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Camorra, l’ispettore corrotto aveva investito 20mila euro nel panificio del clan Contini

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L’ispettore della polizia stradale in servizio ad Avellino, Guido Albano, da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in associazione camorristica aggravata dal fatto di essere un pubblico ufficiale e trasferimento fraudelento di denaro, aveva anche messo un capitale di 20mila euro nel panificio dei cognati Massimliano Di Caprio e Vincenzo Capozzoli (entrambi in carcere) in via Dei Tribunali a Napoli.

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In carcere ieri nel blitz congiunto di polizia e guardia di finanza è finita anche Deborah Capasso, moglie di Di Caprio mentre ai domiciliari invece la commercialista Giulia Nappo. Sono state anche sequestrate le pizzerie “Dal Presidente” di via dei Tribunali, un panificio, una agenzia di viaggi, cinque appartamenti e 412mila euro in contanti.

L’accordo di Di Caprio con l’ispettore di polizia non era stata vista di buon occhio dagli altri clan di camorra del centro storico di Napoli nonostante i due cognati avessero legami con il potente clan Contini. Capozzoli infatti detto “Enzo a miseria” è indicato come personaggio di primo piano del clan Contini.

 Il racconto del pentito Salvatore Giuliano ‘o russ

L’ex boss pentito di Forcella,  Salvatore Giuliano detto o’ russo ha raccontato agli investigatori: “…Sapevamo che Massimo ‘a Capretta (Massimiliano di Caprio ndr) aveva fatto una società con il soggetto appartenente alle Forze dell’ordine, sia per la Pizzeria che per altri punti commerciali che aveva aperto; in particolare: un negozio distributore di bevande ed altri punti vendita sempre di pizzeria e bevande. Immagino che anche Barile sapesse della società che Massimo ‘a capretta aveva fatto con il soggetto appartenente alle Forze dell’ Ordine. Tutto il quartiere sa di questa società e, quindi, immagino che la società sia regolare”.

Dalle indagini e grazie alle intercettazioni telefoniche e ad ambientali emerge che l’ispettore Albano “forniva la propria fattiva collaborazione nella risoluzione delle questioni relative alle autorizzazioni ed ai permessi necessari all’ apertura del nuovo esercizio commerciale del Di Caprio  e si interessava alla gestione della panetteria (per il personale addetto alla panificazione, per la scelta dei prodotti da utilizzare per gli impasti), non disdegnando di risolvere i contrastati rapporti del Di Caprio con la moglie Capasso Deborah”.

Ma l’ispettore aveva anche investito 20mila euro nella panetteria. E’ quanto emerge da una conversazione intercettata tra Massimiliano Di caprio e la commercialista Giulia Nappo.
DI CAPRIO: “neanche a Guido non gli voglio dire niente più… Guido è belll.. Guido … io pago i fitti e lui me lo vedo io… io pago i fitti… e lui me lo vedo io … ma dottoressa che stiamo facendo gli scemi qua…?!”.
NAPPO: “ma quello Guido è socio con voi… Massimo??
DI CAPRIO: “dottoressa ma Guido è socio dove…!!?? con la bocca … io pago io … sono un anno e mezzo che pago il padrone di casa… sono dodici mesi dottoressa… !”
Nappo: “non vi ha mai dato niente Guido??”
DI CAPRIO: “incom- io le rate le pago tutte io …”
Nappo: “si ho capito questo è un’altra cosa… ma lui vi ha mai corrisposto qualcosa… Massimiliano?”
DI CAPRIO: “20.000,00 € ma io glieli do indietro …”
Nappo: “ahh…”
… omissis …
DI CAPRIO: “viene Guido bello bello… ma che ha capito Guido… ma che poi non serve a niente”.

 Di Caprio all’ispettore: “Dobbiamo parlare di una cosa lavorativa importante”

Il coinvolgimento a pieno titolo dell’ispettore di polizia è confermata da un’altra intercettazione nella quale di Di Caprio parlando al telefono con il poliziotto afferma “…dobbiamo parlare da vicino … una cosa lavorativa importante … una cosa proprio per i vostri figli e per i vostri nipoti pure … perché io solo con voi posso fare questa cosa importante”; l‟Albano conferma che sarebbe stato il caso di vedersi di persona: “ci dobbiamo vedere domani da vicino … ho capito”.

Sono molteplici le intercettazioni telefoniche ed ambinetali tra i due. Una è emblematica perché Di Caprio chiede ad Albano di contattare ed incontrare il presidente di “Napoli Sotterranea‟ affinchè non contrastasse le iniziative commerciali del Di Caprio, avendo quest’ultimo reclamizzato uno sconto per i clienti che avevano in precedenza acquistato un biglietto per l’escursione nel sottosuolo napoletano.

Massimiliano Di Caprio riferisce, all’ispettore, che il presidente di Napoli Sotterranea dopo aver letto il messaggio pubblicitario: ” … non buttare il ticket di Napoli Sotterranea che hai regalata la bibita vicino al panino … “, messo all’esterno della panetteria, e avrebbe sbottato ” … Napoli Sotterranea è la mia … non è la sua, adesso ti faccio vedere come ti sistemo … “.

A quel punto Albano cerca di rassicurare l’amico socio: ” … non ti preoccupare adesso lo chiamo io … adesso lo chiamo io …”. Il ristoratore, comunque, invita l’ispettore ad intercedere perché è convinto di ricevere una “cattiveria” da Albertini e dice: …chiamatelo voi … “mi dite non ti preoccupare”, questo fa cattiverie non dite non ti preoccupare, quando viene la sovrintendenza con il sequestro in mano, dopo non vi preoccupate, si va sempre nelle tarantelle, dopo non si può fare più niente …”.

Dopo una serie di telefonate a cui Albertini non risponde Albano comunica all’amico socio Massimiliano Di Caprio che sta andando a prendere un aperitivo con il presidente di Napoli Sotterranea e nel contempo afferma che, quest’ultimo, non ha nessuna preclusione nei confronti del Di Caprio.

La richiesta di intercedere con il presidente di Napoli Sotterranea

L’ispettore spiega che sa come prendere Albertini e che, comunque, ci penserà lui anche se sarà necessario dargli dei soldi: ” … fammi fare a me … però sicuramente va trovando i soldi, adesso te lo dico pure … “. In risposta, Di Caprio, testualmente dice: ” … e glieli diamo non ce ne frega … ditegli ha detto Massi … allora Ispettore ascoltatemi … fate questo aperitivo, fatevi sistemare che guadagniamo qualche cosa anche noi … “.  Ma su questo non ci sono riscontri investigativi.

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