Mergellina, i familiari di Checco: “Lo hanno ucciso senza motivo”

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“Me l’hanno ucciso senza nessun motivo. Ma quale camorra, quale lite? Era un bravissimo ragazzo che stava lontano dai guai e non faceva male a una mosca. Stava imparando a fare il pizzaiolo e progettava di aprire una rosticceria insieme alla sorella: un sogno infranto”.

Non riesce a darsi pace Monica d’Angelo, la donna che ha cresciuto Francesco Pio Maimone, il ragazzo ucciso la scorsa notte a Mergellina. Gli investigatori della squadra mobile di Napoli sono sulle tracce di chi ha fatto fuoco, al termine di una lite tra giovanissimi nata per una scarpa sporcata.

Il 18enne di Pianura era in compagnia di amici e si è trovato sulla traiettoria dei colpi. Uno lo ha centrato al torace, uccidendolo sul colpo. Nessuno rapporto con la criminalità ne con baby gang ma solo un giovane che pensava a costruirsi il futuro.



    La donna, che è la seconda moglie del papà di Checco, come gli amici chiamavano la giovane vittima, ha spiegato: “Siamo sconvolti, “Checco” era un bravissimo ragazzo. Aveva finito di lavorare nella paninoteca per la quale faceva le consegna ed era uscito con
    gli amici.

    Stava mangiando le noccioline quando ha sentito gli spari. Nemmeno il
    tempo di mettersi al riparo che un proiettile lo ha colpito in petto ed è morto. Lui
    non c’entrava niente con la faida di Pianura. Era un grande lavoratore, il suo progetto era quello da aprire una rosticceria a Cappella Cangiani. Non c’è stata nessuna lite”.

    Chiede giustizia attraverso Fanpage, Emanuele Maimone, fratello maggiore di Checco: “Quanto poco valore ha la vita di un essere umano se possiamo morire così? Aveva preso da poco la patente, fino a poco tempo fa si prendeva i miei vestiti, da quando ha iniziato a guadagnare qualcosa se li è comprati da solo”.

     Il fratello Emanuele: “Nessuno me lo riporterà indietro, ma chiedo giustizia”

    Poi ha raccontato che il fratello, era sceso insieme al suo miglior amico Carlo quella sera, dopo l’ennesima nottata di lavoro. Lavorava nella pizzeria del cognato, al Vomero. A volte però faceva anche il rider, consegnando panini. Non cerca vendetta, “niente e nessuno me lo porterà indietro”, ma giustizia sì. Emanuele ripete con forza “Pio era incensurato, perché ci dobbiamo giustificare?”

     


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