Pendolari Circum firmano appello a De Luca e Di Bari su discriminazione

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Da giorni, i viaggiatori della Circumvesuviana denunciano l’impossibilità di salire su treni diretti ai comuni del Vesuvio durante gli orari di punta a causa della sovraffollamento.

“Siamo stanchi di essere considerati viaggiatori di serie B”, hanno affermato, mentre condividono foto di passeggeri ammassati l’uno all’altro sulla linea Napoli-Torre Annunziata.

I pendolari hanno inoltrato una lettera appello al governatore De Luca, al prefetto di Napoli Michele Di Bari, ai sindaci dei comuni vesuviani e persino all’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia. Recentemente, hanno espresso il loro disappunto riguardo alla decisione di Eav di far viaggiare i treni della Circumvesuviana solo in direzione Sorrento la Domenica di Pasqua.



    A partire dalle 14:00, non ci sarà servizio e dopo le 16:00 non sarà possibile raggiungere nessuna altra destinazione da Napoli, inclusa Ercolano, nonostante il suo parco archeologico sia una destinazione popolare per i turisti. “Da oltre dieci anni, senza sosta, si susseguono tagli dell’offerta e aumento dei disservizi sulle linee ferroviarie della ex Circumvesuviana, attualmente gestite da Eav”, hanno scritto Enzo Ciniglio, Salvatore Ferraro e Marcello Fabbrocini.

    Secondo i rappresentanti dei pendolari, la situazione è peggiorata con la mancanza di treni. Questo ha esacerbato la “discriminazione”, favorendo la linea di Sorrento a spese di tutte le altre.

    Inoltre, accusano la dirigenza Eav di prepararsi a ulteriori tagli discriminatori da giugno a settembre, senza alcun riguardo per i territori, i viaggiatori e i pendolari che spesso pagano abbonamenti annuali in anticipo.

    Tuttavia, Eav ha sostenuto in una nota recente che non ci sarebbe alcuna discriminazione. I pendolari difendono il loro punto di vista mettendo in evidenza che coloro che vivono nell’entroterra del Vesuvio e nel Nolano sono privati della possibilità di arrivare a Napoli prima delle 7 e di andarsene dopo le 20.

    Risultato: una mobilità ridotta che porta spesso ad una rinuncia del lavoro o alla necessità di utilizzare mezzi privati con costi aggiuntivi sia economici che ambientali. I pendolari affermano che “Eav non paga questo scippo di diritti, né il suo debito decennale con i viaggiatori.”


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