La prima parte della stagione 2024 dello SpazioKörper di Napoli si conclude con le performance della compagnia Sosta Palmizi (KörpermeetsSostaPalmizi), tra le primissime formazioni di danza contemporanea in Italia e punto di riferimento artistico e pedagogico per le nuove generazioni di danzatori e coreografi.
Sabato 8 giugno andrà in scena Agata, improvvisazione suggestiva di gesti e note ideata dal coreografo Giorgio Rossi e dal pianista Livio Minafra; domenica 9 giugno saranno presentati Dodi della coreografa Sofia Nappi, un’esplorazione dello stato di tormento e insoddisfazione che plasma le nostre vite e Mondo di Gennaro Lauro, una riflessione profonda sulla volontà dell’essere umano.
Sosta Palmizi si manifesta come luogo di possibilità e di incontri, un incubatore di esperienze creative a favore di pratiche condivise e spazi sensibili alla parola del corpo.Potrebbe interessarti
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Domenica 9 giugno (ore 18:00) sarà la volta di Sofia Nappi, coreografa e danzatrice internazionale che presenta il suo Dodi, dall’ebraico “dono, mio amato”. Il duetto vede in scena i danzatori Adriano Popolo Rubbio e Paolo Piancastelli ed esprime intimità, fiducia, sensualità, ma anche rapporto umano, delicatezza, leggerezza e passione.
Lo spettacolo cerca di riscoprire la sottile poesia del rapporto con l’altro per ritrovare un ascolto profondo del momento presente e nuove possibilità in questa realtà: questo innato senso di tormento che accomuna gli esseri umani appare come uno dei doni più preziosi da condividere e la consapevolezza di esso aiuta i performer ad andare più in profondità, trovando nel movimento accettazione e libertà.
Nella stessa serata si esibirà anche il coreografo e danzatore Gennaro Lauro con Mondo, un assolo dal titolo universale che diviene riflessione profonda della proiezione dell’essere: la parola mondo significa terra, ma in questo caso viene associata anche al gioco della ‘campana’ ed è l’opposto di immondo. La ricerca del coreografo muove i primi passi dall’osservazione della volontà dell’individuo nel voler conservare una piccola parte di sé all’infinito: collezioniamo immagini, istanti, punti d’arrivo, risultati, sperando che una cronaca dettagliata dei nostri svariati sé possa fornirci maggiore verità. Accanto al movimento, che diventa espressione della nostra personalità, c’è il respiro, quell’atto continuo e implacabile che ci accompagna per tutta la vita: la nostra sola possibilità di essere è, in fondo, continuare a essere, continuare a respirare e camminare senza mai “cessare di scolpire la nostra statua interiore”.
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