Napoli, arrivano le condanne per i falsari di Ponticelli

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Napoli - Si è concluso con un verdetto che sostanzialmente conferma l'impianto accusatorio formulato da Procura e Guardia di Finanza il dibattimento di primo grado per la banda che, nel maggio 2024, era stata smantellata mentre gestiva una vera e propria zecca clandestina nel cuore della periferia est. Ieri mattina, davanti alla sezione penale collegio A del Tribunale di Nola, si è messa la parola fine al processo che vedeva sul banco degli imputati il gruppo di falsari capeggiato da Alfredo Muoio.

Il Collegio, presieduto dal giudice Agnese Di Iorio, ha ritenuto fondate le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione di monete e di spendita, per un tesoro potenziale di circa 48 milioni di euro falsi pronto a inondare il mercato.

La fabbrica del falso era stata scoperta dalle Fiamme Gialle in un capannone industriale di Ponticelli, affittato da una società di bonifica (estranea alle indagini). Qui, gli "stakanovisti" della contraffazione lavoravano a ritmi serrati, 24 ore su 24, dormendo e consumando i pasti direttamente sul posto, grazie a un "vivandiere" che fungeva da contatto con l'esterno.

All'interno erano stati rinvenuti macchinari sofisticati e circa 80mila fogli, ciascuno con 12 banconote da 50 euro quasi pronte: mancava solo il taglio finale per l'applicazione della banda verticale argentata. Un tentativo di riproduzione così ossessivo da far venire alla mente la celebre "Banda degli onesti", ma con strumenti ben più professionali e banconote quasi indistinguibili.

Il Tribunale di Nola ha emesso le seguenti sentenze di condanna:

Alfredo Muoio (presunto capo dell'organizzazione): 4 anni di reclusione.

Alessio Muoio, Michele Rivieccio, Ermani Vassallo: 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno.

Antonio Papaccio, Alessandro Aprea: 6 mesi di reclusione (in continuazione con altra sentenza).

Unica nota a margine del verdetto è l'assoluzione con formula piena, per non aver commesso il fatto, di Antonio Piscopo. Il giovane, figlio del più noto Luigi Piscopo, detto il "pazzignano", esponente di spicco della mala di Ponticelli, è stato scagionato grazie alla difesa condotta dall'avvocato Giuseppe Perfetto.

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Pubblicato da
Rosaria Federico