Morto Orazio Boccia, fondatore di Arti Grafiche Boccia

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E’ morto all’età di 90 anni Orazio Boccia, fondatore della Arti Grafiche Boccia. “Sono nato il 26 novembre del 1932.

Mio padre Vincenzo morì di tetano nel febbraio del ’44. Degli anni precedenti al ’40 ricordo poco” scrisse di sè, Cavaliere del Lavoro, per la rivista della Federazione dei Cavalieri.

“All’epoca della grande depressione, Salerno aveva trentamila abitanti. Nel dopoguerra si sarebbe estesa. Allora era più piccola, oltre che più povera. Secondogenito e unico maschio di cinque figli, fin da piccolo ho imparato l’arte del digiuno”.



    Poi la morte del padre, l’orfanotrofio a Salerno, una vita in salita. Da qui il percorso avviato nel 1944 con la passione per il lavoro di tipografo, dal mestiere di compositore a mano ad arrivare a fondare nel 1961 l’azienda salernitana, cresciuta anche all’estero con la presenza in Francia, Regno Unito e Stati Uniti, considerata innovativa e competitiva, tra le principali in Italia ed in Europa nel settore della stampa professionale.

    Il figlio, Vincenzo, past president di Confindustria, si rivolse direttamente a lui durante il suo primo intervento da leader degli industriali: “Un grazie affettuoso a mio padre” disse, neoeletto, all’assemblea di Confindustria del maggio 2016: “L’emozione più grande è vederti seduto in platea, davanti a me, e pensare da dove sei partito”.

    Un tributo a quanto Orazio “il tipografo” ha costruito in una vita di lavoro partendo dal nulla: la sua è stata la “Storia di uno scugnizzo”, titolo del libro dei giornalisti Bruno Bisogni e Roberto Race che ne racconta la vita.

    Degli anni dell’infanzia, quando era ancora vivo il padre, Orazio Boccia ricordava (ancora scrivendo per la rivista dei Cavalieri del Lavoro, Civiltà del Lavoro): “Ero un bambino di undici anni, ma fiero di alzarmi con lui alle quattro di mattina per andare col nostro carrettino al mercato dove comprare quello che avremmo rivenduto poche ore dopo.

    Non era una vita facile, ma a distanza di tanto tempo ricordo quelle poche settimane come un sogno, un’avventura, la speranza che tutto potesse riprendere con maggiore fortuna di quella che c’era toccata prima della guerra”. Poi la malattia del padre: “Poco prima di lasciarci si raccomandò: ora sei tu l’unico maschio, il capofamiglia”. E’ stato nominato Cavalier del Lavoro a maggio del 2008.


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