Oggi alla Casa Circondariale di Salerno, il sindacato FSA Cnpp-Spp ha messo in luce un quadro allarmante di sovraffollamento e carenze organiche, sottolineando come la situazione stia peggiorando e come le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria richiedano un urgente intervento dal.
Una realtà definita “in agrodolce”, con criticità evidenti e una speranza affidata al futuro. È il quadro che emerge dalla visita ispettiva effettuata oggi alla Casa Circondariale di Salerno dai vertici del sindacato Fsa Cnpp-Spp, con il segretario nazionale Gina Rescigno, il segretario regionale Fabio Montalbetti e i dirigenti sindacali Roberto Capece e Annalisa Corrado. L’obiettivo è stato verificare direttamente le condizioni logistiche e operative in cui lavora la Polizia Penitenziaria del carcere cittadino.
“Quello che abbiamo trovato è ciò che purtroppo accomuna la maggior parte degli istituti campani e italiani”, spiegano i rappresentanti sindacali, parlando di una cronica carenza di organico che si scontra con un sovraffollamento sempre più grave. “Negli ultimi tre anni la situazione è andata progressivamente peggiorando”. I numeri fotografano una realtà definita allarmante: a fronte di 376 posti regolamentari, i detenuti presenti sono 612. “Significa quasi 180 persone in più rispetto a pochi anni fa, l’equivalente di un carcere di media grandezza”.
Il personale non cresce con l’aumento della popolazione detenuta e, secondo il sindacato, anche la distribuzione degli agenti nei vari servizi appare discutibile. “Più detenuti vuol dire più diritti da garantire, dalle telefonate ai colloqui, fino alle videochiamate, ma tutto questo ricade su un Corpo già in sofferenza”, sottolineano Rescigno e Montalbetti. “A questo si aggiunge un aumento preoccupante delle aggressioni verbali e fisiche, un dato che non ha precedenti nella storia recente”.
Pesanti anche le condizioni logistiche. “Il sovraffollamento e la carenza di fondi rendono difficile applicare pienamente le norme sulla sicurezza previste dal decreto 81”, osservano i dirigenti sindacali. “Si parla di aumentare i posti detentivi, ma non di migliorare la qualità della vita all’interno degli istituti. Se non si interviene in fretta, il rischio è uno solo: il collasso”.
Una speranza, però, resta accesa. “Strizziamo l’occhio al nuovo direttore”, affermano dal sindacato. “Non sarà un compito facile, ma confidiamo che, anche attraverso una collaborazione istituzionale che siamo pronti a garantire, si possa invertire la rotta”. L’appello finale è rivolto al Governo: “Serve guardare non solo fuori dal carcere, ma anche dentro, dove uomini e donne in divisa continuano a servire lo Stato in condizioni sempre più difficili, a Salerno come nel resto d’Italia”.
Fonte REDAZIONE





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