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ULTIMO AGGIORNAMENTO : 16 Luglio 2025 - 18:08
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La memoria che suona: un viaggio con gli Emian dietro le quinte della ”Battaglia di Sarno”



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Anna ed Emilio, anime del progetto Emian, ci aprono le porte del loro laboratorio creativo, raccontandoci come hanno dato voce, attraverso la musica, alla ‘‘Battaglia di Sarno, Sfida alla Corte Aragonese”. Un viaggio tra folk, suggestioni cinematografiche e la magia dei suoni.batt

La Nascita di un Suono Epico

Le vostre radici affondano nella tradizione folk, ma il vostro suono attraversa il tempo. Come nasce la musica per la Battaglia di Sarno?


«Siamo Anna ed Emilio, fondatori del progetto Emian. Da 14 anni portiamo in giro la nostra idea musicale, che affonda le radici nelle tradizioni pagane e non, sia del Nord Europa che, soprattutto, del Mediterraneo. Essendo entrambi del Sud Italia, teniamo molto a questo aspetto, che ci ha permesso di fare ricerca storico-folklorica su leggende, fatti e strumenti musicali particolari, talvolta collezionati durante i nostri viaggi. Siamo anche grandi appassionati di cinema, e le colonne sonore ci ispirano profondamente. Compositori come Danny Elfman, John Williams, Hans Zimmer, Ennio Morricone, James Horner e Bear McCreary hanno plasmato il nostro immaginario musicale. È da questo bagaglio che sono nati i brani per la Battaglia di Sarno, forse “superati” nello stile, ma è così che ci piacciono.»

Come si costruisce una colonna sonora per un evento dal vivo così teatrale? Quanto è stato importante il confronto con il direttore artistico?

«Senza le direttive iniziali di Ennio Molisse, il Direttore Artistico, non avremmo potuto cimentarci! Ci ha contattati più di un anno fa, quando la manifestazione era ancora un piccolo progetto. Inizialmente, ci ha ingaggiato come musicisti per la prima parte, “Memorie di un Cantastorie”, ma il suo desiderio era affidarci le musiche originali per la rievocazione del 12 luglio. Nonostante i tanti impegni, l’entusiasmo ha prevalso sulla paura di non farcela. Ennio è stato fondamentale non tanto per la scelta musicale, sebbene ci abbia dato dei riferimenti, quanto per farci entrare nel mood della rievocazione e nel contesto storico, pur non avendo le nostre composizioni pretese di filologicità. Abbiamo chiesto espressamente di inviarci i testi su cui lavorava, e da lì abbiamo ideato la colonna sonora: le parole sono state la chiave di volta per cogliere gli stati d’animo dei personaggi, specialmente per i brani degli archibugieri, dei trombonieri e dell’incendio al borgo.»
Oltre al vostro bagaglio musicale e alla collaborazione con il direttore artistico, c’è qualcuno a cui volete rivolgere un ringraziamento particolare per la realizzazione di questo progetto?
«Assolutamente sì! Vogliamo ringraziare di cuore Ennio [Molisse] per la fiducia che ha riposto in noi, affidandoci un compito così importante. E un grazie speciale va anche a Marco Ruggiero, il nostro fonico di fiducia, per la grande mano che ci ha dato nella realizzazione di questo lavoro.»

Dare Voce alla Battaglia

La vostra musica non accompagna soltanto la scena, ma è parte integrante della narrazione. Come si scrive musica per dare voce a personaggi che non parlano, ma combattono?

