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Camorra, morto il boss pentito Luigi Cimmino

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Napoli– È morto all’età di 64 anni Luigi Cimmino, ex ras della camorra napoletana e protagonista di una delle pagine più oscure della criminalità partenopea.

Ricoverato da tempo per un tumore che lo aveva debilitato negli ultimi mesi, l’ex boss si è spento in una località protetta dove stava scontando gli arresti domiciliari, concessi dopo la sua decisione – nel 2022 – di collaborare con la giustizia.

Il nome di Cimmino è legato a doppio filo alle vicende criminali del clan che per anni ha esercitato il proprio dominio nei quartieri collinari di Napoli, in particolare tra l’Arenella e il Vomero. Una carriera da capoclan interrotta solo dalla sua scelta di pentirsi e raccontare agli inquirenti i retroscena di un potere costruito tra racket, appalti pubblici e una rete capillare di controllo del territorio.

La strage del 1997 e l’omicidio di Silvia Ruotolo

Il nome di Cimmino riemerse prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica nel 1997, quando fu bersaglio di un agguato camorristico in cui, per errore, venne uccisa Silvia Ruotolo, madre e docente, colpita da una raffica di proiettili mentre camminava in via Giuseppe Giulio Cesare Capaccio, nel cuore del Vomero.

L’obiettivo dell’attentato era proprio Cimmino, che uscì illeso dall’agguato. Quel giorno, però, la camorra lasciò un segno indelebile sulla città: la morte di Silvia Ruotolo rappresentò uno spartiacque emotivo e politico per Napoli, un dolore che portò la famiglia, e in particolare la figlia Alessandra Clemente (oggi impegnata in politica), a un impegno attivo nella lotta alla criminalità.

Gli affari del clan: ospedali e metropolitane

Durante la sua collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia, Cimmino ha svelato i retroscena del business camorristico negli ospedali e nei cantieri pubblici dell’area collinare. In un’udienza particolarmente significativa, dichiarò: «Io e Giulio De Angioletti gestivamo il giro di estorsioni all’interno degli ospedali, poi distribuivamo i soldi. Arrivavano montagne di denaro. Anche i lavori nelle stazioni della metropolitana, come quella di Materdei, erano sotto il nostro controllo».

Le sue rivelazioni hanno contribuito ad aprire nuove indagini e a emettere ordinanze di custodia cautelare contro affiliati e colletti bianchi che orbitavano attorno al sistema camorristico.

La fine di una stagione

Con la morte di Luigi Cimmino si chiude un altro capitolo della camorra storica napoletana, quella dei clan strutturati, con un’organizzazione gerarchica e radicata nel tessuto urbano. La sua figura resta emblematica: da protagonista del potere criminale a fonte di informazioni decisive per la giustizia.

Nel frattempo, le sue dichiarazioni continuano a produrre effetti giudiziari e investigativi. Un’eredità ambigua, tra il sangue del passato e la giustizia del presente.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 16 Aprile 2025 - 12:49


1 commento

  1. La morte di Cimmino è un fatto che fa riflette su come la criminalità organizzata ha influenzato Napoli. È interessante vedere come, nonostante il suo passato, abbia deciso di collaborare con la giustizia e raccontare tutto quello che sapeva.

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