Giulia Tramontano, l’assassino: “L’ho uccisa per non farla soffrire”

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Secondo la Procura di Milano Alessandro Impagnatiello potrebbe fare del male anche all’amante, la 23enne di origini inglesi con cui ha avuto una relazione parallela a quella con Giulia Tramontano.

Ne “e’ prova – si legge nel decreto di fermo del 30enne – il grave timore dell’amante che, conoscendolo e temendo di subire la medesima sorte di Giulia, non gli ha aperto la porta e ha parlato con lui soltanto dal balcone”.

Il barman dell’Armani bamboo bar, da oggi sospeso, e’ accusato di omicidio pluriaggravato volontario, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale nei confronti della compagna, Incinta di sette mesi.



    Impagnatiello: ‘ho gettato il corpo di Giulia dopo giorni’

    Alessandro Impagnatiello avrebbe tenuto nascosto il corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta uccisa sabato sera, stando alla sua versione, prima in un “box”, dove ha tentato di bruciarlo con della benzina, poi in una “cantina” e infine nel “bagagliaio” della sua auto “fino alla notte di mercoledì quando decido di gettarlo, intorno alle ore 2.30 del mercoledì in quel posto che già conoscevo dove poi è stato rivenuto”, la scorsa notte.

    Lo si legge nel verbale della confessione del 30enne, su cui, però, inquirenti e investigatori dovranno fare approfondimenti e su multi aspetti, compresa questa dinamica da lui raccontata dell’occultamento del cadavere.

    Alessandro Impagnatiello “ha dimostrato di essere in grado di mentire ripetutamente e di cambiare piu’ volte versione dei fatti sia con l’amante che con i Carabinieri. Tale spiccata tendenza manipolatrice evidenzia gia’ prima facie una pericolosita’ sociale dell’indagato”.

    Lo afferma la pm Alessia Menegazzo, coordinata dall’aggiunta Letizia Mannella, nel decreto di fermo del 30enne accusato dell’omicidio pluriaggravato della compagna Giulia Tramontano, Incinta di sette mesi.

    Alessandro Impagnatiello “voleva liberarsi a tutti i costi” di Giulia

    Non è bastato che tra quelle due donne, “maltrattate psicologicamente” da lui allo stesso modo e fino a qualche giorno fa ignare di essere legate allo stesso uomo, si fosse creata una “solidarietà”, una “unione”, tanto che l’una aveva offerto riparo all’altra.

    Alessandro Impagnatiello “voleva liberarsi a tutti i costi”, secondo i pm, di Giulia Tramontano, la compagna incinta di 7 mesi, e lo ha fatto “accanendosi” anche sul corpo, tentando di bruciarlo due volte. E si è presentato pure a casa dell’altra, che per fortuna non ha aperto la porta.

    Per la pm, titolare delle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano e della compagnia di Rho, Impagnatiello, “ha invero agito con estrema crudelta’ e premeditazione, cagionando la morte della propria compagna, nonche’ del proprio figlio che ella portava in grembo, e cercando successivamente di liberarsi del cadavere”.

    In particolare, “l’uomo – secondo l’ipotesi accusatoria – ha dapprima attinto il corpo della compagna con coltellate, per poi tentare di eliminare il corpo della donna, bruciandolo dapprima nella vasca da bagno, senza tuttavia riuscirvi, e successivamente all’interno del box auto.

    Infine, l’uomo ha provveduto a disfarsi dei resti del cadavere, abbandonando il corpo esanime della donna dietro il box auto nr. 23 sito in via Monte Rosa a Senago (di fronte al numero civico 2/C)”.

    Alessandro Impagnatiello: “l’ho colpita per non farla soffrire”

    “Ammette di aver commesso l’omicidio di Tramontano Giulia? Lo ammetto”. Inizia cosi’ il verbale di interrogatorio di Alessandro Impagnatiello. Sull’aggressione alla ragazza, Impagnatiello ha fornito la seguente versione, non ritenuta credibile dagli inquirenti secondo i quali l’omicidio e’ stato premeditato.

    “Lei si era inferta gia’ qualche colpo all’altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto anche io tre o quattro colpi all’altezza del collo. Il coltello e’ caduto a terra davanti al divano, lei era stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi”.

