Giustizia per Maradona, un cammino tortuoso.
Buones Aires – La ricerca di giustizia per la morte di Diego Armando Maradona, avvenuta nel novembre 2020, sta assumendo i contorni di un vero e proprio calvario giudiziario, con tappe saltate, annullamenti e un senso crescente di frustrazione.
L’ultima novità arriva dal neurochirurgo Leopoldo Luque, medico personale di Maradona e uno dei principali imputati, che ha chiesto di essere processato da una giuria popolare. Una mossa che segue l’ennesimo, clamoroso, annullamento del processo iniziato a marzo.
Il cammino verso la verità sulla fine del “Pibe de Oro” è stato costellato di interruzioni e ripensamenti, trasformando un dramma umano in una saga legale infinita:
Marzo-Maggio 2025: Il Primo Tentativo (Fallito)
Il processo contro Luque e altri sei professionisti sanitari – tutti accusati di omicidio volontario con dolo eventuale, per non aver garantito al campione un’assistenza medica adeguata dopo un intervento al cervello – era iniziato a marzo. Per due mesi, un collegio di tre giudici ha ascoltato testimonianze e analizzato prove, cercando di ricostruire le ultime ore di vita di Maradona.
L’annullamento e il rinvio
A maggio 2025, tuttavia, un evento inaspettato ha gettato un’ombra su quanto finora fatto: uno dei tre giudici è stato licenziato. Questo ha comportato l’annullamento del processo, rendendo vani mesi di dibattimento e l’impegno di tutte le parti coinvolte. Un colpo durissimo per i familiari di Maradona e per l’opinione pubblica che attende risposte.
La richiesta di Luque: processo con giuria
A seguito di questo intoppo, il neurochirurgo Leopoldo Luque ha avanzato la richiesta di essere giudicato da una giuria popolare. Questa mossa potrebbe allungare ulteriormente i tempi, poiché l’iter per la selezione e la formazione di una giuria è complesso e richiede un’organizzazione specifica.
La morte di Maradona, avvenuta per un edema polmonare acuto e un’insufficienza cardiaca, aveva scosso il mondo intero. Le indagini successive avevano evidenziato gravi negligenze e carenze nell’assistenza sanitaria fornita al campione nei giorni precedenti il decesso. Le accuse, pesantissime, vanno dall’imperizia alla negligenza, fino all’omicidio volontario.
Questo susseguirsi di interruzioni e nuovi inizi rischia di rendere il processo una macchina burocratica lenta e frustrante. Un destino che il genio calcistico e la figura iconica di Diego Armando Maradona, amato e venerato da milioni di persone in tutto il mondo, non meritano.
La giustizia, in questo caso, è un tributo dovuto alla memoria di un uomo che ha segnato un’epoca, e la sua dilazione mina la fiducia nella possibilità di ottenere una verità processuale chiara e definitiva. La domanda che sorge spontanea è: quanto ancora dovrà attendere il “Pibe de Oro” per avere pace anche in tribunale?
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