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Imprenditore suicida a Marano nella falegnameria sequestrata: dolore e rabbia

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C’è sconcerto misto a rabbia a Marano per il suicidio dell’imprenditore Giovanni Cerqua di 52 anni.

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L’uomo è stato trovato privo di vita all’interno della falegnameria di sua proprietà a Marano che era stata sequestrata un mese fa dagli agenti della polizia municipale per violazioni delle norme ambientali. A ritrovare il corpo di Giovanni sono stati ieri sera i carabinieri della locale stazione allertati dalla segnalazione dei familiari, che da alcune ore non riuscivano a mettersi in contatto con lui.

Accanto al corpo, il fedele Lupin, il suo cane,  che vegliava sul suo padrone. I carabinieri hanno anche ritrovato una lettera d’addio, lunga cinque pagine, indirizzata ai familiari in cui spiega i motivi dell’estremo gesto.

ll sequestro aveva riguardato macchinari, un centinaio di contenitori di vernice, la strumentazione per la verniciatura e l’immobile. Il magistrato di turno ha disposto il sequestro della salma dell’imprenditore sui sui sarà effettuata l’autopsia.

Tanti i commenti sui social alla notizia della sua morte: “Certo sull’ambiente è necessario fare tutto il possibile , ma l’approccio , non può essere solo repressivo , e distruttivo , i necessari adeguamenti alle norme sono costosi ed a volte il piccolo imprenditore , non ha la forza di sostenerli , forse come nel caso del povero Giovanni Cerqua.

I nostri amministratori della cosa pubblica tutti intesi , potrebbero anche escogitare un piano di intervento idoneo a salvaguardare l’ambiente , la vita e l’attività dei poveri cristi , invece di lasciarli poi in balia delle acque, con l’attività sequestrata e con multe da pagare .
Non posso non essere rattristato nel leggerle tale notizie e anche arrabbiato per l’incapacità amministrativa del nostro paese”; ha scritto un conoscente.

 Nappi (Lega), interrogarsi su causa scatenante estremo gesto

Sulla vicenda è intervenuto anche Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania: “Il rispetto delle regole deve essere alla base anche di ogni attivita’ imprenditoriale. Bisogna pero’ interrogarsi e indagare a fondo sulla causa scatenante che ha portato un lavoratore, un padre di famiglia di 52 anni a compiere un gesto estremo.

La storia di Giovanni e’ purtroppo solo l’ultima di tanti imprenditori che stritolati dalla morsa asfissiante della burocrazia, dei sequestri preventivi, delle lungaggini amministrative e del mancato supporto delle istituzioni locali alle piccole e medie imprese, scivolano in una spirale di avvilimento tale da portare a togliersi la vita. Ci stringiamo alla famiglia di Giovanni, alla quale esprimiamo massima vicinanza per la perdita del proprio caro”.


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