«Come dicevamo, le parole sono state importantissime, anche nella scelta dei titoli. Per Anna, autrice di molte delle nostre canzoni, le parole sono “piccoli atti magici di evocazione”. Inoltre, visualizziamo molto mentre creiamo.
Il brano d’apertura, “Calano le Ombre”, è volutamente semplice per dare la sensazione che qualcosa di terribile stia arrivando dalla quiete e dal buio. Pochi strumenti per scelta, per un contrasto tra il dolce suono del flauto e il fragore metallico delle corde e delle catene, richiamando il rumore delle armature in marcia.
Con “Nessuna Paura”, abbiamo provato a empatizzare con le emozioni di un sovrano in battaglia, che non può mostrarsi debole. Il suono del duduk, strumento armeno che amiamo, accompagnato da un tappeto caldo e malinconico di archi, ha reso l’idea di un lamento, di un canto sommesso, contenendo in sé uno stato di attesa e di incognita.
Per “Polvere e Ossa”, abbiamo visualizzato uno scontro tra nemici, provando a immaginare il mix di paura e adrenalina. L’ostinato orchestrale richiama i colpi delle armi da fuoco e i battiti del cuore.
Il penultimo brano, “Post Fata Resurgo”, che ha accompagnato l’incendio al borgo, racchiude la potenza delle fiamme e la simbologia della fenice che rinasce. Le melodie degli archi e delle voci bianche si intrecciano e salgono verso l’alto, simboleggiando la rinascita di Sarno.
L’ultimo brano, “Epilogo”, è una concessione del nostro amico e fonico Marco Ruggiero, che lo ha composto anni fa con Stefano Argenziano; si è combinato perfettamente all’atmosfera generale.»

Storia Locale e Grandi Sfide

In che modo la storia locale vi ha ispirato? Cosa vi ha colpito della Battaglia di Sarno e del progetto rievocativo?

«Per la storia locale, a parte quanto raccontatoci da Ennio e dal nostro amico videomaker Elio De Filippo, non conoscevamo molto, perché in questo caso ci serviva sapere solo i fatti per entrare nel profondo dell’azione. Magari in futuro potremo approfondirne la storia.»

Qual è stata la sfida più grande nel creare musica per un evento così carico di significato storico?

«La sfida più grande è stata il tempo! La composizione ci è stata affidata a fine maggio, e avevamo tanti impegni, quindi abbiamo iniziato a lavorare ai brani solo a fine giugno. Abbiamo dato vita alla colonna sonora in un tempo record, considerando che solitamente un lavoro del genere richiede almeno un anno. L’altra sfida era non deludere le aspettative del direttore artistico e di chi ha riposto fiducia in noi, e riuscire a dare vita nel modo giusto al contesto rievocato.»

Il Cuore Sonoro della Battaglia e la Memoria

C’è un brano che per voi è l’essenza della “Battaglia di Sarno”?

«Crediamo entrambi che il brano in questione sia “Post Fata Resurgo”. Racchiude sentimenti di distruzione, riscatto e rinascita. Inoltre, è il brano che ha richiesto il maggior sforzo creativo, essendo il più lungo (ben 10 minuti!) e quello che più volte ci ha fatto dubitare della direzione. Per questo, lo abbiamo ascoltato e cesellato di più. Ci piace moltissimo il risultato finale!»

Cosa rappresenta per voi il concetto di “memoria sonora”?

«La musica è evocazione e ricordo fin da quando veniamo al mondo. Il primo suono che ascoltiamo è il nostro pianto, ma ancora prima, le vibrazioni sonore delle voci dei nostri genitori. Certi tipi di musica fanno risuonare in noi parti primitive, riportandoci a qualcosa di familiare e confortevole. In musica, ci sono archetipi per suscitare emozioni specifiche, ma in questo caso il lavoro è stato al contrario: le nostre emozioni hanno dato vita alle melodie. Ad esempio, per “Polvere ed Ossa”, cercavamo qualcosa che imitasse lo scoppio degli archibugi. In un momento di sconforto, Emilio ha iniziato a percuotere il tastierino elettrico, e da lì è nato l’ostinato orchestrale del brano. È un gesto che i bambini spesso fanno quando si approcciano a uno strumento, o che si fa quando si è arrabbiati. Come dicevamo, alcuni autori di colonne sonore riescono a scolpire in noi la loro firma sonora a livello universale. Più della vista, nell’uomo primitivo l’udito funzionava come un campanello d’allarme, perché il suono riesce a imprimersi nella memoria più delle immagini.»

C’è qualcuno che vorreste ringraziare in particolare ?

Vorremmo ringraziare Ennio Molisse, che ha riposto la sua fiducia in noi e a Marco Ruggiero, il nostro fonico di fiducia per la grande mano che ci ha dato

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 16 Luglio 2025 - 18:08


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