggi-fuggi di auto e si diedero all’inseguimento degli spacciatori e dell’acquirente che scapparono con le loro rispettive auto. In un primo momento, il Russo e il minore non avevano riconosciuto i Carabinieri e volevano rifornire addirittura di sostanza stupefacente gli agenti in borghese. All’avvicinarsi degli agenti capirono il clamoroso errore e soprattutto che si trattava di carabinieri con abiti civili e si diedero alla fuga in auto. In quella circostanza gli agenti riuscirono a fermare prontamente sia gli acquirenti che gli spacciatori. Questi ultimi furono riconosciuti in foto. Sebbene le contestazioni risultavano essere molto gravi, essendo il Russo soggetto gravato da plurimi precedenti per droga e soprattutto dovendo rispondere della contestata aggravante di essersi avvalso di un minore nel reato era arrivato al processo a piede libero.La posizione del minore era stata trasmessa al tribunale competente.In data odierna la dura requisitoria del PM che aveva chiesto 4 anni di carcere in abbreviato. La difesa del Russo rappresentata dall’avvocato Gennaro De Gennaro ha cercato di scardinare la fondatezza delle accuse sul presupposto che non ci fossero riscontri individualizzanti. Il giudice, accogliendo le criticità sollevate dalla difesa, ha applicato una pena leggera rispetto a quanto richiesto dall’accusa, condannando il Russo Salvatore ad anni 1 e mesi 4 di reclusione.



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