Processo per violenza di gruppo a Ciro Grillo e amici
Te,pio Pausania – Si avvia verso la fase cruciale il processo per presunta violenza sessuale di gruppo che vede imputati Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, e i suoi tre amici genovesi, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia.
La Procura di Tempio Pausania ha chiesto una condanna a 9 anni di reclusione per tutti e quattro gli imputati, riconoscendo le attenuanti generiche per la giovane età.
Quasi otto ore di requisitoria, suddivise in due giorni, hanno portato il procuratore Gregorio Capasso a una conclusione netta: i quattro sarebbero responsabili della violenza sessuale ai danni di due ragazze, all’epoca diciannovenni, una studentessa italo-norvegese e una sua coetanea. I fatti contestati si sarebbero consumati nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, all’interno della villa della famiglia Grillo a Porto Cervo.
“Non è stato un processo facile”, ha dichiarato il procuratore Capasso, sottolineando l’impegno profuso senza lasciarsi travolgere dalle emozioni. “Tutti questi ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in una vicenda più grande di loro per la quale hanno sofferto e stanno soffrendo”.
Dopo l’accusa, la parola è passata agli avvocati di parte civile. Giulia Bongiorno e Dario Romano, legali della studentessa italo-norvegese, principale accusatrice, hanno chiesto 100mila euro di provvisionale, oltre al risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali da quantificare. Vinicio Nardo e Fiammetta Di Stefano, avvocati della seconda ragazza, hanno chiesto 50mila euro di risarcimento e 20mila euro di provvisionale. Complessivamente, le richieste di risarcimento ammontano a 150mila euro.
L’intervento dell’avvocata Bongiorno è stato particolarmente incisivo, puntando il dito contro una “concezione della donna il cui consenso vale zero” emersa nel processo. “Viene definita ripetutamente negli atti tr… non perché lo è ad inizio serata, ma perché lo diventa dopo la vodka”, ha affermato Bongiorno in aula.
La legale ha poi evidenziato la pressione subita dalla sua assistita: “Questo processo resterà nella storia giudiziaria per le 1.675 domande che sono state poste alla mia assistita durante il suo esame. Io non lo so come si possano sopportare 1.675 domande. La ragazza ha retto e ha risposto sempre in modo coerente”.
L’avvocata ha quindi mostrato ai giudici una foto scattata dagli imputati, che li ritrae nudi vicino al viso dell’amica della studentessa, addormentata sul divano. “Per i ragazzi non importa che lei non volesse avere nessun tipo di rapporti. La sua volontà non viene presa in considerazione, vale zero”, ha ribadito Bongiorno.
Le considerazioni sono state riprese dall’avvocato Nardo, che tutela la seconda presunta vittima. “Emerge un concetto oggettivo nel modo di fare, scattare le foto e poi commentarle nelle chat, e di operare dei ragazzi, un esercizio mentale di potere sulla persona che in quel momento stava dormendo. E
d è come si è sentita la ragazza, usata, un oggetto. Manca solo la piaga sulla pelle, ma quella sull’anima c’è tutta. Non possiamo parlare di semplice violenza privata solo perché non c’è stato un contatto fisico tra i genitali e il viso della persona che dormiva. Abbiamo foto, video, una persistenza del danno apportato alla ragazza. La mia assistita ha sicuramente subito un reato e ha un diritto risarcitorio”, ha chiarito Nardo.
Il processo riprenderà il 10 luglio prossimo con le arringhe difensive. L’avvocato di Francesco Corsiglia, Gennaro Velle, si è mostrato ottimista nonostante le richieste di condanna.
“Ci aspettavamo una richiesta di condanna ad una pena molto elevata. Nella nostra discussione faremo rilevare tutti quelli che sono gli elementi che tolgono attendibilità alla persona offesa e le prove che ci sono sull’innocenza del mio assistito”, ha dichiarato Velle. “Certamente non è finita qui, attenderemo poi il verdetto dei giudici, ma abbiamo tutte le frecce nel nostro arco per arrivare, speriamo, ad una conclusione positiva del processo”.
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