Napoli, la guardia di giurata Pasquale Pinto morì per infarto dopo aver ucciso la moglie

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Un inquietante retroscena emerge dalle indagini sull’omicidio-e presunto suicidio avvenuto la mattina dell’8 febbraio scorso nel quartiere di San Giovanni a Teduccio a Napoli e che vede come protagonista l’ex guardia giurata Pasquale Pinto.

Intanto l’autopsia ha rivelato che è morto per arresto cardiaco e quindi non si è trattato di un suicidio perché non aveva ingerito ne farmaci ne strane sostanze.

L’uomo dopo aver tentato di impedire la rapina della sua pistola di ordinanza, che riteneva fosse stata orchestrata dalla camorra, temeva che la mafia potesse cercare vendetta sui suoi figli.



Credeva che la sua moglie fosse troppo permissiva con i loro ragazzi, esponendoli al pericolo di una possibile ritorsione, una situazione che sfociò inizialmente in una lite e successivamente in omicidio.

E’ questo uno degli aspetti sconcertanti che sta emergendo dalle indagini sul caso dell’omicidio di Ewa Kaminska, la donna di origini polacche di 48 anni uccisa dal marito, Pasquale Pinto, un ex guardia giurata 55enne, il 8 febbraio scorso.

Pinto, dopo aver ucciso la moglie, sparò diversi colpi di pistola dalla finestra, creando panico nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, nella periferia est di Napoli, che fu rapidamente messo in sicurezza dalle forze dell’ordine.

Quando la polizia entrò in casa, trovarono la donna morta a causa di diverse ferite da arma da fuoco e da arma bianca, e il marito a terra, ma senza segni visibili di violenza. La scoperta di una bottiglia vicino al cadavere di Pinto suggerì che potesse essersi suicidato con un’overdose di farmaci, ma l’autopsia ha rivelato che è morto per un attacco cardiaco.

Dalle testimonianze raccolte, sono emersi altri dettagli sulla triste vicenda, che ora sono oggetto di indagine: Pinto – padre di tre figli di 14, 16 e 18 anni – era stato ferito durante il tentativo di rapina e aveva perso il lavoro a causa delle lesioni fisiche.

 Aveva paura che la camorra potesse fare del male ai figli e per questo rimproverava la moglie

Nonostante le difficoltà, si era sempre sforzato di provvedere alla sua famiglia nel modo più dignitoso possibile. Era convinto che la camorra avesse cercato di rubargli la pistola e temeva che potessero cercare vendetta sui suoi figli.

Per questo motivo, li teneva sempre sotto stretta sorveglianza. La lite che portò all’omicidio il fatidico 8 febbraio 2024, secondo le indagini, fu scatenata dalla sua incapacità di monitorare i figli in quel momento.

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