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Camorra, il boss Salvatore Barile voleva uccidere la baby gang del "presepe" al rione Sanità

Dalla leadership di “zio Totore” Savarese all’ascesa del nipote “’o mellone”, passando per tensioni interne, traffici di droga e rischi di guerra: le dichiarazioni dell’ex boss di Forcella ricostruiscono anni di equilibri criminali nel cuore del rione Sanità.
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Camorra Il Boss Salvatore Barile Voleva Uccidere La Baby Gang Del Presepe Al Rione Sanita 2025 12 22
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A Napoli, le recenti dichiarazioni di Salvatore Giuliano, ex ras di Forcella, hanno rivelato tensioni interne al clan Sequino-Savarese nel rione Sanità, dove il boss Salvatore Barile avrebbe pianificato di eliminare una baby gang per il controllo del traffico di droga, evidenziando l'evoluzione.

Napoli - Le dichirazioni di Salvatore Giuliano, collaboratore di giustizia ed ex ras di Forcella, rappresentano uno dei tasselli più rilevanti dell’ordinanza cautelare che nei giorni scorsi ha colpito il clan Sequino–Savarese, attivo nel rione Sanità di Napoli.

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Dichiarazioni che, pur riferendosi a un periodo antecedente agli ultimi assetti criminali, contribuiscono a delineare con precisione il radicamento storico del gruppo e i delicati equilibri interni che ne hanno segnato l’evoluzione.

Nel verbale del 28 settembre 2021, infatti Giuliano ricostruisce l’assetto originario del gruppo della Sanità, indicando in Salvatore Savarese, classe 1953, detto “zio Totore”, il capo storico del sodalizio. Accanto a lui, una serie di figure operative: Gennaro De Marino, Sasillo, Gianluca detto “’o pedofilo”, Enzo “’o biondo”, Sasone – genero di Giulio Pirozzi – oltre al gruppo autonomo noto come “quelli del presepe”.

“Zio Totore” Savarese e il clan dei giovani inesperti

Durante un incontro avvenuto nella casa di Savarese, quest’ultimo – racconta Giuliano – avrebbe manifestato forte preoccupazione per la gestione del clan, ritenendo i suoi uomini troppo giovani e inesperti per amministrare affari, canali e relazioni criminali costruiti in anni di militanza.

Una preoccupazione che anticipa la crisi interna. Secondo il collaboratore, Savarese viene progressivamente estromesso dalla guida del clan a causa di sospetti sulla gestione delle risorse economiche: lo zio Totore avrebbe trattenuto per sé somme di denaro provenienti da attività illecite personali, senza versarle nelle casse comuni.

L’estromissione del capo e l’ascesa di “’o mellone”

A quel punto, la leadership passa al nipote ed omonimo Salvatore Savarese, detto “’o mellone”, appena scarcerato, sebbene – precisa Giuliano – la sua posizione resti inizialmente paritaria rispetto a figure come Sasillo e Gennaro De Marino, ciascuna con compiti specifici. Al vecchio capo resta solo una sorta di rendita settimanale, circa 500 euro, ma senza più alcun potere decisionale.

Particolarmente dettagliate sono anche le dichiarazioni su Gennaro De Marino, riconosciuto fotograficamente dal collaboratore come uno dei capi emergenti della Sanità, erede del padre Ciro.

De Marino, Barile e il nodo del “gruppo del presepe”

Giuliano lo descrive come giovane, inesperto e incline a fidarsi, inizialmente vicino a Salvatore Barile. Il rapporto tra i due si incrina quando Barile pretende che De Marino apra il fuoco contro il gruppo del “presepe”, colpevole di rifornirsi di droga attraverso canali autonomi e non riconducibili al clan Mazzarella.

De Marino si rifiuta: quei ragazzi sono cresciuti con lui nello stesso quartiere. Uno sgarbo che, secondo Giuliano, scatena la furia di Barile, deciso addirittura a eliminarlo.

La tensione rischia di sfociare in una guerra interna. Da un lato Sasillo, nipote di Salvatore Sequino, schierato con Barile; dall’altro Savarese a sostegno di De Marino.

Il rischio di una guerra e la mediazione del pentito

È Giuliano a raccontare di aver svolto un ruolo di mediatore, convincendo Barile che uno scontro armato avrebbe solo indebolito il gruppo e attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. La pace regge, ma i rapporti restano gelidi, fino alla scarcerazione di Giulio Pirozzi, figura più matura e carismatica, destinata – secondo il collaboratore – a riequilibrare e riorientare gli assetti della Sanità.

Dopo il ritorno in libertà di Pirozzi, Barile si accorge di un cambiamento: i ragazzi diventano meno subordinati, più autonomi, iniziano a chiedere di potersi rifornire di stupefacenti anche altrove.

La scarcerazione di Giulio Pirozzi e il cambio di equilibri

Gli equilibri cambiano radicalmente con la scarcerazione di Giulio Pirozzi, detto “’o picuozzo”, figura più matura e carismatica. Dopo il suo ritorno in libertà, racconta Giuliano, i ragazzi della Sanità iniziano a mostrare un atteggiamento meno subordinato nei confronti di Barile. Cresce la richiesta di autonomia, soprattutto nella gestione delle piazze di spaccio e nei canali di approvvigionamento della droga.

Barile percepisce il cambiamento, ma fatica a comprenderne le cause. Sarà lo stesso Giuliano – afferma – a spiegargli che con Pirozzi libero le dinamiche di potere erano mutate e che il controllo sulla Sanità non era più assoluto.

Sasillo, gli incontri notturni e i luoghi sicuri del clan

Infine, il collaboratore fornisce uno spaccato operativo sulle modalità di azione del clan. Sasillo, riferisce, è un soggetto dedito esclusivamente all’uso delle armi: dorme di giorno ed esce solo di notte, non partecipa alle riunioni e viene incontrato sempre in luoghi ritenuti sicuri.

Gli appuntamenti avvengono nei pressi di un bar  in piazza Sanità, in vicoletti chiusi al traffico, oppure in un  basso, una base logistica riservata, sconosciuta agli altri clan. Un’abitazione che ospita anche una piazza di spaccio formalmente intestata alla madre di Enzo, ma rifornita – secondo Giuliano – direttamente dal gruppo della Sanità.

(nella foto da sinistra Il boss Salvatore Savarese, il nipote omonimo detto o'mellone, Salvatore Barile detto Totoriello, vertice del clan Mazzarella e il pentito Salvatore Giuliano o' russ)

 

@RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte REDAZIONE

Commenti (5)

Le dichiarazion di Giuliano sono molto interessante, ma la situazion nel clan sembra complicata. Tensioni e conflitti tra giovani e capi, è un quadro preoccupante. Speriamo che le forze dell’ordine facciano qualcosa per fermare questa violenza.

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