Restano agli arresti domiciliari i cinque tifosi del Genoa fermati dopo gli scontri avvenuti prima della partita contro l’Inter. Il giudice per le indagini preliminari Giorgio Morando ha convalidato gli arresti eseguiti due giorni fa, riconoscendo la serietà delle condotte contestate ma optando per una misura cautelare meno afflittiva rispetto al carcere. Una decisione motivata dal rischio concreto di reiterazione del reato, dal momento che gli indagati fanno parte di un gruppo di tifosi già coinvolto in passato in disordini e tafferugli.
L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Luca Scorza Azzarà e condotta dalla Digos, ha ricostruito una vera e propria guerriglia urbana andata in scena domenica a Genova, con mezzi incendiati o danneggiati, bottiglie e petardi lanciati contro le forze dell’ordine e quindici agenti rimasti feriti. Decisive, per gli investigatori, sono state le immagini dei sistemi di videosorveglianza che hanno immortalato le fasi più violente degli scontri.
Durante l’interrogatorio gli arrestati hanno ammesso la loro presenza sul posto, cercando però di ridimensionare il proprio ruolo. Qualcuno ha espresso rammarico per quanto accaduto e si è detto disponibile a risarcire i danni. Tutti appartengono al Gruppo Marassi, una delle realtà più rilevanti del tifo organizzato rossoblù.
Secondo gli inquirenti, gli scontri non sarebbero stati casuali ma il risultato di un’azione pianificata, con la presenza a Genova di circa 130 ultrà del Napoli arrivati per sostenere l’assalto contro i tifosi interisti. Solo il massiccio schieramento di polizia e carabinieri ha evitato il contatto diretto tra le due tifoserie.
Fonte REDAZIONE






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