    Sui momenti immediatamente successivi Impagnatiello ha detto essere stato “confuso e annebbiato”. “Ho portato – ha spiegato alla pm Alessia Menegazzo e ai carabinieri della Omicidi – il suo corpo in bagno trascinandolo e l’ho messo nella vasca da bagno e li mi sono reso conto che l’avevo uccisa e ho costatato che era ormai priva di vita. A quel punto volevo in qualche modo liberarmi del corpo”. 

    L’altra donna ‘gli chiesi che fine aveva fatto Giulia’

    Da circa un anno aveva iniziato una relazione, durata fino a poche settimane fa, con Alessandro Impagnatiello. Lui bartender, lei cameriera di origine inglese poco più che ventenne, lavoravano entrambi all’Armani Bamboo Bar di Milano.

    Sbagliato, però, definirla l’amante di Impagnatiello, visto che né lei, né Giulia, erano al corrente della doppia vita del bartender. L’altra fidanzata di Impagnatiello ha infatti fornito la sua versione dei fatti ai carabinieri nella notte fra lunedì e martedì. “Con Giulia ci siamo parlate e confidate” e trovate d’accordo sul fatto che “ci avesse mentito a entrambe”.

    Insospettita dalle bugie del fidanzato, aveva deciso di contattare Giulia, dove aver visto durante un viaggio delle foto che lo ritraevano con una ragazza incinta. Le due si erano incontrate e avevano chiesto senza successo anche a Impagnatiello di raggiungerle per un confronto chiarificatore.

    La ragazza di fatto è stata l’ultima a parlare con Giulia e la prima ad allarmarsi, visto che dopo il loro incontro “stava scrivendo messaggi in maniera diversa da quanto aveva fatto in precedenza”. Non solo.

    Quella sera dal telefono di Giulia le erano arrivati whatsapp con scritto “ti ho mentito, lasciami in pace”, falsificati da Impagnatiello, dopo che le due si erano confrontate sui “maltrattamenti psicologi” dell’uomo arrivando a solidarizzare a tal punto che la cameriera propose alla vittima di andare a dormire da lei in caso di problemi.

    Preoccupata, la ragazza aveva provato a contattare Alessandro che aveva però risposto in maniera evasiva, presentandosi poi sotto il suo monolocale e continuando a sostenere che Giulia aveva “problemi psichiatrici”.

    Proprio in quel momento, inoltre, notò che dallo zaino di Alessandro fuoriuscivano dei guanti di lattice color azzurro. Il successivo lunedì, ultimo incontro tra la cameriera e il bartender, Impagnatiello aveva risposto in modo “strano” e “arrampicandosi sugli specchi”.

    La relazione tra la cameriera e Alessandra era durata fino a poche settimane fa. Lei stessa ha raccontato di aver ospitato in passato Alessandro nel suo monolocale dove viveva in affitto nella periferia milanese e di essere rimasta incinta ma di aver abortito “di comune accordo con lui”.

    Un testimone: “Impagnatiello litigava con amante e diceva ti amo”

    La notte prima dell’omicidio “ho visto loro due qua fuori, la macchina era parcheggiata sul passo carraio, era con la porta aperta e lui cercava di calmarla. Lei diceva ‘calmati, parliamo’, era la prima volta che li vedevo insieme”.

    A dirlo e’ il panettiere vicino al domicilio della ragazza italo inglese, la 23enne amante di Alessandro Impagnatiello, il 30enne che ha confessato l’omicidio della compagna incinta di 7 mesi, Giulia Tramontano.

    Secondo quanto emerso dal panettiere, la discussione tra i due giovani sarebbe accaduta nella notte tra venerdi’ e sabato “piu’ o meno alle due”, ha specificato il panettiere, testimone del litigio, aggiungendo che “il tutto e’ durato almeno un’ora”.

    “Lei e’ rientrata in casa, quando mi hanno visto hanno cercato di abbassare i toni della voce”, ha anche detto. “Lei era abbastanza arrabbiata, lui voleva chiamarla e le diceva ‘io ti voglio bene, ti amo’, ma lei non ha risposto” ha concluso il panettiere.



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