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Alessandro Siani ai provini del musical Mare Fuori: “Le persone che fanno del male, non devono mai rappresentare degli eroi”

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“Le persone che sbagliano, che fanno del male, non devono mai rappresentare degli eroi”.

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Lo ha detto l’attore e regista napoletano Alessandro Siani, proprio oggi impegnato nel casting del suo musical ‘Mare fuori’, tratto dall’omonima serie di successo, citata ieri come esempio negativo, da Ludovica Cutolo sorella del musicista Giovanbattista Cutolo durante i funerali: “NAPOLI sei tu, non è Mare Fuori, Gomorra”, aveva detto leggendo una accofrata e dura lettera sullacittà e sui modelli negativi.

Anche i ragazzi presenti oggi ai provini al teatro Augusteo di Napoli (sono state presentate ben 35mila domande) hanno voluto dire la loro sulle accuse di Ludovica Cutolo.

E Siani, che pure con la serie non ha nulla a che fare, spiega che ne pensa. “Io credo – afferma – che sia utile bilanciare la visione di film e serie. Se vedi ‘Benvenuti al sud’ devi vedere anche ‘Gomorra’, se vedi ‘Un posto al sole’ devi vedere ‘Mare fuori’, perché Napoli ha tante sfaccettature da conoscere.

Ma attenzione, c’è un punto fermo: le persone che sbagliano, che fanno del male, non devono mai rappresentare degli eroi. Nelle mie storie, che sono favole, non è mai capitato e i ragazzi devono capire bene che quelli non sono esempi da seguire. Ogni occasione è buona per far capire quale è la strada giusta”.

“Noi qui – continua Siani, che oggi è al teatro Augusteo di Napoli – cerchiamo di dare una possibilità, una speranza, a tutti quelli che sognano di ballare e cantare. Cerchiamo nel nostro piccolo, sul palco, di dare una possibilità in una Napoli in cui ci sono forti indignazioni e disperazione per quello che è accaduto.

Ho parlato con la madre di Giogiò e insieme a lei dico che non voglio vedere l’esercito nelle strade per tre giorni e poi niente più, ma voglio che a Napoli succeda qualcosa di importante e di concreto per far crescere bene i nostri ragazzi”.

“Io sono accanto alla famiglia di Giogiò, li vedrò presto – continua – perché questo è un momento durissimo per loro, ma anche per l’intera città e bisogna fare qualcosa per i giovani: quello che è accaduto è terribile, non deve continuare e non deve succedere mai più. Ieri ho sentito la mamma Daniela e siamo uniti e certi su quello che fa bene a questa città”.

“Nel musical – spiega Siani – vediamo ragazzi cantare, ballare e interpretare la salvezza. Un ruolo centrale è quello dell’educatore, che è protagonista di questa mia versione. Mi sono permesso di inserire all’interno del copione un momento in cui dico: ‘ma se i ragazzi non avessero preso questa strada, cosa sarebbe accaduto?'”.

Gli aspiranti attori del musical Mare fuori: “La serie insegna a fuggire dal crimine”

“Queste serie non c’entrano niente con la criminalità, anzi insegnano a fuggirne”. Lo dice Giovanni, uno dei partecipanti ai provini per il musical su “Mare fuori” in corso oggi a Napoli. Lui fa l’attore da tre anni e il suo obiettivo è “sfondare”.

Il suo pensiero è che, serie o non serie, è comunque difficile crescere in deterinati quartieri complicati di Napoli: “ma con la propria forza e con quella della famiglia, che è fondamentale specie nell’adolescenza, ognuno può provare a coronare i propri positivi obiettivi”.

Riguardo alla città, secondo Giovanni c’è molto più di buono di quello che appare, o si dice. “Napoli ieri in Piazza del Gesù (dove si sono svolti i funerali del giovane musicista ucciso – ndr) ha dimostrato una grande reazione positiva, ha dimostrato che non si può chiudere gli occhi e pensare che non sia accaduto niente”.

Cristina, diplomata al liceo musicale e in una scuola di recitazione, anche lei aspirante attrice del musical, è anche lei dell’avviso che non vi siano collegamenti tra serie tv e realtà: “Ho visto Gomorra e Mare Fuori – dice netta – e non ho mai ammazzato nessuno o messo le mani addosso.

I problemi non arrivano dalle serie tv, ma molto spesso dai problemi della famiglia in cui si cresce e per questo bisogna aiutare i ragazzi da un punto di vista sociale, della scuola. Solo così i ragazzi non prendono o’ fierro, come dicono nelle serie, ma si impegnano in cose più vere per crescere bene”.


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