Un frame del video con gli aggressori ripresi dalle telecamere dell'albergo
Due ergastoli con isolamento diurno per 20 giorni e due condanne a 22 anni di reclusione: è la sentenza della Corte d’assise di Rimini che nel pomeriggio ha chiuso il processo di primo grado per l’omicidio di Antonino Di Dato.
I giudici popolari, presieduti dal togato Fiorella Casadei, hanno condannato Ivan Dumbobic, croato 44enne difeso dall’avvocato Antonio Pelusi che picchiò Di Dato con una mazza di legno e il latitante bosniaco Azim Samardzic, difeso dall’avvocato Stefano Caroli, che lo colpì quando era già caduto a terra sanguinante, all’ergastolo e all’isolamento diurno per 20 giorni.
Condannati poi Bruno Francesco Cacchiullo, 54 anni difeso dagli avvocati Anna Salvatore e Luca Donelli, a 22 anni e otto mesi di reclusione e Costantino Lomonaco, 37 anni, difeso dagli avvocati Francesco Pisciotti e Roberto Brancaleoni, anch’egli a 22 anni.
Il pestaggio Di Dato sarebbe avvenuto per un debito di 7.500 euro e una pistola sparita ma sull’intera vicenda ci fu all’epoca dell’indagine anche il sospetto della criminalità organizzata e della nuova camorra perché la vittima era stata precedentemente coinvolta in un’indagine dei carabinieri e della Dda Bologna.
Di Dato, originario nel Napoletano, 45 anni fu picchiato violentemente e morì dopo nove giorni di agonia, il 12 novembre del 2021.
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